Avvenire di Calabria

Al via il viaggio di papa Francesco in Mongolia, è il primo Pontefice a recarsi nel paese asiatico

Il Papa in Mongolia, la Chiesa in uscita e il Continente asiatico

"Sperare Insieme" è il motto di questa visita, che è sia pastorale che visita di stato del Santo Padre

di Redazione Web

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Al via il viaggio di papa Francesco in Mongolia, è il primo Pontefice a recarsi nel paese asiatico. "Sperare Insieme" è il motto di questa visita, che è sia pastorale che visita di stato. Anche la prossima GMG sarà nell'Estremo Oriente, in Corea del Sud.

Francesco in Mongolia, la prima volta di un Papa

Il silenzio di un cielo azzurro e nuvole bianche ha dato il benvenuto a papa Francesco al suo arrivo a Ulan Bator, capitale dello sterminato Paese delle steppe. Appena sceso al Cengis Khan International Airport, una donna con il tradizionale abito deel ha offerto una tazza di yogurt secco di yak al primo Pontefice a mettere piede in Mongolia.

Non ci sono discorsi, solo la Guardia d’Onore con i militari nella divisa con i colori della bandiera nazionale e gli onori della ministra degli Esteri, Batmunkh Battsetseg. Non ci sono folle né cartelli nella strada che porta il Papa dall’aeroporto alla capitale. Ai lati corrono distese di praterie puntellate di bianche ger – le tende-abitazioni tipiche dei popoli nomadi – più in là Ulan Bator è nella tenaglia di un traffico caotico tra cantieri, palazzoni in stile sovietico e ciminiere.


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«È andare a un popolo piccolo in una terra grande – ha detto papa Francesco sul volo verso Ulan Bator – La Mongolia sembra non finire e gli abitanti sono pochi. Un popolo piccolo ma di grande cultura. Credo che ci farà bene capire questo silenzio così grande – ha affermato – Ci aiuta a capire cosa significa non con l’intelligenza ma con i sensi la Mongolia».

Poi ha fatto riferimento al poema sinfonico "Nelle steppe dell'Asia centrale" del compositore russo Aleksandr Porfir'evič Borodin: «Mi permetto di dire anche che farà bene ascoltare la musica di Borodin che è stata capace di descrivere cosa significa la vastità della Mongolia».

"Invio i miei migliori auguri a sua Eccellenza e al popolo cinese mentre attraverso lo spazio aereo del suo Paese, in rotta verso la Mongolia. Assicurandovi le mie preghiere per il benessere della Nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell'unità e della pace". Così Papa Francesco nel telegramma a Xi Jinping, presidente della Repubblica della Cina, a bordo dell'aereo che lo ha portato in Mongolia per il suo 43esimo viaggio apostolico internazionale. 

La risposta di Pechino

La risposta di Pechino non si è fatta attendere. La Cina ha dichiarato che sta cercando di "rafforzare la fiducia reciproca" con il Vaticano. "La Cina è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione, rafforzare la fiducia reciproca", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, nel suo briefing con la stampa, aggiungendo che Pechino "promuoverà il processo di miglioramento delle relazioni tra i due Paesi".


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“Siamo molto felici della visita di Papa Francesco in Mongolia. Aifo è presente nel Paese da 32 anni e siamo davvero orgogliosi del lavoro svolto perché dimostra come i modelli e i programmi che adottiamo e realizziamo sono in grado di portare risultati concreti non solo nei confronti dei nostri protagonisti – non vogliamo chiamarli beneficiari – ma anche a livello governativo e della società civile. Per affrontare la disabilità, anche in Mongolia, siamo partiti dal valorizzare la dignità delle persone assicurando lavoro, autonomia, salute, educazione. Sono trascorsi oltre 30 anni e possiamo affermare di aver concretamente contribuito a rendere la Mongolia un Paese inclusivo”. Lo dichiara il presidente dell’Aifo, Antonio Lissoni, in occasione del viaggio apostolico del Papa in Mongolia.

I motivi del viaggio

La sua visita era stata annunciata diverse volte da Francesco, dopo che il quarantottenne cardinale Giorgio Marengo, missionario della Consolata e prefetto della capitale della Mongolia Ulan Bator – subito dopo il Concistoro dell’agosto 2022 – aveva reso noto di aver invitato papa Francesco a visitare il Paese delle steppe, dove è radicata una piccola comunità cattolica. Un desiderio quindi che si è affermato nel tempo e che lo ha spinto nuovamente a percorrere le rotte del quadrante orientale, dopo il Kazakistan nel settembre del 2022.


PER APPROFONDIRE: L’eredità della Gmg di Lisbona: la pastorale delle relazioni aumentate


E una delle motivazioni principali, l’ha descritta lo stesso giovane cardinale: «L’importanza è evidente, vuol dire che il Papa ha una attenzione particolare a quest’area del mondo e crede molto nella capacità dei popoli dell’Asia di convivere pacificamente, di trovare soluzioni non violente e sagge anche ai conflitti» aveva affermato il cardinale Marengo in un incontro con i giornalisti prima dell’ultimo Concistoro.

«L’Asia – aveva continuato il cardinale missionario in Mongolia dal 2003 – è la culla delle grandi religioni del mondo, perciò il tema del dialogo interreligioso, della convivenza pacifica, dell’aiuto reciproco tra esponenti di varie fedi è una realtà di tutti i giorni. È prima una realtà che una teoria, e quindi questo può dire molto alla Chiesa e al mondo».

Dunque certamente questo è il motivo di un viaggio che mette al centro uno dei temi ricorrenti del magistero di papa Francesco: che le religioni possono e devono aiutare l’umanità alla convivenza, alla pace e alla cura per il creato e sarà al centro dell’incontro ecumenico e interreligioso del 3 settembre nella capitale in mezzo alle steppe. Soprattutto oggi nel mondo riarso dalle guerre in corso. L’altro evidente motivo è dettato dal voler incontrare una piccola realtà ecclesiale la cui presenza è una risorsa per tutti.

Un viaggio tra le grandi steppe e le piccole Ger, le tipiche tende con le colonne di legno e le pareti in feltro, simbolo della vita nomade della popolazione. Popolazione “appassionata”, “pacifica”, con “una vocazione al multilateralismo” e alla cura dell’ambiente dopo il pericoloso smottamento minerario del suolo.

Una popolazione della quale lo 0,02% si professa cattolica, appartenente ad un “piccolo gregge” rinato dopo il crollo del comunismo nel 1992. Così il direttore della Sala Stampa, Matteo Bruni, ha tratteggiato il pellegrinaggio di Francesco in Mongolia, in programma dal 31 agosto al 4 settembre, con un'unica tappa nella capitale Ulanbaatar.

Si tratta del 43.mo viaggio apostolico del Pontefice argentino, il 61.mo del pontificato, il primo di un Papa in questa cerniera asiatica stretta tra Russia e Cina.

Anche la GMG sarà in Estremo Oriente

Seoul, Corea del Sud, 2027. Dopo quasi trent’anni da quella nelle Filippine (1995), sarà di nuovo un Paese asiatico ad ospitare la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. L’annuncio - sempre tanto atteso - è stato dato, come tradizione, dal Papa questa mattina, 6 agosto, all’Angelus nel Paraque Tejo di Lisbona, come atto conclusivo della intensa Gmg in Portogallo. Dopo la recita della preghiera mariana, Papa Francesco ha detto: «E alla fine c’è un momento che tutti aspettate: l’annuncio della prossima tappa del cammino… La prossima Giornata Mondiale della Gioventù avrà luogo in Asia: sarà nella Corea del Sud, a Seoul».

Dalla frontiera occidentale all'estremo Oriente

Parole salutate da un fragoroso applauso, soprattutto da parte dei pellegrini sud coreani già sistemati dalla mattina sopra il palco della Messa papale, che all’annuncio sono esplosi in una manifestazione di gioia saltellando sul palco e agitando bandiere e striscioni. Poco dopo sono stati raggiunti anche dai vescovi. Il Papa ha aggiunto: «Così, nel 2027, dalla frontiera occidentale dell’Europa ci si sposterà in estremo Oriente. Questo è un bel segno dell’universalità della Chiesa e del sogno di unità di cui tutti voi siete testimoni».

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