Avvenire di Calabria

Il nostro viaggio nelle istituzioni scolastiche del territorio fa tappa questa volta all'Istituto comprensivo Giovanni XXIII

Villa San Giovanni, a scuola di accoglienza

La dirigente Marino: «Gli ultimi anni segnati dalla pandemia ci hanno consentito di riprogrammare la nostra azione educativa»

di Francesco Chindemi

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È una presenza importante, al pari di altre istituzioni del territorio. L’Istituto comprensivo Giovanni XXIII di Villa San Giovanni è un punto di riferimento per la cittadina tirrenica che è anche snodo fondamentale dei collegamenti per la Sicilia. Oltre al plesso principale che si affaccia sulla centralissima piazza Valsesia, cuore della comunità villese, ci sono ben altri nove edifici scolastici collocati a «presidio educativo» nei diversi quartieri della città.

Quattro scuole dell’infanzia, quattro scuole primarie (Acciarello, Villa centro, Pezzo, Ferrito e Cannitello) e le due scuole secondarie, ospitate nei plessi “Caminiti” e di Cannitello. L'Istituto comprensivo Giovanni XXIII di Villa San Giovanni è una vera e propria comunità nella comunità. Fondamentale il lavoro di una governance attenta alle esigenze di una vasta popolazione scolastica, all’interno della quale bisogna tener conto, innanzitutto, delle esigenze dei principali protagonisti: bambini e ragazzi.


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Non è un compito certamente facile, ma la macchina organizzativa messa in piedi negli ultimi anni dalla dirigente Teresa Marino è stata in grado di produrre risposte significative ai bisogni non solo educativi, ma anche del territorio, nonostante il periodo pesantemente condizionato dalla pandemia.

«Questi ultimi tre anni, sono stati per noi un’occasione preziosa per riflettere e dare nuova linfa alla nostra azione», spiega Marino, nell’accoglierci nell’Istituto da lei diretto. Inizia il nostro piccolo viaggio all’interno di quella che, a ragione, può essere definita una comunità «educante», viva, partecipe di quanto accade sul territorio e, allo stesso tempo, parte attiva. Del resto, oltre alla famiglia, è proprio la scuola a offrire le basi per formare il buon cittadino. Un compito che diventa ancora più oneroso e impegnativo, in una realtà in cui l’Istituzione scolastica è parte integrante del tessuto culturale e sociale, come nel caso dell’Istituto comprensivo villese.

Villa San Giovanni, una scuola aperta al territorio

L’azione educativa del resto, precisa ancora la dirigente, «va oltre le aule scolastiche». Il rapporto Scuola-famiglia-territorio diventa così elemento essenziale di una vera e propria “alleanza educativa”, volta a formare, non solo attraverso l’istruzione tradizionale, persone responsabili e attente. «È quanto fa proprio questa scuola», afferma Valeria Versaci, giovane mamma di due bambini che frequentano l’Istituto. Il clima sereno che si respira tra i corridoi, le aule e i laboratori dei plessi da noi visitati è emblema di questo modo di interpretare il ruolo della scuola.

Entriamo in una classe quinta. La prima cosa che ci colpisce è la scioltezza con cui Delia ed Ernesto, col supporto di Pc e Lavagna interattiva multimediale, spiegano ai loro compagni gli ultimi lavori svolti. Un modo di condividere quanto studiato e fatto e, allo stesso tempo, crescere insieme, in armonia.

Lo stesso clima lo ritroviamo anche nel laboratorio d’arte della stessa scuola primaria, dove gli alunni si cimentano con diverse tecniche, ispirandosi ai più importanti artisti della storia. Il laboratorio è ospitato in un’ala del plesso centrale «rimasta inaccessibile per tanti anni», ci spiega ancora la dirigente. I locali sono stati da poco recuperati e restituiti agli alunni, i quali hanno contribuito con la loro creatività a renderli ancora più belli e accoglienti.


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Ritroviamo gli stessi colori nel plesso “Caminiti” della scuola secondaria di Villa San Giovanni, dove tra l’altro ha sede uno dei “gioielli” della scuola: l’Atelier creativo, in cui tradizione e innovazione diventano un tutt’uno. Tra le storie che ci vengo raccontate, non mancano quelle legate all’accoglienza e alla solidarietà. La scuola, già sensibile al tema dell’inclusività (è polo territoriale), «si è aperta da poco ad un’altra esperienza di grande impatto emotivo: accogliendo - ancora la dirigente - bambini e ragazzi provenienti dall’Ucraina, in fuga dalla guerra».

Tra essi, incontriamo Giulia. È felice dell’accoglienza ricevuta. Conosce a malapena qualche parola in italiano, insegnatale dai suoi nuovi compagni. Anna è una di essi. «Siamo felici che Giulia si trovi bene con noi, ma speriamo che il suo Paese, possa ritrovare presto la pace»

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