Al Reggio Calabria l'incontro con Rosy Russo fondatrice di "Parole O_Stili"
«Virtuale è reale» spiega Rosy Russo. È il primo punto del “Manifesto della comunicazione non ostile” ideato dalla fondatrice dell’associazione “Parole O_Stili”, ospite del Seminario diocesano per un incontro dedicato al mondo giovanile.
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Proprio per essere vicini a questi ultimi, ben prima del boom digitale della Pandemia, circa trecento professionisti della comunicazione, si sono riuniti a Trieste nel 2016 attorno a quel primo nucleo di idee che voleva promuovere un linguaggio consapevole. Ribadendo che come nella vita di ogni giorno in strada «l’ostilità in Rete ha conseguenze concrete, gravi e permanenti nella vita delle persone».
I punti chiave del manifesto
Una carta fatta di dieci principi semplici e chiari che mirano a promuovere una consapevolezza diffusa delle responsabilità individuali, per rendere il virtuale un luogo accogliente e sicuro per tutti. La «Rete è bella» dice aprendo il suo intervento Rosy Russo. È qui che i ragazzi oggi si ritrovano, si raccontano nelle loro emozioni più profonde, in un virtuale che è reale come in «una bolla unica».
Perché i social «non sono più solo uno strumento ma una cultura da abitare». Dal muretto in piazza la comunità del futuro si è spostata su Internet. Dati alla mano è «una realtà di fatto, in cui tutti passiamo diverse ore al giorno. Le nuove generazioni ancora di più. Lì succedono delle cose e noi adulti siamo chiamati ad avere la responsabilità di conoscere dove stanno i ragazzi. Soprattutto di accompagnarli come in altre situazioni della vita» dice la Russo.
Perché è importante per gli adulti conoscere i social
Da qui l’impegno costante in questi anni soprattutto nelle scuole da parte dell’associazione che attraverso la realizzazione di incontri e la produzione di apposito materiale, affronta temi come il cyberbullismo o il bodyshaming. Ma anche la privacy e l’hate speach. Tematiche che purtroppo spesso non trovano risposte negli adulti che ne sanno molto poco.
«Invece trovare il tempo di essere consapevoli per sapere cosa i ragazzi già vivono online è fondamentale». I giovani hanno bisogno di interlocutori capaci di accompagnarli. Cambiano i tempi, ma non le esigenze del cuore che spesso oggi restano incomprese da un mondo adulto e arroccato nella sua poca voglia di mettersi in gioco. Da qui l’appello della fondatrice di “Parole O_Stili” a «conoscere» perché non saperne abbastanza o nulla «un po’ ci fa perdere nel ruolo di punti di riferimento» e allo stesso tempo «ci allontana, perché non riusciamo a capire tante loro situazioni nella vita».
E la Chiesa che ruolo ha nel virtuale?
Il pensiero è subito rivolto alle parole di papa Francesco che da tempo chiede di «uscire». Forse proprio la Rete è il nuovo territorio in cui confrontarsi. «Credo sia arrivato il momento che anche nella Chiesa ci sia una maggiore consapevolezza rispetto a queste tematiche. I sacerdoti, le religiose, gli educatori. Tutti coloro che hanno a che fare con i giovani, devono capire che questa realtà è imprescindibile dal rapporto con i ragazzi. Non possiamo pretendere di portarli nelle nostre chiese, nei nostri oratori, se non riusciamo ad avere il loro linguaggio che è certamente legato a questo tipo di esperienza».
Certo «portarli anche fuori» perché non è bene vivere solo online, ma per riuscire a proporlo bisognare prima conoscere la Rete. «C’è sicuramente da rimboccarsi le maniche, da studiare, perché siamo tutti un po’ boomer. Ma è bello perché a volte anche solo con una battuta su quello che è accaduto sui social il giorno prima», o scambiandosi due parole su Instagram e TikTok, ci si apre ad un confronto comune, accorciando le distanze della comunicazione.
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«Una esigenza che risponde proprio all’amore che abbiamo nei loro confronti, da un lato. Dall’altro, se vogliamo portare la bellezza della Parola dell’essere cristiani, dobbiamo trovare i termini giusti, gli ambiti adatti per farlo. E sicuramente il digitale in questo momento può essere un luogo dove tutto ciò può accadere» chiosa Rosy Russo. Ne è convinto anche l’arcivescovo Fortunato Morrone che in occasione dell’incontro ha firmato il Manifesto, invitando tutti a una riflessione concreta sul modo di comunicare con i ragazzi.