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«Lungo la statale 106, la strada più nota e frequentata dalle nostre parti, spesso si infrangono sogni e speranze». Sono parole cariche di dolore quelle di monsignor Francesco Oliva. Il vescovo della diocesi di Locri - Gerace ha officiato, oggi nella chiesa di Santa Maria delal Pietà di San Lica, i funerali delle quattro vittime della tragedia dell'Epifania, consumata - come lo stesso presule ha rimarcato - proprio «sulla strada più nota e frequentata dalle nostre parti».
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«Preghiamo e affidiamo alla misericordia del Padre celeste Teresa Giorgi, mamma di due bambini, Elisa Pelle, mamma di una bambina di 7 mesi, Antonella Romeo e Domenico Romeo, tutti giovanissimi e parenti fra loro. Sono le ultime vittime della SS 106, che hanno perso la vita tragicamente proprio nel giorno dell’Epifania. Erano su strada dopo aver compiuto un bel gesto di misericordia, essendo andati a far visita a loro parenti in carcere», ha esordito nella sua omelia il vescovo di Locri-Gerace.
«Le strade, dopo la casa - ha detto ancora Oliva - sono i luoghi dove si svolge gran parte del nostro tempo. Quando le strade non sono agevoli e sicure, viene meno anche la voglia di investire risorse nei territori, di crearvi lavoro e attività produttive. E le comunità s’impoveriscono sempre più».
«Le nostre autorità civili - ancora il vescovo - sanno quanto questa nostra comunità della Locride soffra questa situazione, che la fa essere una periferia, abitata da cittadini cui non sono riconosciuti gli stessi diritti di altre aree geografiche».
«Di fronte alla morte di Terese, Elisa, Antonella e Domenico abbiamo bisogno di ritrovare speranza», ha detto ancora monsignor Oliva.
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«Un’ultima parola - ha proseguito Oliva - vorrei dire a voi familiari e amici di Teresa, Elisa, Antonella e Domenico. Vi siamo vicini con la preghiera. Non c’è altro modo per alleviare la vostra sofferenza. Ma non chiudetevi nel vostro dolore. Sappiamo quanto la vita vi ha percosso, ma non smettete di sperare. I vostri cari defunti vi chiedono che il peso della loro morte non tolga in voi la speranza e non faccia morire anche voi anzitempo. Al contrario il loro ricordo deve spingervi ad amare ancora di più, a comprendere le sofferenze e le angosce degli altri e a portarle con loro, a rinnovare la fede in Dio e la speranza nella vita».
«L’amore vince tutte le separazioni causate dalla morte: la vittoria non è evitare le sofferenze, ma trasformarle in una conoscenza più profonda dell’amore di Dio per noi», ha concluso il presule.
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