Oltre 500 finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, insieme al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata ed ai colleghi dei rispettivi Comandi Provinciali, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno dato corso, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Messina, Palermo, Trapani, Agrigento, Benevento, Avellino, Milano, Alessandria, Brescia, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma, all’esecuzione dell’“Ordinanza di applicazione di misura cautelare” emessa dal Gip. del Tribunale di Reggio Calabria – Dr. Filippo Aragona – su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Dr. Gianluca Gelso - con la quale sono stati disposti provvedimenti cautelari:
• personali, nei confronti di 63 persone – imprenditori e pubblici ufficiali - ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche - aggravate dall’agevolazione mafiosa - nonché abuso d’ufficio e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio
• reali - su un patrimonio complessivamente quantificato in oltre 103 milioni di euro costituito dall’intero patrimonio aziendale di 36 imprese/società, nonché dalle disponibilità finanziarie (rapporti bancari/finanziari/assicurativi e partecipazioni societarie) di 45 indagati.
In tale contesto, la citata A.G. ha disposto, altresì, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente fino alla concorrenza complessiva di circa 9,5 milioni di euro su beni mobili, immobili, quote e azioni di società, rapporti bancari/ finanziari/ assicurativi, intestati a 7 indagati.
L’operazione in rassegna - denominata “Waterfront” - costituisce l’epilogo delle complesse indagini condotte dal Gico del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, unitamente al Servizio Centrale Ico, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 57 imprenditori facenti parte, a vario titolo, di un illecito cartello composto da molteplici imprese, capace di aggiudicarsi - attraverso turbative d’asta aggravate dall’agevolazione mafiosa - almeno 22 gare ad evidenza pubblica, in sistematica frode ai danni della Regione Calabria e della Comunità Europea.
Le gare turbate e investigate dai militari del Gico, bandite tra il 2007 e il 2016 dalle stazioni appaltanti dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, nonché dalla Suap (Stazione Unica Appaltante) di Reggio Calabria, hanno riguardato appalti per un valore complessivo superiore a 100 milioni di euro.
Nel dettaglio, le indagini - corroborate da consulenze tecniche all’uopo disposte dalla DDA - hanno accertato:
a. la turbativa di nr. 15 gare d’appalto – tra il 2014 e il 2016 – indette per la realizzazione di grandi opere pubbliche nei comuni di Polistena, Rizziconi, Gioia Tauro, Gerace, Reggio Calabria, Santo Stefano in Aspromonte, Maropati, Grotteria, Galatro, San Giorgio Morgeto, Siderno, per un valore di oltre 58 milioni di euro. Al riguardo, è stato individuato un illecito cartello costituito da 43 imprese aventi sede in diverse regioni - articolato in cordate (calabrese, romana, toscana, siciliana e campana) - che hanno partecipato - a vario titolo - ai pubblici incanti investigati, determinandone indebitamente l’esito, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate, garantendo, in tal modo, l’aggiudicazione degli appalti a una delle imprese del cartello. Anche laddove il richiamato cartello non fosse riuscito vincitore, venivano messe in atto manovre - sotto forma del subappalto o della procedura di nolo - al fine di controllare la gara e la conseguente esecuzione dei lavori affidata, comunque, alle imprese delle varie cordate.
b. la turbativa di nr. 7 gare d’appalto, conseguenti allo stanziamento - tra il 2007 e 2013 – di fondi comunitari per un importo complessivo di circa 42 milioni di euro, destinati alla riqualificazione delle aree urbane di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, e dei relativi lungomare, in attuazione di Progetti Integrati di Sviluppo Urbano (P.I.S.U.) previsti dal “Por Calabria Fesr 2007/2013 Asse VIII Città Obiettivo Specifico 8.1. "Città e Città ed Aree Urbane". Le predette condotte delittuose sono risultate aggravate dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta, nella sua articolazione denominata cosca “Piromalli” di Gioia Tauro che si è assicurata una rilevante “tangente ambientale”, garantendo la realizzazione dei lavori.
In questo sistema, sostenuto da un collante composito fatto di imposizione ‘ndranghetistica e collusione, lo scopo perseguito dal sodalizio criminale è stato quello di garantirsi il controllo dell’intero sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi.