Avvenire di Calabria

Il presidente della Fict, Luciano Squillaci, prova a delinare lo scenario atteso dal mondo del Terzo Settore

Welfare, non si può continuare a brancolare nel buio normativo

Luciano Squillaci

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Lo scorso novembre la Giunta Regionale ha finalmente approvato il regolamento attuativo della Legge 328 del 2000, atteso quasi 20 anni e necessario per superare, almeno sotto il profilo normativo, il gap con il resto del Paese in materia di politiche sociali.

Come è noto la Calabria è infatti fanalino di coda in gran parte delle classifiche nazionali. Ad oggi vantiamo il record, non certo positivo, della minore spesa pro capite per le politiche sociali, circa 25 euro contro la media nazionale di 110 euro. Eppure il bisogno è enorme se, come dicono i dati, l’incidenza della povertà relativa in questa regione è vicina al 36%, contro la media del 5% nazionale.

Se poi si va sul fronte dei servizi, un dato su tutti può servire a comprendere l’arretratezza della nostra regione: a fronte di un fabbisogno stabilito dal DM 18 maggio 2018 di almeno un assistente sociale ogni 5.000 abitanti, in Calabria siamo ad un rapporto 1/60.000, con la maggior parte dei Comuni sprovvisto di servizio sociale professionale. Su questi dati dovrà riflettere chi intende candidarsi alla guida della Calabria per i prossimi 5 anni. E dovrà soprattutto ripartire da quanto già fatto, da un regolamento che, per quanto certamente perfettibile, è comunque un presupposto necessario per mettere questa regione perlomeno al passo con le altre. Grazie all’approvazione del regolamento, il nuovo governo regionale avrà in mano gli strumenti per ridisegnare completamente il welfare calabrese. Un’opportunità, ma anche una sfida, che dovrà essere colta abbandonando la vecchia logica, tutta nostrana, dell’eliminazione indiscriminata di tutto ciò che è stato fatto dai chi ha preceduto. E certamente ci sarà molto da fare, a partire dall’attivazione di un processo partecipato di programmazione, a livello regionale e soprattutto di ambito comunale, con i cosiddetti piani di zona. Una programmazione finalmente integrata, sociale e sanitaria, che dovrà tenere conto dei bisogni attuali ed emergenti, e dovrà provare a dare risposte incrociando e utilizzando al meglio le diverse risorse, anche e soprattutto quelle comunitarie. Sono ancora troppi i finanziamenti europei FSE e FESR non utilizzati e peggio sprecati per una strutturale incapacità di programmare in modo adeguato e coerente con i bisogni, o più semplicemente per l’incapacità cronica della macchina burocratica ed amministrativa.

Risorse che potrebbero portare la Calabria verso una nuova era, non solo nel campo dei servizi sociali, e che invece rappresentano l’emblema della nostra vergogna. Ma la sfida più importante, in materia di politiche sociali e non solo, il nuovo governo la dovrà giocare sul fronte dell’attivazione delle comunità territoriali. Abbiamo un tessuto sociale fortemente frammentato, indebolito da decenni di logiche spartitorie del “dividi et impera”, di pseudo-politiche, di clienti e di potenti, di servi e di padroni.

Il nuovo governo, se davvero vorrà riscrivere la storia dei servizi verso i più deboli, dovrà riaccendere la fiamma della speranza e ritessere i fili della fiducia. Due elementi, fiducia e speranza, che sono al momento le vere risorse assenti nelle nostre comunità. Si tratta di ripartire dalle persone, e quindi dalle relazioni, riattivando i legami solidali tra i cittadini. Occorre restituire loro la dignità, e quindi l’orgoglio, di essere calabresi. Un lavoro che dovrà iniziare già con il percorso di programmazione teso alla definizione dei Piani di Zona.

Sarà infatti necessario accompagnare i comuni in questa attività fondamentale, rendendoli consapevoli della loro responsabilità e della necessità di condividere il percorso con tutti i cittadini. Il Terzo Settore, che con tutte le sue fragilità in Calabria rappresenta comunque una risorsa positiva, potrà essere volano sui territori e compagno di strada della Pubblica Amministrazione, nel rispetto dei reciproci ruoli, per produrre lo sforzo decisivo per aprire una nuova stagione per il welfare. Sono queste le sfide che attendono il prossimo governo regionale, che dovranno essere affrontate con coraggio, affidando un settore nevralgico come quello delle politiche sociali, a persone capaci e competenti che abbiano voglia di disegnare un futuro diverso per questa nostra regione.

* presidente Fict

Articoli Correlati