La presidente Macheda racconta la genesi della cooperativa che ha offerto lavoro e impiego ad alcuni giovani di Armo
Comunità Sant’Arsenio, dalla terra alle relazioni: «Coltiviamo amicizie vere»
Quando restare è la scommessa, l'esempio della Cooperativa reggina nata nel 2005 sulle colline di Reggio Calabria
di Davide Imeneo
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Un vero esempio di restanza. La presidente Macheda racconta la genesi della cooperativa che ha offerto lavoro e impiego ad alcuni giovani di Armo: «È un banco di prova continuo che educa a collaborare con gli altri per un progetto comune». Da quasi vent’anni l’ente opera nella collina reggina. Tante le iniziative legate a quattro diverse finalità: spirituale, educativa, agricola e ospitale.
Cooperativa Sant'Arsenio, una scommessa iniziata 19 anni fa
Fondata nel gennaio 2005 a Reggio Calabria, la Cooperativa Comunità Sant’Arsenio opera in quattro diverse dimensioni: spirituale, educativa, agricola e ospitale.
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Nella dimensione spirituale, la cooperativa prende il nome da Sant’Arsenio, un santo reggino che visse in eremitaggio intorno all’anno 800 d.C. in una grotta situata nei terreni della cooperativa stessa.
Comunità Sant'Arsenio, un cartello che indica l'attività di un laboratorio didattico
La grotta, situata a Sifurio, nei pressi di Armo, è ancora oggi intatta nella sua forma originaria. Abbiamo fatto due chiacchiere con la presidente Katia Macheda per conoscere la storia e i progetti di questa realtà virtuosa.
Cosa ha ispirato la nascita della Cooperativa Comunità Sant’Arsenio?
Se dovessi individuare un elemento-chiave direi che l’ispirazione è nata strada facendo grazie ad una forte esperienza di vita comunitaria (non è un caso che la cooperativa si chiami Comunità Sant’Arsenio) ed è proprio lo stile comunitario che diventa un elemento ricorrente delle tante attività messe in campo dal 2005 sino ad oggi.
La cooperativa viene fondata da un sacerdote, don Valerio Chiovaro, e un gruppo di una trentina di ragazzi che hanno avuto la grande fortuna di vivere uno accanto all’altro, facendo esperienze significative di confronto, crescita, lavoro, fede, amicizia.
Quando ricevi così tanto diventa incontenibile il desiderio di donarti per creare qualcosa che possa restituire ad altri, almeno in parte, il tanto bene e il così bello che tu hai sperimentato… questo desiderio era diventato una esigenza che ci accomunava e così capitava spesso di ritrovarsi insieme nei pressi della grotta di Sant’Arsenio per fantasticare su come poter rivalorizzare quel luogo, che all’epoca era tanta terra, tantissimi rovi, erbacce e allo stesso tempo luogo in cui sapevamo essersi snodata la vita di un Santo (Sant’Arsenio appunto) che lì era vissuto nell’anno ‘800.
Armo, nel terreno gestito dalla comunità: la grotta di Sant'Arsenio
E così, dopo tanti confronti con esperti e con realtà varie, si è pensato di creare una cooperativa agricola per valorizzare i terreni che lì insistevano, ma soprattutto per poter continuare a coltivare il nostro desiderio di condivisione, con una attenzione particolare all’ambiente e alla persona, ricchi dello stile di accoglienza e semplicità cui la buona gente di Armo ci aveva sempre educato.
Quali sono le principali sfide che avete affrontato in questi anni, e come le avete superate?
Gli anni iniziano ad essere tanti, siamo quasi a vent’anni dalla fondazione, e come è naturale che sia anche le sfide sono state tante; alcune di queste pur sembrando sul momento insormontabili, una volta affrontate e superate si perdono nei ricordi, quella che rimane forse più viva nella memoria è la sfida con sé stessi: far parte di una realtà come la cooperativa quando hai 18-20 anni è entusiasmante, ma allo stesso tempo è un banco di prova continuo che man mano che si cresce ti educa dapprima a collaborare con gli altri per un progetto comune, poi nel tempo a faticare, a vincere te stesso, a fidarti ed affidarti. Come si superano? Per quanto noi abbiamo potuto sperimentare, coltivando amicizie vere, sostenendosi l’un l’altro, cercando di discernere il vero bene quando ci si trova di fronte delle scelte da compiere.
Qual è la tua visione per il futuro dell’agricoltura in Calabria e come può essere valorizzata ulteriormente?
Quando parliamo di agricoltura la nostra esperienza ci porta sempre a considerare le varie sfaccettature di un’azienda agricola multifunzionale, e immaginando una visione futura mi piace pensare che si riesca ad investire maggiormente sull’agricoltura sociale, che potrebbe essere un modello efficace di sviluppo territoriale in grado di fornire opportunità di partecipazione attiva, inclusione sociale e promozione del benessere.
Infine, quale messaggio vorresti inviare ai giovani calabresi che stanno considerando di lasciare la loro terra o che sono indecisi sul ritorno?
Credo che sia molto utile fare esperienza anche oltre la propria città/regione per conoscere e cogliere quanto di meglio in Italia e all’Estero ci possa essere. Sarebbe auspicabile poter spendere poi nella propria terra quanto in un periodo più o meno lungo di formazione si è appreso, ma quando ciò non fosse possibile in ogni caso ad un giovane direi di impegnarsi per fare bene il bene, ovunque si trovi.
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