Avvenire di Calabria

L’appello giunto da 14 tra medici e scienziati, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, non è passato inosservato

A difesa della Sanità pubblica, la mobilitazione di medici e scienziati

Anche Save the Children condivide il documento declinando al diritto alla salute per i minori

di Redazione Web

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«Non possiamo fare a meno del Servizio sanitario pubblico». L’appello giunto da 14 tra medici e scienziati, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, l’epidemiologo Paolo Vineis, l’immunologo Alberto Mantovani, il farmacologo Silvio Garattini, non è passato inosservato. Anzi, entra a gamba tesa anche all'interno del dibattito in corso sull'autonomia differenziata che vede proprio nella sanità, tra i servizi che verrebbero ancor di più regionalizzati, rendendo più debole l'attuale sistema sanitario nazionale.

A difesa della Sanità pubblica, l'appello degli scienziati

A firmare il documento: Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone, Paolo Vineis. Nel documento, medici e scienziati chiedono, appunto, con urgenza un piano straordinario di finanziamento per salvare il Servizio Sanitario Nazionale. Si guarda, inoltre, con particolare preoccupazione all'autonomia differenziata, partendo però da un'analisi sull'attuale stato di salute del sistema sanitario, definito «in crisi» tra mancanza di fondi, liste d'attesa infinite e personale sanitario in fuga.


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I fondi previsti per il 2025 in proporzione al Pil nazionale - affermano gli scienziati - sono inferiori a quelli di vent'anni fa. Il Governo deve intervenire. «Dopo il Covid, esponenti e organizzazioni di tutti i livelli hanno denunciato la crisi in cui versa la sanità pubblica chiedendo importanti cambiamenti, perché è evidente che il servizio sanitario non dà più quello che dava una volta, soprattutto per quanto riguarda le visite specialistiche, la diagnostica e la piccola chirurgia».

L'autonomia differenziata preoccupa

Da Nord a Sud (in particolare), evidenziano ancora medici e scienziati, «i cittadini sono costretti a rinviare o a ricorrere al privato e alle assicurazioni. La salute così è solo di chi ha i soldi per permettersela, una profonda ingiustizia oltre che un fatto anticostituzionale.

Sotto accusa c'è soprattutto il forte sottofinanziamento della sanità pubblica, alla quale «nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil, meno di quanto (6,5%) accadeva 20 anni fa», precisano i firmatari, tra i quali compaiono anche esperti di economia e politica sanitaria come Francesco Longo dell'Università Bocconi e l'ex direttrice generale del ministero della Sanità Nerina Dirindin. In queste condizioni, aggiungono, «la spesa sanitaria non è in grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza».


PER APPROFONDIRE: Sanità in Calabria, la rinuncia alle cure è la principale emergenza


Il documento evidenzia anche gli attuali squilibri territoriali che andrebbero sanati. L'autonomia differenziata contribuirebbe a dare il colpo di grazia al sistema: «rischia di ampliare gli squilibri esistenti». Si chiedono poi interventi «in profondità sull'edilizia sanitaria» e sul personale sanitario, attraverso «la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili». Inoltre va affrontato il tema «non più procrastinabile» della continuità assistenziale tra ospedale, territorio e domicilio, così come il tema della prevenzione, la cui spesa «è da sempre al di sotto di quanto programmato».

Save the Children condivide l'appello

A condividere l'appello degli scienziati c'è anche Save the Children. L’Organizzazione sottolinea l’urgenza di intervenire, in particolare, a tutela della salute di bambine, bambini e adolescenti, che rischiano di essere i primi a pagare le conseguenze di un arretramento nei servizi fondamentali per la crescita.

Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) era di 2,57 decessi ogni mille nati vivi sul territorio nazionale, con differenze molto rilevanti a seconda delle Regioni di appartenenza e un valore che oscillava dall’1,15 per mille in Umbria al 4,16 in Calabria.

Inoltre, nonostante il crollo demografico registrato nel 2023, con solo 379mila nati, mancano all’appello sui territori ben 1400 pediatri di base, un servizio essenziale per tutti i bambini e le bambine.

La tutela della salute non riguarda solo la cura

La tutela della salute riguarda non solo la cura, ma anche la prevenzione primaria in un Paese in cui, come ricordano gli scienziati nel loro appello a difesa della sanità pubblica, si registra una delle percentuali più alte in Europa di bambini sovrappeso o obesi.


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Anche qui pesano i divari territoriali: la media nazionale è del 22,6% tra gli adolescenti, ma la percentuale oscilla tra il 12,3% in Valle d’Aosta al 31,6% in Campania, che registra il tasso più alto. Una condizione che deve essere affrontata offrendo più opportunità alle ragazze e ai ragazzi di tutto il territorio nazionale di accedere alle attività sportive, di avere palestre attrezzate nelle loro scuole, mense scolastiche che forniscano pasti sani ogni giorno.

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