Avvenire di Calabria

In laboratorio per la città, ecco come una trentenne racconta la sua vita da ricercatrice a Reggio

Agraria, uno «spin-off» al femminile per il Made in Calabria

Davide Imeneo

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Uno spin–off per valorizzare le produzioni alimentari del territorio reggino. Parte dall’Università Mediterranea, l’esperienza di Valeria Laganà, socia– fondatrice di Innovation Made in Calabria.

Ricercatrice e donna. Opportunità o limite?
Penso dipenda dagli ambiti di lavoro e da chi li coordina, il nostro laboratorio è tutto al femminile, dovremmo istituire le quote azzurre. In generale, penso non sia ancora pienamente valorizzata la potente evoluzione della donna, viviamo in un contesto che di fronte a questo fenomeno, arranca.

Perché hai scelto di restare a Reggio?
Scegliere di rimanere è il mio modo di restituire ciò che ho ricevuto. Rimanere è il mio modo di provare a creare, per qualcun altro, quello che io non ho trovato e che questo Paese non mi ha dato.

Secondo te, oggi, scegliere di fare ricerca è premiante?
Per chi sceglie di fare ricerca, la strada è lastricata di assegni di ricerca della durata di un anno per volta, di studio e lavoro che portano a risultati, al di là dei riconoscimenti. Ci sono pochi fondi ministeriali. Lo spin– off di cui faccio parte contribuisce a premiare la ricerca, trasferendo le conoscenze innovative acquisite verso il settore produttivo, creando così nuove opportunità, anche lavorative per giovani laureati.

Cosa bisognerebbe fare per invertire la tendenza?
È chiaro che in questo Paese di precario non c’è solo il mondo della ricerca e che non sarà lo Stato a finanziare l’innovazione proveniente da essa. Un’inversione di tendenza è rappresentata dalle collaborazioni tra Università e imprese, un’evoluzione di questo percorso può portare le imprese agroalimentari a finanziare le attività di ricerca. Esiste già uno strumento che incentiva questa strada ed è il Credito d’imposta Ricerca e Sviluppo, un’agevolazione fiscale concessa alle aziende.

Cosa consiglieresti a un giovane che si affaccia nel mondo dell’imprenditoria agroalimentare in Calabria?
Ad un giovane imprenditore agroalimenta- re consiglierei di non cadere nella tentazione della tuttologia e di fare rete. Che sia produzione primaria o trasformazione, oggi deve assolutamente essere collegata alle altre imprese del territorio ed affiancata da professionisti come tecnologi e agronomi. Dobbiamo capire che da soli non si va da nessuna parte.

E cosa consiglieresti, invece, a uno studente che sta valutando di iscriversi ad Agraria?
È un percorso fortemente connesso al nostro territorio. Oggi assistiamo ad un generale ritorno alla “terra” e penso che chi sceglie di studiare Agraria o Tecnologie alimentari, deve utilizzare gli anni di studio per sviluppare capacità e strumenti necessari ad un innovativo e sostenibile ritorno all’agroalimentare.

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