Avvenire di Calabria

Prosegue il viaggio dei Seminaristi reggini sui luoghi di Gesù

Al pozzo di Giacobbe per «gettare gli amori sbagliati»

Visita al pozzo dove Cristo incontrò la samaritana e alla comunità di Ain Alarik

Redazione Web

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Vi proponiamo la testimonianza diretta dei seminaristi del VI anno durante il viaggio che li condurrà a Gerusalemme. Oggi la tappa a Nablus, Sicar e nel villaggio di Ain Alarik:

Oggi abbiamo cambiato territorio: ci siamo spostati verso la Palestina. La prima sosta è stata fatta  a Nablus dove c’è il pozzo di Giacobbe. Il brano meditato in questo luogo è il quarto capitolo di Giovanni, nel quale viene raccontato il significativo incontro tra Gesù e la donna samaritana. Commentando il brano, don Salvatore ha evidenziato che un vero giudeo, ai tempi di Gesù, non poteva frequentare la Samaria per non essere contaminato. Così Gesù, da giudeo quale era, avrebbe potuto prendere un'altra strada per salire a Gerusalemme, però si rese conto che c'èra in quel momento un cuore assetato dell'Amore più grande. Monsignor Salvatore si è soffermato su tre punti: il pozzo di Giacobbe (Sicar), l'ora sesta, «Io Sono». Secondo il Rettore del Seminario, il punto forte di questo brano è il versetto 26, nel quale Gesù fa vedere alla donna che «sono io» intendendo «sono io che cerchi, sono io che cerco te». Gesù ci aspetta in un luogo preciso dove parla al nostro cuore, e quindi vien fuori la domanda: qual è il mio Sicar dove Gesù mi parla faccia a faccia?
“L'ora sesta” nella letteratura giovannea ha un sapore molto particolare e rinvia al colloquio drammatico di Gesù con Pilato. È l’ora della fatica, del dolore. In quell’orario la donna cerca un amore puro e definitivo, cerca un’acqua che dia vita, senza della quale non può vivere.
Dopo le parole di Gesù la donna abbassa le corazze, le difese e capisce che Gesù è l'uomo che può salvarla. Il pozzo di Sicar fa capire che abbiamo bisogno di un amore che ci porta alla Verità.

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