Avvenire di Calabria

È la forte denuncia del vescovo di Cassano all’Jonio, terra di ‘ndrangheta e di affari criminali

Allarme Usura, parla monsignor Savino: «Territorio vulnerabile»

Toni Mira

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«L’unico commercio che non si è fermato è quello delle sostanze stupefacenti. E questo la dice lunga sulla presenza e sulla capacità organizzativa nel nostro territorio delle organizzazioni mafiose». È la forte denuncia di don Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, terra di ‘ndrangheta e di affari criminali. Da lui arriva un chiaro allarme usura. «Sono seriamente preoccupato dal fatto che molti potranno chiedere aiuto alle organizzazioni criminali perché sono loro che hanno liquidità». Su questo fronte proprio la Diocesi con la Fondazione Antiusura “San Matteo Apostolo” è capofila delle Fondazioni Antiusura della Regione Calabria. E don Francesco si rivolge direttamente ai cittadini. «Faccio un appello molto chiaro, venite dal vescovo, andate alla Caritas, alla Fondazione, ma non andate da altri soggetti. Perché all’inizio vi sembrerà di aver risolto il problema ma poi sarete strozzati, uccisi socialmente».

Le mafie si stanno facendo avanti?
Ancor prima del Covid-19 il nostro territorio era povero, come povertà occupaziona-le, come presenza forte della ‘ndrangheta, come usura pesante, come sfruttamento degli immigrati, come prostituzione soprattutto delle donne che vengono dall’Est, come lavoro nero. Tutti fenomeni che facevano del nostro un territorio da vigilare, su cui attivare processi di emancipazione, di accompagnamento, di liberazione.

E ora?
Sono seriamente preoccupato perché il Covid- 19 ha moltiplicato queste situazioni sociali patologiche e ha reso il territorio ancora più vulnerabile alla penetrazione e gestione della ‘ndrangheta. Per questo ho fatto un appello alle istituzioni, perché mai come in questo momento la vigilanza deve essere rigorosa e intransigente perché temo la disponibilità da parte di molti a entrare nei patti dell’illegalità con ambienti malavitosi.

Come evitarlo?
Ritengo che tutte le promesse di interventi economici poderosi che il governo ha fatto, non possono tardare. Devono diventare subito denaro a disposizione degli imprenditori, dei lavoratori in cassa integrazione, delle famiglie. Se qui i soldi non arrivano, ci sarà un imbarbarimento del nostro territorio.

Avete già dei segnali?
Alcuni segnali li ho già avuti. Per questo ho fatto un grande appello ai parroci a diventare antenne che captano i bisogni sul territorio, a fare rete attraverso la Caritas e la Fondazione.

La Fondazione ha qualche programma specifico?
Ci attiveremo per creare una rete di sostegno degli imprenditori e delle famiglie più fragili da un punto di vista economico.

Quale è la sua maggiore preoccupazione?
Purtroppo c’è un collegamento tra traffico e spaccio di stupefacenti e quelli che fruiscono delle sostanze. Soprattutto ora che si apre la Fase 2, sono preoccupato che si possa tornare a delinquere, dai piccoli atti ai maggiori. Ho paura che la fascia di persone adulte o anziane possa ricorrere all’usura per problemi economici. Per questo mi auguro che non ripartano le slot.

L’usuraio alcune volte è visto quasi come un benefattore...
C’è un modo di dire nella mia terra, la Puglia, «poco, maledetto ma subito». Ecco perché mi auguro che in questo momento le banche non mettano condizioni su condizioni per i mutui di sostegno agli imprenditori. Se le banche non velocizzano la risposta, il rischio è che quel modo di dire sia preferibile al percorso burocratico.

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