Avvenire di Calabria

Tra rifiuti e disservizi, l'altro volto triste del quartiere reggino in cui l'esasperazione ha ormai superato ogni limite

Arghillà al collasso: «Non siamo la pattumiera di Reggio»

Don Iannò e la comunità parrocchiale, insieme ai residenti, denunciano la gravità dell'attuale situazione

di Francesco Chindemi

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Arghillà, tra rifiuti e disservizi. L’altra faccia triste del quartiere reggino «dimenticato da tutti». Una forte denuncia arriva da parrocchia e residenti della zona.

Arghillà, quartiere «dimenticato»

Le “etichette” stanno troppo strette, ma non perché si vogliano nascondere i problemi. Tutt’altro. I residenti del quartiere a nord di Reggio Calabria, Arghillà, chiedono soltanto di essere considerati nella loro dignità di cittadini a volte, purtroppo, «dimenticati». (Guarda qui il video del nostro reportage)

Lo spiega bene don Nino Iannò, parroco di Sant’Aurelio Martire e vescovo, la comunità parrocchiale che abbraccia l’ampio territorio dai caratteristici edifici residenziali e di edilizia popolare che si affaccia sul suggestivo scenario dello Stretto di Messina. «Come consiglio pastorale ci siamo resi conto che è necessario anche fare emergere quelle contraddizioni che sono presenti sul territorio», afferma don Iannò. Contraddizioni, aggiunge il sacerdote, che «rappresentano, purtroppo, un limite all’azione pastorale ed educativa che come parrocchia stiamo cercando di portare avanti nel quartiere».


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Arghillà ha tutte le carte in regola per essere «il più bel quartiere di Reggio Calabria», ha motivo di ritenere la dottoressa Caterina Barilla, titolare della farmacia che insiste lungo la via Arghillà Nord, la zona più messa male del quartiere. Nei fatti, la dottoressa Barilla è l’autorità sanitaria della zona. «Siamo stanchi - racconta - di dover convivere con il degrado. Essere circondati dalla spazzatura. Qui è a rischio la salute di tanti, vi abitano molti bambini e anche disabili, chi li tutela?», si chiede, mentre ci indica, alle sue spalle, una vera e propria discarica a cielo aperto (una delle tante) che impedisce l’accesso ad un lotto residenziale. Proprio in quel momento, una signora che trascina il suo carrellino della spesa, deve saltare l’ostacolo costituito da sacchi di immondizia e rifiuti di ogni tipo che “sbarrano” la strada di casa.

Spazi pubblici "occupati" dai rifiuti

In giro per il quartiere, ci sono anche molti minorenni. Ci sarebbero tanti spazi a loro disposizione per giocare ora che la scuola è finita, ma sono stati trasformati anch’essi in discarica. «Siamo stanchi di essere terra di nessuno, cittadini non considerati», conclude la farmacista.

Giovanni Votano gestisce un piccolo bazar. È anche il presidente del Comitato di Quartiere Arghillà, composto da residenti e anche molti membri della comunità parrocchiale. In prima linea da anni, il Comitato ha sempre denunciato, insieme alla parrocchia, le situazioni di emergenza. Ci mostra i rifiuti accantonati ai bordi delle vie, ma anche accumulati sotto i condomini e che «da almeno venti giorni - dice - non capiamo perché non vengono a raccoglierli». Il resto lo definisce «spazzatura di transumanza».

Lo scenario immortalato dal drone: un lotto di case popolari circondato da rifiuti e carcasse d'auto

Rifiuti di ogni tipo, dagli ingombranti a spazzatura varia che, a suo dire, arriverebbe da altre zone, non solo limitrofe, della città. «Non ne possiamo più», gli fa eco la signora Maria Saccavino, molto attiva in parrocchia, oltre ad essere mamma di due ragazzi che frequentano il locale oratorio. «Come residenti cerchiamo di fare del nostro meglio per rendere più decorosi gli spazi in comune», dice, indicandoci anche le aiuole ripulite e sistemate all’interno del cortile del proprio condominio.

Rifiuti e disservizi, la denuncia della Parrocchia di Arghillà

«Purtroppo, il contesto è quello che è. A questo, mettiamoci anche che ci manca l’acqua e altri servizi essenziali», conclude, affranta. È una realtà complessa quella che si incontra in questa collina, un tempo famosa per i suoi vigneti. Quello dei rifiuti è uno dei tanti problemi che affliggono il quartiere. Tuttavia, «non si può continuare a voltarsi dall’altra parte», aggiunge don Nino Iannò. La parrocchia, le associazioni che sono nate dentro e attorno ad essa, la maggior parte dei residenti e dei giovani, fanno davvero tanto per dare dignità al quartiere. E negli anni, tanti sono stati i passi avanti fatti.

«Ci siamo resi conto, però - ancora il parroco - sull’opportunità che la Chiesa sia “voce profetica” che sta accanto alle povertà, perché non ci può essere evangelizzazione senza promozione umana. Non possiamo svolgere tante attività, anche belle, senza denunciare i mali presenti qui, sul territorio». Da qui la richiesta di maggiore attenzione da parte delle istituzioni competenti. «Come residenti, sicuramente, abbiamo le nostre responsabilità. Ma è un dato oggettivo - prosegue don Nino - che la spazzatura non è raccolta da tempo, così come che arrivano persone da altri quartiere, anche con i camion, a scaricare i loro rifiuti. Io voglio denunciare questo: Arghillà e i suoi abitanti non sono la “pattumiera” della città e di quelle persone che si ritengono più pulite».


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Insomma, è giunto il momento, «una volta per tutte che chi di dovere intervenga». Mettere le etichette, altrimenti, continuerebbe ad essere alquanto facile, ma qui la gente, conclude il parroco, «pretende solo diritti e dignità».

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