Una giornata di sole su Arghillà. È il 3 febbraio e, seppure si attende il “via libera” da Enel (con un allaccio elettrico che tarda ad arrivare), si tratta di una giornata storica per la periferia di Reggio Calabria. L’arcivescovo Morosini è il primo a varcare l’ingresso del Polo di prossimità, fortemente voluto dai cittadini della zona che hanno trovato i propri riferimenti operativi negli uomini e le donne del Centro di Medicina Solidale dell’Ace. Ma non solo: la rete di realtà NoProfit e associazioni di volontariato al servizio di questo nuovo presidio è vastissima. Quasi tutti rappresentati nel giorno dell’inaugurazione (ma il reale avvio delle attività è previsto per il prossimo 15 febbraio garantito da un finanziamento della fondazione Vismara di Milano).
C’è anche l’Amministrazione comunale che ha individuato e ristrutturato l’immobile all’interno del quale verranno erogati prestazioni sanitarie gratuite (o ad offerta libera) proprio sul modello-Ace sviluppato da un decennio nel quartiere geograficamente opposto, cioè Pellaro. A rappresentare la Giunta comunale ci pensa il vicesindaco Tonino Perna che con Arghillà ha quasi un rapporto viscerale (è tra i fondatori ed ex presidente del Parco Ecolandia che insiste a pochi centinaia dal Polo di Prossimità), ma anche l’assessore al Bilancio, Irene Calabrò, e il neo-consigliere metropolitano, Giuseppe Marino.
Accanto a monsignor Morosini c’è Carmelo, per tutti Lino, Caserta, vulcanico ideatore dell’Ace e promotore assieme alla sua squadra di medici-volontari della nuova esperienza ad Arghillà. La presenza dell’arcivescovo certifica l’impegno della Chiesa reggina per la periferie-ghetto dove risiedono grosse difficoltà di natura economico-sociale, ma anche altrettante belle iniziative di servizio «verso l’uomo che soffre». La stessa Caritas diocesana si è fatta portavoce nei tavoli istituzionali rispetto alle Politiche sociali per tutelare l’azione delle realtà solidali sviluppate attorno alla parrocchia dedicata a Sant’Aurelio e guidata dal giovane parroco, don Nino Iannò. Tristemente, come avviene in tanti altri quartieri-simbolo del degrado sociale (si pensi allo Zen a Palermo o Scampia nel napoletano), su Arghillà c’è una pioggia di finanziamenti accaparrati da holding del sociale, la cui azione, però, non lascia traccia sul territorio. Lo sviluppo del progetto che ha portato all’inaugurazione del Polo di Prossimità va nella direzione opposta e prevede la valorizzazione dell’esperienza sul campo.
Non è un caso che, ad esempio, tutti i giorni si intende aprire uno sportello di “mediazione sociale”, proprio per prestare la massima attenzione a tutto ciò che ruota attorno al cittadino-paziente. Inoltre, nei pomeriggi saranno sviluppati percorsi di animazione territoriale vista l’attiguità col centro giovanile. Insomma, un Polo di Prossimità a trecentosessanta gradi che vuole garantire servizi e diritti su un territorio difficile. E in questa sfida avrà il supporto della Chiesa reggina da sempre operosa di fronte alle nuove e vecchie povertà.