Avvenire di Calabria

Il presule: «Anche Pietro è sto perdonato, malgrado avesse rinnegato Gesù»

Arghillà, nei giorni scorsi Morosini ha incontrato i detenuti

I canti della liturgia sono stati animati dai carcerati

Redazione Web

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Cristina Vitamia

Come ogni anno, monsignor Morosini ha presieduto la celebrazione eucaristica del precetto pasquale presso il carcere di Arghillà. È stato accolto dal comandante commissario, il dottor Paino, che ha ringraziato anche a nome della direttrice, dottoressa Longo, il vescovo, il personale del carcere, i volontari e tutti coloro che ruotano intorno alla struttura per la sensibilità dimostrata verso gli occupanti della casa circondariale. Hanno concelebrato insieme all’arcivescovo il cappellano don Francesco Megale, l’aiuto cappellano don Antonino Iannò, il segretario dell’arcivescovo don Francesco Siclari, il presidente della caritas diocesana don Antonino Pangallo e il diacono Mario Casile.

Ha preso parte alla celebrazione anche padre Antonio Tarsia, sacerdote paolino presidente dell’associazione che, in occasione dell’evento ha donato ad ogni detenuto una copia della Sacra Bibbia e ha portato per la messa delle ostie prodotte dai detenuti nel carcere di Opera. Il coro dei detenuti, diretto dalla soprano Maria Labate, ha accompagnato ed animato la celebrazione. Monsignor Morosini all’inizio della celebrazione ha mostrato stupore e compiacimento per lo splendido crocifisso dipinto sul legno, realizzato da un detenuto proprio in occasione di questo atteso appuntamento. Durante la sua omelia, il presule ha sottolineato l’importanza della conversione partendo dalla figura di Giuda, schiacciato dal suo peccato, per finire alla figura di Pietro che riconoscendo il suo peccato ha chiesto perdono ed ha ricevuto il dono della misericordia di Dio. Inoltre ha invitato i presenti a non tenere nascosto il libro della Bibbia, soprattutto in questo periodo in cui tutti siamo chiamati a riflettere profondamente sulla resurrezione di Gesù Cristo.

Morosini ha espresso particolare soddisfazione per il lavoro di evangelizzazione che viene svolto settimanalmente dai catechisti del cammino neocatecumenale all’interno del carcere, attività voluta fortemente dal cappellano e sostenuta anche dalla presenza di due suore missionarie: suor Elvira e suor Lucia. La presenza di tante e diverse figure, che costantemente annunciano la parola di Dio agli occupanti della struttura, è fondamentale per la cura della loro vita spirituale e per intraprendere un percorso di reintegrazione sociale con più facilità.

In tal senso è importante evidenziare che coloro che partecipano alle catechesi rinunciano al tempo di passeggio e di socialità. Dalle esperienze di alcuni di loro si può continuamente notare come la parola di Dio riesce ad operare nei loro cuori facendogli intraprende un cammino di reale conversione. In particolar modo un detenuto ha fatto la sua personale esperienza e, rispondendo alla domanda «Chi è Dio per te?», ha spiegato che il Signore si è manifestato nella sua vita proprio in questa situazione di restrizione e che se ciò non fosse accaduto forse si sarebbe trovato addirittura in guai peggiori. Alla fine dell’Eucarestia il dottor Speranza, responsabile degli educatori, ha espresso ulteriori ringraziamenti all’arcivescovo donando l’opera artistica realizzata dai detenuti insieme al professor Calia, famoso artista reggino, ed anche un quadro realizzato da un detenuto.

Prima di lasciare il carcere, monsignor Morosini ha voluto intrattenersi personalmente con alcuni detenuti rinnovando loro la sua benedizione ed esortandoli a mantenere viva la speranza.

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