Dopo la chiusura della Cattedrale, per il secondo anno la Basilica dell’Immacolata, mercoledì santo ha accolto i presbiteri, i religiosi ed fedeli laici in occasione della Messa Crismale, presieduta dall’arcivescovo metropolita di Catanzaro–Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, e animata dalla corale diocesana diretta da padre Giovanni Aitollo. Una giornata di festa per i presbiteri che hanno rinnovato le promesse sacerdotali dinanzi all’Arcivescovo, con l’impegno di servire la Chiesa con amore e responsabilità. Presente alla celebrazione anche l’arcivescovo emerito, monsignor Antonio Cantisani. A caratterizzare la liturgia la preghiera di benedizione per santi Oli del Crisma, che dà il nome all’intera celebrazione, dei Catecumeni e degli Infermi. Ai suoi primi collaboratori nelle comunità parrocchiali, l’arcivescovo Bertolone ha rivolto un particolare augurio meditando, anche attraverso una lettera pastorale, sulla grandezza del sacerdozio ministeriale, che ogni presbitero è chiamato a vivere portando con gioia «il buon profumo di Cristo». Un’omelia, quella dell’arcivescovo Bertolone, che ha approfondito a livello biblico–pastorale il significato dell’olio: benedizione della natura, profumo della speranza, simbolo e memoria del sacerdozio regale.
«Conosco un prete – queste le parole del presule – che ogni Giovedì Santo non ricorda null’altro della sua ordinazione sacra, se non la fragranza dell’olio misto a profumo del Crisma, con il quale fu unto, cioè consacrato in Spirito Santo e potenza per la santificazione del popolo di Dio e per l’offerta del sacrificio. È questo il giorno per eccellenza della memoria annuale del giorno santo in cui Cristo Signore comunicò agli apostoli e a noi il suo sacerdozio ed unse con l’olio di letizia vari segni dell’ambiente. Il Signore – ha detto monsignor Bertolone –, soprattutto attraverso i segni sacramentali, continua a sostenere la vita dei credenti, specialmente di chi, come noi presbiteri, ha accolto il carisma del celibato per il Regno dei cieli». Analizzando la scossa dei tanti scandali e tradimenti di membri del clero che macchiano la santità della Chiesa voluta da Cristo, così l’arcivescovo Bertolone si è rivolto ai suoi presbiteri: «riusciamo a far incontrare Cristo alle persone affidate alle nostre cure pastorali, paterne e materne?». Un invito quindi a vivere il celibato con amore perché «permette al prete di essere unito, con cuore indiviso a Gesù Cristo».
A tutti i presbiteri l’arcivescovo Bertolone ha chiesto di mantenere viva la fraternità sacerdotale, per essere accumunati anche dalla stessa unzione con il sacro Crisma. «La fraternità – ha ricordato il presule – è frutto della Pasqua di Cristo, che ha sconfitto il peccato che separava l’uomo da Dio, l’uomo da se stesso e dai suoi fratelli. Come realizzare una comunità ecclesiale o civile al posto di un insieme di individui mossi o raggruppati dai propri interessi, dal proprio egoismo, dal proprio orgoglio? È sull’amore che saremo giudicati. Non dimentichiamolo mai».