
Pallottole vicino alla Procura di Reggio Calabria, indagini in corso
Per gli inquirenti ci potrebbe essere lo zampino della ‘ndrangheta che tornerebbe a intimidire la magistratura.
I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato 108 persone - 85 in carcere - in esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda reggina contro altrettanti esponenti delle cosche di 'ndrangheta della provincia di Reggio Calabria.
L'operazione, denominata "Eureka", ha colpito in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo. Gli indagati sono accusati a vario titolo d'associazione mafiosa; concorso esterno e traffico internazionale di droga con l'aggravante di transnazionalità e di ingente quantità; traffico di armi, anche da guerra; riciclaggio; favoreggiamento; trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena. Tra i 108 arrestati ci sono anche due minori nei confronti dei quali su richiesta del procuratore dei minorenni Roberto Di Palma è stata eseguita una misura cautelare.
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Coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Giuseppe Lombardo e dai pm Diego Capece Minutolo e Giovanni Calamita, l'operazione è scattata non solo in provincia di Reggio.
Il blitz, infatti, ha visto impegnati i carabinieri pure nelle zone di Catanzaro, Vibo Valentia, Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L'Aquila, Ancona, Roma e Cagliari. A firmare le ordinanze sono stati i gip Karin Catalano, Claudio Treglia, Vincenzo Quaranta e Valerio Trovato.
Nel commentare l'esito dell'operazione, il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha parlato di «un eccezionale coordinamento transnazionale». L'operazione, infatti, oltre all'Italia ha coinvolto altri 5 Paesi europei (Germania, Belgio, Spagna, Portogallo e Francia) e l'Australia.
Bombardieri ha richiamato «il valore investigativo ottenuto grazie al lavoro di coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ai colleghi delle Procure di Milano e Genova, alla collaborazione con le strutture di sicurezza di Germania, Belgio, Spagna, Portogallo e Francia e di Eurojust». Un lavoro efficacemente svolto sul territorio dai carabinieri del Ros, dalla Guardia di Finanza e dalla Dia, «senza cui sarebbe stato possibile il risultato raggiunto, che ha permesso il sequestro di 23 tonnellate di cocaina e numerose attività commerciali in Italia e altre individuate in altri Paesi europei, soprattutto nel settore della ristorazione».
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Dall'inchiesta è poi emerso, ha aggiunto Bombardieri, «come alcune organizzazioni criminali, che avevano operato già in passato in Germania, si sono trasferite con una serie di investimenti in Portogallo e lì sono state raggiunte da una serie di provvedimenti di sequestro eseguiti in queste ore».
Per gli inquirenti ci potrebbe essere lo zampino della ‘ndrangheta che tornerebbe a intimidire la magistratura.
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