Avvenire di Calabria

Siglato stamattina in Prefettura di Reggio Calabria l'Accordo quadro

Calabria, nascono i primi «pool educativi antimafia»

Federico Minniti

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Assistenti sociali, psicologi, educatori. Ma anche rappresentanti delle forze dell'ordine e insegnanti: questi saranno i professionisti che comporranno i primi «pool educativi antimafia». A declinare la fase operativa del progetto “Liberi di scegliere” ci ha pensato Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria che dal 2012 ha avviato una fase “pioneristica” nel contrasto alla pedagogia mafiosa. Un'intuizione che ha trovato riscontro in tutto l'arco istituzionale anche grazie all'impegno del Prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari che in una calda mattina di luglio ha tenuto a battesimo – al Palazzo del Governo reggino - la firma sull'Accordo Quadro alla presenza del ministro dell'Interno, Marco Minniti, e del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nonché del Governatore della Calabria, Mario Oliverio.

I destinatari di questa iniziativa sono tutti quei minori inseriti in contesti di criminalità organizzata per i quali sia stato emesso un provvedimento amministrativo o penale, ma anche i ragazzi interessati dalle procedure di volontaria giurisdizione rispetto alla responsabilità genitoriale per cui è stato disposto l'allontanamento dalla propria famiglia.

Un'opportunità di cambiamento per i figli di 'ndrangheta, per i quali i due dicasteri assieme alla Regione Calabria si sono dati due anni di tempo per testare concretamente la rete di supporto all'iniziativa dei magistrati coraggiosi. Una «operazione a tutela dei minori», come l'ha definita Francesco Cascini, capo dipartimento della Giustizia Minorile italiana, che sta già trovando le prime gemmazioni in altre realtà di frontiera come Catania e Napoli.

La Calabria fa da apripista nel contrasto alle radici delle mafie. Tra i firmatari anche le Corti d'Appello di Reggio Calabria e Catanzaro oltre che Procura e Tribunale per i Minorenni di entrambe le città calabresi. A sostenere la rete che supporterà questo scossone culturale contro l'ereditarietà della 'ndrangheta sarà la Regione Calabria attraverso l'uso del Fondo Sociale Europeo, coordinato con il PON Sicurezza.

«Non possiamo fermarci sulla soglia di casa delle famiglie mafiose – ha detto Luciano Trovato, presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro – per farlo è necessario mantenere l'autonomia ordinamentale della Giustizia minorile». Un riferimento chiarissimo alla riforma del processo civile, che in un articolo prevede la soppressione dei tribunali e delle procure minorili.

«Non abbiamo mai avuto dubbi – ha ribattuto Andrea Orlando, ministro della Giustizia – da che parte stare. Siamo il Paese che investe di più nella repressione dei fenomeni criminali, ma anche tra quelli che registra il più alto tasso di recidiva da parte dei soggetti precedentemente detenuti». Un'analisi che cristallizza come sia urgente effettuare una virata decisa: «Spesso – ha affermato Orlando – si è detto impropriamente che la giurisdizione ha sostituito la politica. In questo caso possiamo tranquillamente affermare che la giustizia sta fornendo uno stimolo alla classe dirigente». Liberi di scegliere, sì. Ma cosa? Vi è una marginalità ristretta che è riservata a chi nasce in famiglie e territori avvolti dalla mentalità mafiosa. Non mancano in tal senso i riferimenti, sia di Orlando sia di Minniti, nel merito al fenomeno dei “baby-killer” della camorra. «La straordinarietà di quanto fatto sinora è la delicatezza con cui sono stati seguiti i singoli casi», ha detto Orlando.

E sul tema dell'educazione come strumento di prevenzione alle mafie ha posto l'accento anche Marco Minniti, ministro dell'Interno: «Seppur nei limiti di un protocollo, stiamo scrivendo una bella pagina di civiltà; interventi come questo fanno vedere in controluce l'anima di un Paese». Un intervento, quello del capo del Viminale, che ampia gli orizzonti. Citando Papa Francesco e Publio Virgilio Marone, Minniti non ha dubbi: «Ci troviamo in un terreno particolarmente delicato: il rapporto tra il minore e la famiglia. Siamo sul filo del rasoio, è vero. Nessuno può impedire, però, ad un bambino di crescere serenamente. Se questo avviene, lo Stato ha il dovere di intervenire».

Il ministro, infine, è tornato a parlare del tema caldissimo degli sbarchi – stimolando ancora l'Ue - con un'accezione particolare: «L'Europa guardi alla legge italiana sui minori stranieri non accompagnati – ha concluso Minniti – osservando gli ordinamenti degli altri Paesi si registra un vuoto pauroso».

Articoli Correlati