Avvenire di Calabria

Sarà il lascito poetico del Pascoli, sarà la tradizione: ma la festa di San Martino (11 novembre) è sinonimo di vino, anche in Calabria

Calabria, terra del vino d’eccellenza: riconoscimenti e export in aumento

E proprio la regione più a sud dello Stivale sta vivendo, sotto il profilo vitivinicolo, una nuova primavera nel panorama italiano

di Redazione Web

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Sarà il lascito poetico del Pascoli, sarà la tradizione: ma la festa di San Martino (domani 11 novembre) è sinonimo di vino, anche in Calabria. E proprio la regione più a sud dello Stivale sta vivendo, sotto il profilo vitivinicolo, una nuova primavera nel panorama italiano.

Eroi, miti e vino: la lunga tradizione di Calabria

La Calabria,  bagnata dalle limpide acque del mar Ionio e del mar Tirreno e separata dalla Sicilia dallo stretto di Messina, è una regione ricca di storia e di tradizioni, con un patrimonio culturale vastissimo.

Con circa 10.000 ettari vitati, la Calabria è la quindicesima regione italiana per superficie coltivata a vite, per una estensione dei vigneti peri a quella della sola provincia di Trento.

I vigneti della Calabria rappresentano solo l’1,62% del patrimonio viticolo nazionale. Dopo anni di immobilismo, il settore del vino in Calabria si sta rimettendo in moto, con nuove idee sulla qualità dei prodotti, l’utilizzo di moderni strumenti di marketing e comunicazione e sulla valorizzazione del ricco patrimonio di vitigni autoctoni.


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In Calabria si contano circa 10.000 ettari coltivati a vigneto, in una regione dove meno del 10% della superficie è pianeggiante. Circa il 50% della superficie è collinare e più del 40% montana. I vigneti di conseguenza si trovano per lo più in collina (50%) o in montagna (42%). La produzione totale annua di vino è di circa 368.000 ettolitri di cui i vini DOP rappresentano il 43%, i vini IGP il 34,6%. La produzione si concentra perlopiù sui vini rossi e rosati (75%), mentre i vini bianchi rappresentano il 25% della produzione.


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Le principali zone vitivinicole in Calabria sono: il Cosentino, il Lametino, il Cirotano e la Locride.

Il Cosentino, posto a nord, al confine con la Basilicata, è la zona di produzione più estesa, con i suoi vigneti posti su alture tra 500/700 metri. La denominazione Terre di Cosenza DOC e le sue sette sottozone, definite con il disciplinare del 2011, hanno dato un nuovo impulso alla viticoltura nella Calabria settentrionale, accorpando le storiche DOC e IGT della provincia e ordinando in tipologie più razionali la miriade di vini prodotti in qust’area. Qui il vitigno più diffuso è il Magliocco Canino, che dà un vino dal colore intenso, struttura potente e profumi di mora e spezie, soprattutto nella Sottozona Colline del Crati, mentre presenta minori concentrazioni cromatiche e ottimo equilibrio nella Valle dell’Esaro (Sottozona Esaro). Da vigneti che raggiungono gli 800 metri in altitudine si ottengono vini bianchi eleganti e profumati a base di Greco Bianco e Guarnaccia, usati in purezza o in uvaggi. Il Moscato di Saracena è un vino dolce dai sentori tostati, prodotto con uve Moscatello appassite e mosto concentrato di uve Guarnaccia e Malvasia.

A sud, lungo il corso del fiume Savuto vi sono le denominazioni Savuto DOC e Lamezia DOC. All’onnipresente Magliocco canino si affiancano il Gaglioppo, il Greco Nero e l’Aglianico nella piccola Scavigna DOC. Tra le uve a bacca bianca troviamo il Trebbiano Toscano, la Malvasia Bianca, lo Chardonnay e anche il Traminer Aromatico.

In provincia di Crotone, sul versante Ionico, si trova la Cirò DOC, con i suoi vini a base di uve Gaglioppo, la cui rinascita è frutto di rese per ettaro più basse e di migliori tecnologie produttive. Il Cirò DOC nelle sue versioni più moderne mantiene tonalità piuttosto trasparenti, che sfumano rapidamente nell’aranciato, un palato caldo ma con un tannino apprezzabile. Interessanti anche i vini rosati da uve Gaglioppo, freschi e profumati di rosa canina e lampone.

In provincia di Reggio Calabria troviamo la Bivongi DOC, con i suoi vini ottenuti da vitigni internazionali e uve antiche, tra cui il Greco Nero e la Nocera, insieme al Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, che danno sia vini semplici e immediati che interpretazioni di maggiore struttura che danno il meglio di sè dopo affinamento.

La Locride si estende dai declivi dell’Aspromonte verso il lembo di costa che si affaccia sul Mar Ionio. Qui è la zona del vitigno Mantonico, che anche sottoposto a un leggero appassimento dà un vino dolce e fresco. Nel comune di Bianco e in quello di Casignana, dal vitigno Greco bianco si ottiene il famoso vino dolce Greco di Bianco, raro e molto ricercato. I grappoli appassiscono al sole per 10-15 giorni e il vino che se ne ottiene è dolce e morbido, con note di zagara, bergamotto, albicocca, miele e salvia.


PER APPROFONDIRE: Tramontana: «La tradizione vinicola va internazionalizzata»


La mente va subito a Nicodemo Librandi, patriarca della vitivinicoltura calabrese che di certo avrebbe accolto con gioia la notizia del riconoscimento della Docg Cirò Classico. Della Denominazione di origine controllata e garantita si parla da anni, lui stesso diede grandi contributi a discussioni e confronti, da ultimo in una verticale di Gaglioppo rosato tenuta in fase post-lockdown al Museo del vino di Cirò.

A pensarci bene, anche la sede del “pubblico accertamento” per il riconoscimento della Docg Cirò Classico (la sala di Borgo Saverona a Cirò Marina) riporterà alla mente le tante iniziative in cui – magari con l’enologo Donato Lanati a fare da cerimoniere – le bottiglie, e le storie e le passioni delle persone che ci stavano dietro, diventavano protagoniste di un racconto sempre coinvolgente.

L’appuntamento stavolta è per giovedì 16 novembre alle 17, quando due funzionari del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (Masaf) e Francesco Ferreri in rappresentanza del Comitato Vini Dop e Igp daranno il via a un evento che potrebbe rappresentare un punto di svolta per la storia vinicola della Calabria. A organizzare è il Consorzio tutela e valorizzazione dei vini Doc Cirò e Melissa.

«Oggi, la Doc Cirò rappresenta Circa l’80% del vino calabrese. Il potenziale produttivo del distretto, che conta 530 ettari (nei quattro Comuni di Cirò, Cirò Marina, Melissa e Crucoli), con 300 viticoltori e 60 cantine, è di oltre 3 milioni di bottiglie (3,1 quelle certificate nel 2018). La Docg dovrebbe essere costituita da un 5-10% dei volumi totali imbottigliati», scriveva quasi 5 anni fa il portale Vinocalabrese.it annunciando la svolta Docg come per imminente.

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