Avvenire di Calabria

Vi proponiamo la testimonianza di un altro dei cinque diaconi reggini ordinato lo scorso 29 ottobre in Cattedrale

Don Candiloro si racconta: «Un eccomi che mi ha cambiato la vita»

Il futuro presbitero felice si potersi dedicare totalmente al servizio della Chiesa e alla cura del prossimo attraverso l'insegnamento d'amore del Signore

di Candiloro Simone Costarella *

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Don Candiloro Simone Costarella della comunità di Maria Santissima della presentazione in Montebello Jonico è stato ordinato diacono lo scorso 29 ottobre nella Basilica Cattedra di Reggio Calabria insieme ad altri quattro confratelli della comunità del Seminario arcivescovile "Pio XI", guidata dal rettore don Nino Pangallo. Gli abbiamo chiesto di raccontarci il percorso di vita che lo ha condotto a esclamare il suo «Eccomi!» davanti a Dio e alla Chiesa. Nei prossimi giorni vi proporremo ulteriori testimonianze degli altri nuovi diaconi reggini.

La testimonianza di don Candiloro Simone Costarella

Dopo pochi giorni dall’ordinazione diaconale sono ancora tanti i sentimenti e le emozioni che attraversano il mio cuore. L’intera celebrazione è stata per me il momento in cui ho potuto sperimentare l’immensità della grazia e della misericordia, che Dio nella sua fiducia nutre verso ciascuno dei suoi figli.


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Da quel giorno mi è stato affidato un compito fondamentale: essere l’annunciatore di quella buona notizia, che va proclamata ancor prima con la vita e poi anche con le parole; quel Verbo che nella pienezza dei tempi è divenuto carne, ed entrato nel tempo e nella storia deve divenire vita nella nostra vita. La vocazione non è una nostra iniziativa, ma una risposta, un dono che non ci siamo dati, non è possesso personale od occasione di dominio, ma un dono dall’alto.

L’ordinazione è un momento ecclesiale, perché proprio attraverso la Chiesa si dice il proprio “si” a Dio. Ogni vocazione per essere vera deve nascere nella Chiesa e per la Chiesa e da essa accompagnata e riconosciuta. Il dono irrevocabile della vita, che è richiesto al diacono deve essere senza riserve, un “si” pieno, un’adesione totale, un cuore indiviso e disponibile ad amare con quella stessa carità che sgorga dal cuore di Cristo, è proprio in questo che si inserisce il celibato.

Con l’ordinazione il diacono è conformato ontologicamente a Cristo servo del popolo di Dio. Il servizio alla Parola e alle mense, ricordano gli Atti degli Apostoli, richiede al diacono la presenza obiettiva di Cristo che serve il Padre e i fratelli. Il diacono è a servizio degli uomini nella concretezza e nella totalità dei loro bisogni. Ogni servizio si inserisce nella circolarità dell’amore che da Dio passa all’uomo, dall’uomo all’uomo, e poi nuovamente ritorna in Colui che è fonte di ogni amore.

Dal rito di ordinazione ricaviamo che il diacono deve essere «sempre irreprensibile e senza macchia davanti a Dio e agli uomini, come devono essere i ministri di Cristo, dispensatori dei misteri di Dio»; Queste parole restituiscono la responsabilità ad una vita che deve essere in tutto manifestazione dello stesso Cristo, che non venne per essere servito, ma per servire. Un altro aspetto importante è quello di essere «sempre pronti e disponibili per compiere la volontà di Dio» e servire con gioia e generosità il Signore e i fratelli in lui radunati.


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Con il cuore colmo di fiducia, che mi permette di non rimanere schiacciato davanti alla grandezza del dono, consapevole delle mie fragilità, muovo i primi passi in questo servizio, nella speranza di non trasmettere mai me stesso, ma quella luce che è Cristo stesso, che si rende presente in mezzo al suo popolo. Accompagnateci con la preghiera.

* diacono

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