Avvenire di Calabria

Tra mille difficoltà e dolorosi licenziamenti è sempre stata sostenuta dalla speranza e dalla fede

Carminella Crupi: «Capo azienda da cristiana»

Sergio Conti

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Si definisce una «testa dura», che prende a cornate tutte le situazioni che le si presentano davanti. Al secolo è Carminella Crupi, medico e direttore di un centro specializzato in riabilitazione nella città di Reggio Calabria. Una donna imprenditrice, calabrese, coraggiosa. Perché nel comparto della sanità in Calabria chiunque imprenda si veste automaticamente dell’abito del supereroe. Ma lei, persona schiva, rispedisce al mittente questa etichetta, anche perché ha combattuto moltissimo per questa impresa, caratterizzata anche da tante sofferenze, familiari e non. Un’azienda di famiglia nata quarant’anni or sono. Fu una scelta, quella di Carminella Crupi, di dedicarsi al settore privato lasciando il posto pubblico. Non le capitò né fu un ripiego. «Ero dirigente medico quando nel ’94 ho optato per l’azienda, a seguito dell’entrata in vigore di una norma che prevedeva l’incompatibilità del doppio incarico pubblico–privato. Mio fratello all’epoca non lavorava e così per venirgli incontro mi lanciai in questa impresa insieme a lui». Poi suo fratello morì prematuramente, aveva appena 35 anni. Questo dolore l’ha ferita ma non l’ha distratta dal suo compito di imprenditrice. Sempre legata alla Chiesa. «Il mio parroco, don Gianni Polimeni (per anni guida della parrocchia del Duomo, ndr) mi chiedeva sempre se non fosse possibile realizzare una imprenditoria democratica. Questa sua visione mi ha sempre accompagnata» ricorda Carminella. Soprattutto nei tempi duri, vissuti lo scorso anno, in cui ha dovuto «dolorosamente» licenziare 7 dipendenti, tra cui anche suo figlio.

Sono i tempi della sanità calabrese commissariata e dell’attuale paventata colonizzazione nordista. A chi le chiede se le sono costati quei licenziamenti, lei parla da madre: «Ci sono rapporti affettivi che vanno al di là delle questioni di contratti e di soldi. Ho sofferto, mi sono scoraggiata ». Il suo cruccio è rappresentato dal fatto che molti dipendenti non le abbiano creduto, che la mentalità diffusa sia «L’imprenditore si arricchisce sulle spalle dei suoi lavoratori ». Mentre, secondo Carminella, solo Dio sa a prezzo di quanti sacrifici abbia portato avanti l’azienda in un mare in burrasca, nelle avversità, con anticipi di denaro e rimborsi attesi per tempi biblici. «Ho un pessimo carattere – ammette Carminella – ma amo il mio lavoro e mi piace condividere la strategia con i miei collaboratori. La scegliamo insieme, una volta scelta, sono diretta e chiedo il massimo». In tutti questi anni ha raccolto tantissime esperienze positive, pienamente consapevole di aver impostato l’ambulatorio con una mentalità aperta all’innovazione. Con quella sana follia che contraddistingue tutti gli imprenditori, soprattutto quelli che, come Carminella, operano in territori “di frontiera”, dove fare impresa è essa stessa un’impresa. E la famiglia? È riuscita a conciliare il ruolo di mamma con quello di capo azienda? «Ho sempre creduto nell’importanza del mio ruolo in famiglia – spiega Carminella –. Ci tengo ancora oggi al pranzo domenicale tutti insieme, così come, quando ero medico chirurgo all’ospedale, andavo a prendere mia figlia all’asilo per darle da mangiare e stare con lei». Per Carminella è imprescindibile la vita personale e certi ruoli non sono sostituibili.

Così come l’impegno all’interno dell’Azione cattolica. Per arricchirsi con la Parola, per avere la spina dorsale del cristiano, che affronta qualsiasi impegno nel quale Dio lo coinvolge con una mentalità diversa. E il futuro? «Vorrei lasciare il testimone a mio figlio – dice – ma ancora ci vorrà qualche anno». Intanto sta investendo in teatro–terapia, Pet–therapy e Yoga delle risate, novità legate ai nuovi bisogni del territorio, soprattutto con attenzione alle persone disabili. E quando sarà in pensione, Carminella sogna di fare ogni mattina il giro delle cornetterie di Reggio. Forse se lo merita, perché da guerriera ha combattuto. Da donna ha amato, da imprenditrice ha costruito.

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