Avvenire di Calabria

Monsignor Sigismondi: «Vivere la vera fraternità sacerdotale»

Celebrata la giornata regionale del clero

L’evento si è svolto presso il Seminario “Pio X”

Alessandro Carioti

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Alla presenza del Presidente della Cec, Mons Vincenzo Bertolone, giovedì scorso, nell’Auditorium dell’Istituto Teologico Calabro San Pio X di Catanzaro, si è tenuto l’incontro regionale del clero, nel quale hanno partecipato i vescovi delle rispettive diocesi calabresi, numerosi sacerdoti, il Rettore del Seminario San Pio X, don Rocco Scaturchio, i seminaristi del teologico e diversi professori. Dopo i saluti di S.E. Mons. Francescantonio Nolè (Vescovo della Diocesi di Cosenza-Bisignano e membro della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata), ha dato inizio alla giornata S.E. Mons. Gualtiero Sigismondi (vescovo di Foligno, Assistente Ecclesiastico Generale dell'Azione Cattolica Italiana e Presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata) con una relazione sul tema: «Come è bello che i fratelli stiano insieme». Prendendo spunto, precisamente, dal Salmo 133, Mons. Sigismondi ha spiegato la vera fraternità sacerdotale che gode del suo fondamento in Cristo. Richiamando il brano del vangelo secondo Marco (“Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui”), ha rilevato che la vera comunione è un frutto che può maturare solo vivendo a contatto con Cristo e la sua verità. Egli è il fondamento sicuro per costruire la comunione vera con il vescovo, definito come baricentro ed epicentro della fraternità sacerdotale, e tra i presbiteri. Il sacerdote deve essere capace di conservare il giusto equilibrio tra la solitudine e la comunione evitando inutili assolutizzazioni. L’insidia più pericolosa per un presbitero non è la solitudine ma l’isolamento, poiché induce il prete non solo a chiudersi ma, molto spesso, a perdersi. Nei diversi passaggi della sua riflessone il vescovo ha evidenziato quattro rischi che compromettono la comunione: mancanza di concordia negli intenti; diffidenza reciproca; incapacità di sopportare i limiti altrui; mancanza dell’arte necessaria per praticare la correzione fraterna. Su quest’ultimo punto, Mons. Sigismondi, ha voluto precisare che la correzione fraterna tiene conto di alcuni principi basilari quali, la discrezione, la mitezza, la chiarezza, la fortezza. Al termine della riflessione il vescovo ha fatto menzione delle unità pastorali le quali, stando alla sua esperienza, possono avere senso se contribuiscono a mettere in comunione i preti tra loro. Non sono mancati i richiami alla vita comune, ricordando che, laddove è possibile, la vita di comunità tra sacerdoti può realizzarsi allorquando è motivata da una forte spiritualità personale, come ricorda il n. 8 della Presbiterorum Ordinis, dove il rispetto, la preghiera comune devono stare alla base della fraternità. Alla fine della relazione si è dato spazio al dibattito nel quale sono intervenuti diversi vescovi e numerosi sacerdoti. L’incontro si è concluso alle ore 13:00 con la preghiera comunitaria.

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