Avvenire di Calabria

Don Antonino Pangallo ripercorre il cammino dei nuovi sacerdoti utilizzando la celebre metafora biblica

Un bastone e cinque ciottoli per la fionda di Davide

Per il rettore del Seminario Pio XI: «Don Alessandro, don Emanuele, don Enzo, don Saverio e don Simone sono un dono che rinnova la speranza»

di Antonino Pangallo *

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L’ordinazione sacerdotale dei cinque diaconi del nostro Seminario Pio XI di Reggio Calabria (Alessandro, Emanuele, Enzo, Saverio, Simone) mi ha fatto ritornare in mente le parole della Scrittura: «Poi (Davide) prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo» (1 Sam 17,40).


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Davide è un giovane pieno del desiderio di sostenere il suo popolo, non fugge dal rischio del confronto, si espone, nell’incoscienza di chi cerca di reagire alla tracotanza di Golia. L’armatura di cui viene rivestito rallenterà la fine anziché difenderlo. Decide così di liberarsi della corazza per agire liberamente con solo cinque ciottoli per la sua fionda. La nostra Chiesa locale in sinodo ha oggi da affrontare un’ardua sfida, così come è emerso dalla recente assemblea diocesana. Ci sentiamo impari dinanzi alle nuove situazioni.

Tuttavia, segni di luce ci vengono donati nel cammino. Proprio in questo tempo, cinque giovani e adulti, dopo un cammino di anni, stanno per ricevere l’imposizione delle mani ed entrare nel presbiterio, pronti a spendere le loro energie per la crescita della nostra Chiesa diocesana. Essi sono una grazia per la nostra diocesi ed il nostro pastore.

Il vescovo, concludendo l’assemblea sinodale, parlava del peso del pastorale ricevuto due anni fa. Egli, come Davide, ha oggi il bastone della responsabilità e cinque ciottoli nella bisaccia. Il suo ministero si arricchisce di cinque sacerdoti novelli.

Benediciamo il Signore per il dono di queste vocazioni che danno speranza. Sappiamo tutti come dopo la pandemia emergano i lati deboli del nostro vissuto ecclesiale e tra questi la questione della formazione che tocca non solo i seminari ma tutti gli stati di vita. Pur nel travaglio difficile del discernimento delle situazioni e proseguendo nel cammino del confronto e della condivisione, oggi, dinanzi alla sfida, siamo tutti interpellati.

La domanda chiave è quella di interrogarci sulle coordinate fondamentali della formazione a tutti i livelli ed elaborare un progetto organico, condiviso e verificabile, affinché i battezzati fioriscano in esistenze luminose e testimoniali. C’è bisogno di un progetto nuovo e investire sulla qualificazione dei formatori.

Formare i formatori a tutti i livelli diviene prioritario. Pur nel realismo non possiamo lasciarci andare al pessimismo o privilegiare la questione di strutture e di risorse. Come all’inizio della Chiesa nascente i discepoli si lasciarono guidare dal Maestro e dopo la Pentecoste ebbero il coraggio di cercare e trovare insieme soluzioni nuove, oggi il discernimento chiede un confronto largo e tempi lunghi affinché soluzioni superate non siano presentate come nuove.

Dove sta la vera novità? E come incentivare processi di discernimento sulla formazione alla vita cristiana e sacerdotale? Il confronto è sempre faticoso e sappiamo bene che la sinodalità autentica chiede il versamento del sangue, passa attraverso il coraggio del confronto, la fatica dell’ascolto, la condivisione, la verifica. Se è vero che è da evitare il rischio della chiusura al nuovo in atteggiamenti critici, è da maturare un’obbedienza ecclesiale autentica.

Tutto ciò lo ritrovo in una lettera drammatica del febbraio del 1962 che don Italo scrisse a monsignor Ferro: «È facile trovare degli esecutori di ordini, che piegano subito la testa per una falsa concezione di obbedienza che deve essere invece rationabile obsequium (ossequio ragionevole), e travolgono con sé i superiori. Né è simpatico passare per ribelli, per invadenti, quando si ha la sincera volontà di portare al superiore tutti gli elementi perché il suo giudizio sia per quanto possibile oggettivo».

Alessandro, Emanuele, Enzo, Saverio, Simone hanno camminato intensamente in questi anni. Da mille strade diverse, in mille modi diversi, il Signore Gesù ha suscitato in ciascuno di loro la spinta al dono totale nel ministero sacerdotale. Si sono messi in gioco ed eccoli pronti al grande viaggio dell’apostolato.


PER APPROFONDIRE: Cinque nuovi sacerdoti per la diocesi di Reggio Calabria, Morrone: «Abbiate il coraggio di essere testimoni come Gesù»


La formazione certamente non si conclude ma cede il passo ad itinerari permanenti di crescita nel vivo del servizio apostolico. Essi sono il segno di una Chiesa viva. Per chi ha avuto la grazia di essere loro compagno di viaggio in questi anni dei nostri cinque amici essi sono un dono ed una responsabilità, come i cinque ciottoli del torrente nelle mani di Davide.

* rettore Seminario Pio XI Reggio Calabria

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