Insegnanti di religione cattolica, dopo vent'anni d'attesa torna il concorso. Lo ha sancito il Ministro Valditara che ha messo nero su bianco la firma al decreto. In realtà si dovrebbe meglio parlare di concorsi. Vediamo perché.
Religione a scuola, verso la stabilizzazione degli insegnanti precari
La buona notizia è arrivata lo scorso weekend. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato il decreto che disciplina le procedure concorsuali straordinarie riservate agli insegnanti di religione cattolica (il bando è previsto entro febbraio) nella scuola dell’infanzia e della primaria e nella scuola secondaria di primo e secondo grado.
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Il provvedimento, «attuativo delle recenti novità introdotte dalla legge di conversione del decreto-legge n. 75 dello scorso 22 giugno, recependo i requisiti stabiliti dalla legge», ammette a partecipare i candidati in possesso, congiuntamente, della certificazione di idoneità diocesana e con almeno trentasei mesi di servizio, anche non consecutivi, nell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, oltre che dei titoli di qualificazione professionale previsti dall’Intesa con la Cei.
Chi può partecipare al concorso straordinario
Per poter prendere parte alla procedura concorsuale straordinaria indetta dal Ministero dell'Istruzione e del Merito, i candidati - spiegano dallo stesso dicastero - dovranno possedere inoltre «i requisiti generali per l’accesso all’impiego nelle pubbliche amministrazioni».
A queste procedure sarà destinato il settanta per cento dei posti vacanti e disponibili per il triennio scolastico 2022/25 e per gli anni successivi fino al totale esaurimento di ciascuna graduatoria di merito.
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Il concorso straordinario rappresenta un riconoscimento da parte dello Stato all'importante funzione educativa e pedagogica svolta nelle scuole di ogni ordine e grado. Allo stesso tempo rappresenta una svolta. L'ultimo concorso risale a vent'anni. Due decenni in cui la figura dell'insegnante di religione si è evoluta, divenendo sempre più centrale all'interno dei processi educativi.
Insegnanti di religione, cosa prevede il piano assunzioni
Si apre, dunque, una nuova fase di reclutamento a tempo indeterminato per l’insegnamento della religione cattolica che, come lo stesso Ministero riconosce, «nel portare a soluzione una situazione critica che interessa migliaia di persone, assicurerà stabilità e continuità didattica».
I concorsi, in realtà saranno due: uno ordinario, per circa 2mila posti a disposizione frutto dell’accordo Cei-Ministero del 9 gennaio 2024. E, appunto, quello straordinario, riservato ai precari storici della disciplina, con oltre 4mila cattedre da assegnare a tempo indeterminato.
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Il concorso ordinario prevede la copertura del 30% dei posti vacanti, mentre il restate 70% dei posti disponibili sarà coperto proprio grazie alla procedura straordinaria. Complessivamente saranno circa 6.400 gli insegnanti di religione che passeranno di ruolo, dopo anni di precariato.
Un concorso atteso da tempo, che dà forza alla figura degli insegnanti di religione, sullo stesso piano dei colleghi di altre materie e di conseguenza ribadisce il valore dell’Insegnamento di religione cattolica. Valore che per la Chiesa ha un significato in più, mostrando di fatto la propria attitudine al servizio a tutti, nella scuola di tutti, per il bene di ciascuno.
Irc, da quarant'anni una disciplina "aperta"
In questi giorni di apertura delle iscrizioni al prossimo anno scolastico (le procedure si concluderanno alle 20:00 del 10 febbraio 2024, attraverso la piattaforma ministeriale UNICA per le iscrizioni al primo anno di ogni ciclo), la presidenza della Conferenza episcopale italiana indirizza a studenti e famiglie un messaggio sull'Insegnamento di religione cattolica.
Proprio al momento dell’iscrizione, la normativa prevede l’esercizio di scelta se avvalersi o meno di tale insegnamento che – spiegano i vescovi – è «una preziosa opportunità formativa, che arricchisce il percorso scolastico promuovendo la conoscenza delle radici e dei valori cristiani della cultura italiana».
«Sono trascorsi quasi quarant’anni da quando, con l’Accordo di revisione del Concordato del 1984 e la successiva Legge di ratifica del 1985, l’insegnamento della religione ha assunto il profilo attuale: quello di una disciplina scolastica aperta – scrive la presidenza Cei -, aggiornata dal punto di vista pedagogico e didattico, adeguata all’oggi, attenta ai bisogni educativi delle persone e condotta nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ognuno».
Una risorsa assai preziosa per il mondo della scuola
Quando avvenne la riforma molti erano pronti a scommettere sulla breve durata dell’Irc, sottoposto alla possibilità di scelta se avvalersene o meno da parte di famiglie e studenti. Addirittura senza alternative di fatto, con la famigerata «ora del nulla» che si è fatta strada negli anni, fino alla possibilità di un’ora in meno di scuola nelle secondarie.
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In realtà, a 40 anni dal Nuovo Concordato, la tenuta dell’Irc è forte, dimostrata dagli ultimi numeri diffusi proprio dalla Cei, che attestano una media nazionale di avvalentisi pari all’84,05%. Ci sono, certo, differenze anche significative tra ordini e gradi di scuola e tra Nord e Sud, tra città e periferie. Tuttavia la gran maggioranza di famiglie e alunni mostra di ritenere l’Irc un’occasione e un’opportunità di crescita, un insegnamento importante e apprezzato.
Certo l’Irc permette di conoscere e apprezzare principi, valori e storia che appartengono all'orizzonte culturale e spirituale della Chiesa. Lo fa con rispetto e in modo laico, senza chiedere ad alcuno scelte di fede. Lo fa attraverso insegnanti che sono normalmente preparati e competenti, in grado di instaurare relazioni positive con gli allievi, le famiglie, i colleghi. Così come i professionisti delle altre discipline.