Avvenire di Calabria

Educarsi all’umiltà per “sopravvivere” ai peccati. La preghiera entra nel buio delle celle: due storie di conversione

La conversione dietro le sbarre a Reggio Calabria

Il punto di non ritorno illuminato dalla fede: solo conoscendo Dio ci si può rialzare dopo aver toccato il fondo

di Carlo Cuccomarino *

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La conversione non è un concetto astratto: a Reggio Calabria, quotidianamente, dentro le celle delle carceri locali il Signore si fa presente a chi vive un momento di grande sofferenza per i peccati commessi.

Le carceri di Reggio Calabria "ospitano" tante storie di conversione

C’è un luogo presente nella nostra città, nel cuore della città davanti al quale vi saremo passati nella fretta quotidiana e tra le mille cose da fare. Un luogo che tante volte rischia di rimanere confinato non solo nel nostro tessuto urbano ma addirittura nelle nostre coscienze di uomini e di credenti. Questo luogo si chiama “carcere”, luogo che ospita persone che come cappellano da qualche anno frequento giornalmente.


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Oggi è Pasqua l’occasione per ogni cristiano di riflettere contemplare e celebrare il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Un mistero che ha interessato non soltanto la vita di Gesù ma che riguarda la vita e la storia di ogni battezzato fino alla fine dei tempi.

Questo mistero di morte e risurrezione “tocca di diritto” anche ai cristiani, uomini e donne, che vivono in carcere privati della libertà personale, isolati dal tessuto sociale e soprattutto lontani dai propri cari.

Ogni giorno condivido, come sacerdote, storie di persone che vivono nella loro esistenza, in una prospettiva di fede, una vita fatta di sofferenze ma anche di speranza. In carcere la paura, la desolazione o la “disperazione” non possono vincere sulla speranza e su una nuova opportunità per la vita.

Desidero dare voce a queste storie di sofferenza e risurrezione attraverso alcune delle testimonianze che ho raccolto in questi anni. Riporto testualmente e in modo rigorosamente anonimo solo qualche stralcio di decine di missive.


PER APPROFONDIRE: Le resurrezioni quotidiane: «La mia nuova vita dopo il carcere minorile»


La storia di Diego

Diego, oggi quarantenne, nel 2019, in una sua lettera che ha intitolato “Dall’oblio alla rinascita” così scriveva: «Signore ti ringrazio per avermi dato la possibilità di conoscere l’oblio. Proprio così l’oblio o punto di non ritorno. Ti ringrazio perché oggi più che mai pur toccando il fondo, vivendo nel totale isolamento, con la tua conoscenza mi hai dimostrato di essere al centro del mondo, che nulla è perso. Anzi è solo l’inizio di un percorso apparentemente tortuoso ma con un unico sbocco: la via della vita. La rinascita. Ti ringrazio per aver creduto in me, per aver sostituito i miei occhi in grossi fari permettendomi di illuminare la mia vita quando pensavo di essere diventato cieco».

La storia di Luca

Luca che oggi non c’è più perché deceduto dopo una lunga malattia, avendo avuto una vera e propria conversione in carcere rivolgendosi a Dio ha scritto: «Papà, tu per la tua umiltà hai dato la vita anche per i miei peccati. Io non ci sarei riuscito. Sei stato così calmo e sereno che hai accettato la tua morte senza colpa, giudicato da un popolo incosciente che non capiva. Anche se la felicità mi dimentica un po’, Dio non mi dimentica mai e il mio cammino continua con serenità».


* Cappellano delle carceri reggine

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