Dopo la «paralisi dei mesi scorsi», che «sembra superata», resta la «paura». L’andamento «preoccupante» dei contagi da coronavirus, «lo sgretolamento di certezze lapidarie, lo stravolgimento di stili di vita acquisiti, il grave dissesto economico e le sofferenze crescenti per molte persone e molte famiglie» pongono davanti una «nuova emergenza», quella della «carità». Lo scrive l’ordinario militare per l’Italia Santo Marcianò nella sua lettera pastorale per il nuovo anno, indirizzata a tutti i cappellani. E questa «nuova emergenza», ricorda l’arcivescovo castrense, chiede l’«attenzione ai poveri, ai poveri delle nostre caserme, delle famiglie dei militari, di casa nostra; ma chiede anche l’attenzione profonda a saper scrutare, nei segni e nelle paure dei tempi, la sete del “senso” di cui l’essere umano ha bisogno, pur se non ne è consapevole o, a volte, crede di saziarla con risposte distorte». È il caso dell’attenzione riservata dal governo a «rendere più accessibile ed estensibile il ricorso alla pillola abortiva Ru486, proprio mentre ben altre urgenze sanitarie avrebbero meritato attenzione e in un tempo che avrebbe dovuto insegnarci a difendere il valore di ogni vita umana, soprattutto la più fragile».
Marcianò esorta quindi i cappellani a «intercettare la sete di senso e indicare a tutti la Fonte della Vita», ricordando «gli uomini e donne delle forze armate, che si impegnano ogni giorno per difendere la vita umana, la sicurezza e la pace e, nell’emergenza della pandemia, hanno saputo sorreggere il Paese, supportare il mondo sanitario, affrontare fatiche, difficoltà e rischi, fronteggiando anche compiti inediti, come l’indimenticabile dolore del trasporto solitario delle bare». Quindi un pensiero alle famiglie, «che si sono ritrovate a vivere l’esperienza terribile della solitudine nella malattia e nel lutto per i propri cari, talora morti per il servizio, ma anche lo stupore di condividere un tempo maggiore, spesso riassaporando la semplice gratitudine di stare assieme, di pregare assieme. Tutto questo – prosegue l’arcivescovo – non va perduto. Dobbiamo ripartire da qui per affrontare il tempo che ci è posto dinanzi con la giusta parresìa e profezia, per ricominciare e ricostruire sulle fondamenta evangeliche della dignità umana, della speranza cristiana. E dobbiamo aiutarci a farlo insieme, come presbiterio».
In conclusione, Marcianò ha dato l’appuntamento ad Assisi, dal 26 al 30 ottobre, per il corso di aggiornamento annuale, annunciando anche che l’ordinariato militare «gioirà per il dono di due nuovi diaconi alla nostra Chiesa».