Avvenire di Calabria

Gli effetti congiunti dei costi di produzione e del clima avverso hanno messo in ginocchio le produzioni italiane

Costi di produzione e clima avverso, l’ortofrutticoltura italiana in ginocchio

La preoccupazione per minacce e insidie a quello che non a caso è definito il "Giardino mediterraneo"

di Redazione Web

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Gli effetti congiunti dei costi di produzione e del clima avverso hanno messo in ginocchio l’ortofrutticoltura italiana. Emergenza a dir poco. Un disastro in molte aree dello Stivale agricolo, a voler essere obiettivi. Certo, la resilienza che in agricoltura può far molto, potrebbe rimediare qualche situazione. Ma certamente gli effetti congiunti dei costi di produzione e del clima avverso hanno messo in ginocchio l’ortofrutticoltura italiana.

Confagricoltura non ha avuto dubbi e ha chiesto al governo una sorta di “recovery plan” per l’ortofrutta italiana. Un piano per salvare il salvabile e rilanciare il comparto che, con quello vitivinicolo, è certamente uno dei primi in quanto a valore e qualità della produzione soprattutto sui mercati esteri.


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Alla base di questa richiesta c’è una serie impressionante di eventi avversi: prima la pandemia, poi una guerra, poi ancora l’incremento dei costi di produzione e dell’inflazione in generale, infine l’andamento climatico. Troppo (e non solo per l’ortofrutticoltura). Troppo anche perché tutto è avvenuto velocemente in un alternarsi di eventi tra gran caldo e alluvioni, effetti sui mercati della guerra Russia-Ucraina, balzo in alto dei costi di produzione e tracollo dei mercati.

Mercati e produzioni a rischio, le richieste delle associazioni di categoria

Fare bene e fare in fretta, è quindi il mantra che arriva da un po’ tutto il comparto. Tagliare i tempi della burocrazia e far arrivare quanti più soldi possibile, è, per esempio, l’indicazione di Coldiretti che chiede anche di porre attenzione a quanto si acquista. Una moratoria sui mutui e un’azione coordinata è ciò che aggiunge Cia-Agricoltori Italiani. Arrivare ad un piano deciso e coordinato è appunto quanto chiede Confagricoltura.

E per comprendere meglio cosa è avvenuto in queste ultime settimane, basta scorrere le cronache locali e nazionali. Il Corriere Ortofrutticolo, punto di osservazione attento su tutto il comparto, ancora negli ultimi giorni ha dato conto di una tromba d’aria nel brindisino che ha spazzato via ettari di ortaggi nel brindisino, di una serie di grandinate e altre trombe d’aria nel veronese, di precipitazioni fuori controllo un po’ in tutto il nord ortofrutticolo dello Stivale, oppure ancora del gran caldo (quasi 50 gradi) che in Sardegna ha bruciato meloni e angurie. E tutto senza dire delle devastazioni che hanno percorso l’Emilia Romagna ultimamente e di tutto ciò che è accaduto nei mesi precedenti.

Ortofrutticoltura, quali prospettive

Fare presto e fare bene, dunque. In gioco, in effetti, c’è un tesoro in termini produttivi ed economici di non poco conto. Stando alle indicazioni con cui Confagricoltura ha inviato la richieste di “recovery plan” al governo, il comparto ortofrutticolo nazionale conta 300mila aziende e un valore della produzione pari a 15 miliardi di euro (circa 1/4 della produzione agricola nazionale).


PER APPROFONDIRE: L’oro di Reggio Calabria, il bergamotto, assediato dagli incendi: produzione a rischio


Unanimemente quello dell’ortofrutta viene indicato come un comparto “strategico e professionalizzato che investe, in particolare in innovazione e ricerca, che contribuisce in misura determinante alla crescita ed allo sviluppo dell’agricoltura nazionale”. In termini produttivi, il nostro Paese è il primo al mondo per produzione di pomodori, finocchi, carciofi, melanzane, cime di rapa, indivie, mele e pere fresche, pesche, nettarine, albicocche, uve da tavola e da vino, meloni e kiwi (dati Eurostat 2022).

Secondo Coldiretti, la sola ultima alluvione in Emilia Romagna ha colpito un territorio con 21mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese e che si possono stimare, per adesso, 1,1 miliardi di euro di perdite per il settore: una buona parte di questo disastro pesa sulle spalle dei produttori ortofrutticoli.

Ricorrendo a vecchi esempi, che tuttavia forniscono una sintesi efficace della situazione, è possibile davvero dire che a stare sull’orlo di una crisi lunga e complessa è una parte significativa del “Giardino mediterraneo”.

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