Avvenire di Calabria

Battenti serrati al Giovanni Paolo II nato nel 2010 grazie al Progetto Policoro

Crotone, chiude il centro diurno per malati psichiatrici

Federico Minniti

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I dodici utenti portatori di malattie psichiatriche del Centro diurno “Giovanni Paolo II” sono tutti tifosi sfegatati del Crotone. Ma questa volta dopo la salvezza miracolosa della squadra pitagorica, sono costretti ad accettare un'amara sconfitta. Da qualche giorno, infatti, la struttura, che ha sede nel quartiere Tufolo della città calabrese, è stata chiusa: la cooperativa “Baobab” che ne gestiva i servizi è rimasta al verde e da tre anni è stata completamente abbandonata dalle istituzioni. Si tratta di una realtà cooperativistica nata, sette anni fa, dal cuore operoso dell'arcidiocesi di Crotone – Santa Severina grazie al supporto della rete del Progetto Policoro.
Il centro – da diversi anni - rappresenta un nuovo inizio per gli utenti, impegnati in percorsi terapeutici. Un'attività “snobbata” dal fonte istituzionale, come afferma Mara Oreste, presidente della cooperativa, che spiega che ai soci della cooperativa sia «stato spiegato che non ci sono più soldi» per loro. Insomma i tagli del welfare vanno, come al solito, ad incidere negativamente sulle attività di prossimità sui territori.
Una realtà, quella del Centro diurno “Giovanni Paolo II”, che è stata protagonista di diverse rappresentazioni teatrali che avevano consentito alla comunità crotonese di conoscere il talento dei dodici amici della “Baobab”. «Sono stati anni ricchi di lavoro, emozioni, soddisfazioni e lotte», spiega Mara Oreste. Il centro rappresentava l'unico luogo destinato alle persone con disabilità psichiatriche a Crotone: una chiusura che, quindi, andrà a creare un vuoto territoriale. Eppure gli operatori della cooperative “Baobab” stimano «in trentamila euro annue» il contributo necessario per far sopravvivere la realtà solidale: fondi necessari a pagare le spese ordinarie del centro e a retribuire le professionalità specializzate necessarie. Non cifre astronomiche, ma che sembrano essere fuori budget rispetto alle politiche sociali di tutti gli enti interessati dal Comune di Crotone sino alla Regione Calabria. La chiusura del “Giovanni Paolo II” ha rappresentato per gli ospiti del centro un triste ritorno al passato, ossia una decadenza – assieme alle loro famiglie - nel dimenticatoio. «Eppure negli ultimi anni – scrivono gli operatoridella cooperativa – gli utenti avevano trovato nel nostro setting riabilitativo una risposta adeguata alle loro esigenze, quella risonanza e quel rispecchiamento che nel sociale riescono a riscontrare con difficoltà».

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