Avvenire di Calabria

Concluse le celebrazione del 50esimo dal ritrovamento dei Bronzi di Riace («bicchiere mezzo vuoto»), Castrizio analizza il sistema cultura in Calabria

Cultura in Calabria, Castrizio: «È in mano a dilettanti e “terrapiattisti”»

Oltre all'intellettuale reggino abbiamo ascoltato la voce della Confapi Calabria che ha evidenziato i dati dei flussi turistici alla scoperta della Magna Grecia.

di Federico Minniti

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Concluse le celebrazione del 50esimo dal ritrovamento dei Bronzi di Riace («bicchiere mezzo vuoto»), Castrizio analizza il sistema cultura in Calabria. Oltre all'intellettuale reggino abbiamo ascoltato la voce della Confapi Calabria che ha evidenziato i dati dei flussi turistici alla scoperta della Magna Grecia.

Castrizio analizza il sistema-Cultura in Calabria

Daniele Castrizio sfugge alle classificazioni. Il suo impegno accademico, sociale e religioso (è parroco della Chiesa ortodossa di San Paolo dei Greci a Reggio Calabria), però, racchiude a pieno il termine «vivacità intellettuale». Una caratteristica purtroppo rara o quantomeno celata alle latitudini del Parallelo 38. Il suo nome spesso è legato allo studio dei Bronzi di Riace, il cui ritrovamento risale a mezzo secolo fa, in quanto primo sostenitore della presenza di una terza statua finora rimasta inspiegabilmente nascosta agli occhi del mondo intero. Ma questa è un’altra storia che merita un approfondimento a sé.

Col professore Daniele Castrizio invece abbiamo provato a intravedere un orizzonte diverso per Reggio e la Calabria dove la cultura (prima ancora dei “pannicelli caldi” degli eventi culturali) può rappresentare un reale elemento di riscatto per un territorio che trasuda di testimonianze storico-culturali che meriterebbero ben altra valorizzazione.

Si è concluso l’anno del 50esimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace. A posteriori, secondo lei è stata un’occasione persa o sono stati debitamente valorizzati?

Come spesso accade alle nostre latitudini, ci troviamo di fronte a un bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno: dipende da quale prospettiva lo consideriamo. Guardiamo prima le cose positive: la Regione Calabria, che fino a quest’anno è sempre stata “ostile” ai Bronzi, nella sua trazione bruttia del potere, è stato l’unico soggetto credibile, mettendo in campo risorse e promuovendo eventi realmente incentrati sui Bronzi e sulla loro valorizzazione in Italia e a livello internazionale; una certa risposta da parte dei media nazionali è da registrare, anche se minata da un incomprensibile silenzio del Ministero della Cultura; è da registrare anche una inversione di tendenza nel numero di turisti e di visitatori del Museo di Reggio, ma siamo lontani da numeri veramente significativi. Dal punto di vista delle carenze, occorre segnalare il sostanziale fallimento dei tavoli istituzionali, la sordità del Museo di fronte a iniziative di didattica museale permanenti, la dispersione dei pochi fondi in iniziative senza alcuna attinenza con i Bronzi. La fine dell’anno, però, ci lascia una mostra del Comune di Reggio, realmente didattica e posizionata sul Corso Garibaldi, che supplisce alle carenze dell’esposizione museale, totalmente affidata a un approccio estetico.

Non solo Bronzi. La Calabria, lo si dice spesso, è culla multiculturale. Cosa manca per renderla accattivante agli occhi degli osservatori che appaiono, a volte, “distratti”?

La Calabria, a mio modesto avviso, avrebbe bisogno di un maggior numero di professionisti nel campo della storia, dell’archeologia e della divulgazione scientifica. Abbiamo, al contrario, un surplus imbarazzante di dilettanti, di eruditi e di terrapiattisti dell’archeologia, con pretese narcisistiche che sfiorano il patologico, e, alle volte, lo superano. Non si può promuovere ciò che non si conosce, ma conoscenza significa pubblicazioni scientifiche e competenze reali, non improvvisate.

cultura in calabria

In questo ambito, quale ruolo deve recitare l’Università reggina e calabrese. Può rappresentare un valore aggiunto oppure così come è strutturata (per corsi di studi e ricerca) sta già facendo il massimo?

Un altro grande problema è la concezione “regionale” della nostra offerta culturale e di ricerca. Che ci piaccia o meno, bisogna renderci conto che noi apparteniamo all’area culturale e antropologica dello Stretto, e ragionare in termini diversi non ci conviene: il nostro punto di riferimento per la storia e l’archeologia è l’Università degli Studi di Messina, non l’UniCal, con cui si può collaborare solo a patto di capire che si tratta di un’altra area culturale, storicamente parlando.

Arriviamo al “nodo” della politica. L’esperienza del professor Perna è fallita. Impossibile vedere intellettuali alla guida di comparti strategici come turismo, cultura e valorizzazione del territorio?

Personalmente, non considero un fallimento l’esperimento del professore Perna, perché ha mostrato come sia possibile che intellettuali illuminati possano trovare le risposte ai nostri problemi, uscendo dalla logica becera dei politicanti di mestiere, che tendono a procrastinare le soluzioni e a nascondere la polvere sotto il tappeto, con le dovute eccezioni, ovviamente. Il fallimento, a mio avviso, non è stato di Tonino Perna, ma di chi non ha capito quale risorsa non è riuscita a utilizzare.

Un’ultima domanda riguarda la scuola e la formazione delle nuove generazioni. Se potesse consigliare un’attività culturale a presidi e docenti, cosa consiglierebbe?

Seguendo gli esempi positivi, credo che occorrerebbe sviluppare nei discenti il senso di appartenenza e identitario, permettendo loro di conoscere la storia e l’archeologia del nostro territorio. Questo, sia chiaro, non in un’ottica campanilista o nazionalista, che porta a sterili contrapposizioni e a guerre fra poveri, ma per contrastare la narrazione di pauperismo atavico, di “Reggio non ha venduto mai grano”, che piace tanto alle classi dominanti longobarde che tengono l’Italia sotto il loro tacco: se siamo sempre stati poveri, è inutile lottare civilmente per il nostro riscatto; ma se è vero il contrario, forse dovremmo imparare a sfruttare le nostre risorse locali, invece di scappare al nord o all’estero.


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Oltre Castrizio. Il punto di vista dei tour operator

Turismo, cultura, Calabria. Quanto sono distanti tra loro queste tre parole? Ne abbiamo parlato con Giovanni Giordano, presidente della Confapi Turismo Calabria.

In virtù dei dati a sua disposizione: esiste un sistema culturale calabrese che “giustifica” flussi turistici?

Certamente che esiste un sistema culturale calabrese, basti pensare alla ricchezza immensa della Calabria rappresentata dalla sua storia millenaria, dalle tradizioni, dai prodotti tipici, dall’enogastronomia, dalla sua lingua, dai suoi borghi. Può fornirci qualche dato in tal senso? Le motivazioni principali che portano flussi turistici in Calabria sono rappresentati dal mare e dal turismo di ritorno e rappresenta un dato interessante anche la motivazione di stare a contatto con la natura per il 16,3% dei turisti che vengono in Calabria. Quasi il 40% dei flussi verso la nostra regione sottolinea gli aspetti esperienziali ed emozionali rappresentati dalla vacanza trascorsa sul territorio calabrese. Complessivamente i valori del 2022 si mantengono più alti rispetto al 2021. Il target generazionale maggiore dei flussi è rappresentato dalla fascia d’età compresa tra i 28 e 41 anni (38,3%) seguito dalla fascia d’età 42-57 anni (32,4%). In ogni caso il minimo comune denominatore dei flussi turistici in Calabria risiede nell’attrazione mossa dalle nostre più autentiche e profonde radici che affondano nei tempi antichissimi e che traggono origine dalla cultura greca. La Magna Grecia, infatti, così come i Bronzi di Riace non dovrebbe essere ridotta soltanto a semplice riferimento storico e neanche a qualcosa di cui fare memoria periodicamente o in occasione di specifiche ricorrenze. La cultura greca è presente nella nostra vita come l’ingrediente principale per eccellenza ed i Bronzi di Riace ne sono un tipico esempio. Essi sono marcatori identitari distintivi della nostra Calabria, formidabile potenziale attrattore per aumentare i flussi turistici. Nonostante ciò è chiara la presenza di falle in quella che doveva e poteva essere occasione di rilancio della Calabria.

Cosa manca per costruirlo o valorizzarlo per come meriterebbe?

Sostanzialmente manca una visione generale, cioè quella ispirazione di fondo che fa vedere all’artista l’opera prima che la si realizzi. Manca anche l’orgoglio del fare e soprattutto del fare bene. Infine, ma non per minore importanza, mancano le competenze in quei settori trainanti come il turismo. A questo proposito purtroppo c’è da evidenziare la scarsa attenzione delle istituzioni verso il settore turistico fiore all’occhiello del Paese e in particolare della Calabria. I flussi turistici affinché possano essere incrementati hanno bisogno non solo di un sistema culturale attrezzato, organizzato e messo in rete ma necessitano anche di altri elementi fondamentali quale l’ammodernamento delle infrastrutture come porti, aeroporti, stazioni, reti ferroviarie e stradali; del recupero del degrado urbano e dell’organizzazione funzionale dei servizi.

Quale “buona prassi” italiana o europea potrebbe essere da ispirazione?

Non è necessario andare molto lontano perché in Italia e in particolare al Sud una buona prassi a cui ispirarsi è rappresentata dalla regione Puglia, che ha prodotto con investimenti mirati sulle infrastrutture e sul decoro urbano una crescita importante del proprio territorio elevandolo a destinazione turistica d’eccellenza. Sicuramente determinante è stato il piano di promozione del territorio e del nuovo riposizionamento del brand Puglia varato dalla Regione. Tutto ciò è stato alimentato da un piano formativo e dal consequenziale coinvolgimento degli operatori e delle associazioni del settore turistico. In poche parole, lo sviluppo turistico di un territorio è un processo complesso che va programmato e strutturato sul medio e lungo periodo facendo leva su altri settori che sono determinanti e propedeutici alla crescita allo stesso settore turistico. Auspichiamo che anche in Calabria si faccia leva su tutte le opportunità future affinché eventi come il 50° dei Bronzi, purtroppo rivelatasi tale, non siano l’ennesima occasione perduta.


PER APPROFONDIRE: Cultura in Calabria, una nota positiva: l'accordo sui beni culturali ecclesiastici


Ma cosa valorizza davvero la Cultura in Calabria?

È il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio patrono di Milano. La facciata della stazione più grande d’Europa è illuminata di viola; campeggia una scritta proiettata da un fascio di luce: “Calabria Straordinaria”. Ancora il battage mediatico non è iniziato, vedendola - chi scrive - pensa di essere travolto da un attacco nostalgico verso la terra natia. Incamminandosi e vedendo un maxi-villaggio dedicato ai milanesi e a quanti si troveranno in transito dalla stazione che da su piazza Duca d’Aosta, il brand Calabria diventa ossessionante.

Neve e Calabria, Calabria e Neve. Ovunque. Sullo sfondo immagini di spiagge paradisiache che gli zero gradi meneghini sembrano una punizione divina. Non sappiamo se e quanto il maxi-villaggio dal maxiinvestimento di soldi pubblici finanziati dalla Regione Calabria porterà in termini di turisti dal Pollino allo Stretto. Un dato è certo: in tanti hanno “scoperto” che tra Campania e Sicilia esiste una terra di mezzo che ha tanto da mostrare. E, lo garantiamo, non è un dato così assodato. Soprattutto se si parla dell’ultima propaggine di terra dello Stivale; la percezione che si avverte “da fuori” è che Reggio Calabria, terra baciata da Dio, sia veramente dimenticata dagli uomini.

Un promemoria, però, è presente quotidianamente sui Social network, specialmente su Instagram (quello statisticamente più usato dalla Generazione Y, ossia i 30-40enni). Alcuni influencer ci provano a raccontare il territorio. Lo fanno attraverso l’hashtag provocatorio #NonveniteinCalabria o con alcune pagine interamente dedicate tra cui Calabria Dreamin, Calabria meravigliosa e Viviamo la Calabria. “Piccole” realtà che, compaiono nei “Per te”, di tanti in ricerca di una vacanza low cost nel Belpaese. E così, durante una cena a Milano, capita di sentirti dire: «Sono stata in vacanza a Chianalea, è stupenda. Pensa, l’ho scoperta con un Reel su Instagram».

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