In Principio è la Relazione: la Filosofia di Buber e il Bene Relazionale
Il concetto di bene relazionale offre una chiave di lettura sulle dinamiche che regolano la vita sociale
Individuo significa transitorietà, mentre famiglia vuol dire continuità.
L’uomo, come individuo, non ha il sentimento del sacrificio per l’avvenire; mentre l’uomo come elemento della famiglia costruisce soprattutto per il futuro; la famiglia tende naturalmente a perpetuarsi ed ha perciò non solo la possibilità, ma l’interesse di trasmettere i forti ideali e le forti virtù nei cittadini di domani, che da essa discendono, in modo da renderli artefici della sua progrediente elevazione morale e sociale.
È chiaro pertanto che gli uffici, le organizzazioni e tutte le associazioni a fondo atomistico sono poco adatti a formare l’animo dei cittadini, mentre la famiglia è adattissima allo scopo.
Dal letto di nascita al talamo e al letto di morte, la famiglia ci sostiene, ci accompagna, ci avvince meglio di qualsiasi altro ente più o meno artificiale, e pertanto lo Stato deve potenziare e riconoscere la famiglia come strumento basilare.
La famiglia infatti è l’unica dimensione che, attraverso il mistero della scelta sessuale, del connubio, della procreazione e dell’ereditarietà, possa attuare il miglioramento della società.
Ma tali principi sono stati oppugnati in ogni epoca da acerbi negatori.
In un’epoca di accelerazione intensa e sempre più difficilmente prevedibile dei mutamenti politici, ideologici, economici e culturali, i valori immutabili, quali la vita, la nascita, la morte, l’ordine della natura e delle cose, la famiglia, segnano le coordinate dell’uomo e dell’umanità, accomunano i popoli e le lingue.
Nel corso della lunga vicenda umana, la famiglia, in particolare, ha rappresentato il luogo dell’esperienza, l’ambito in cui la parola è divenuta messaggio, insegnamento e memoria, con cui educare alla dimensione di uomo. Essa è struttura vitale, edificio umano.
Bisogna riconoscere nel sentimento della famiglia un atomo del grande aggregato collettivo, e con questo atto di riconoscimento, valorizzare la nostra stessa storia, la cultura e la tradizione della di Reggio nel Mediterraneo. Sono poche, infatti, le città che come Reggio hanno saputo fare della moltitudine il senso stesso dell’unione: millenni di storia, di civiltà, di apertura verso i popoli hanno impresso nel carattere del reggino un compendio di tolleranza, la sintesi dell’integrazione sociale; perché per il popolo reggino tutto passa e si compie dentro la famiglia per transitare verso il quartiere, la città, la nazione, come una forza che trovi il senso dell’assoluto solo se l’individuo è, allo stesso tempo, padre, madre e figlio. Nella famiglia, dunque, muore l’individuo, ma nasce l’umanità: è questa la sua forza …. far divenire il singolo una moltitudine che ritrova nella famiglia la sua copia originale.
Per queste ragioni Reggio deve divenire il grande centro della discussione civica e dei grandi eventi della vita; il luogo eletto in cui maturare il senso dell’eredità e della giustizia, in cui affermare il concetto della famiglia nel suo significato originale.
È dalla famiglia che la città diviene il laboratorio in cui creare la cultura ed il senso civico, in cui accendere il desiderio di conoscenza, in cui promuovere modelli economici e sociali sani, la cooperazione e la solidarietà.
E non può che nascere dalla famiglia il sentimento dell’assistenza ai disabili e agli anziani: a loro dobbiamo il ringraziamento più alto e più forte, poiché in loro possiamo leggere i miracoli, la pazienza, l’accettazione; da loro possiamo raccogliere il maggior numero di memorie.
Il concetto di bene relazionale offre una chiave di lettura sulle dinamiche che regolano la vita sociale
Una scelta non sempre volontaria e spesso legata all’invecchiamento della popolazione In Italia, ben 8,8
Tra precarietà, solidarietà e rigenerazione, quale modello di società?