
Madonna della Montagna, a Polsi tutto pronto per la festa
Come da tradizione il 2 settembre torna la festa della Madonna della Montagna presso il
Lo sapevi che oggi si festeggiano i Santi Arcangeli? Auguri, quindi, a quanti si chiamano Michele, Gabriele e Raffaele. Una giornata particolarmente sentita anche in Calabria in virtù di una devozione ultra secolare per i tre arcangeli.
Il calendario liturgico unisce - il 29 settembre - i tre Arcangeli della tradizione biblica in una sola celebrazione. Si tratta di Michele (che significa “Chi come Dio?”), Gabriele (“Forza di Dio”) e Raffaele (“Dio ha guarito”).
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Di Michele si parla quattro volte nella Scrittura: due volte in Daniele, una volta nella Lettera di Giuda e nell’Apocalisse, dove lo vediamo combattere contro il dragone. Nel culto cristiano era già presente nel secolo IV e sono numerosissime le chiese e le cappelle a lui dedicate (si pensi al santuario del Gargano, all’abbazia normanna di Mont-Saint-Michel in Normandia, e al romano Castel Sant’Angelo dominato dalla statua di Michele che è presentato generalmente vestito da guerriero).
È invece Gabriele che annuncia la nascita di Giovanni Battista a Zaccaria e quella di Gesù a Maria, alla quale delinea l’altissima fisionomia di Gesù “grande Figlio dell’Altissimo erede di Davide, Figlio di Dio”, facendosi così messaggero dei tempi messianici e rivelatore dell’evento centrale della storia della salvezza.
Nell’Antico Testamento (nel libro di Daniele) appare come annunciatore di divine rivelazioni, mentre nell’Islam è descritto come l’angelo che comunicò a Maometto il Corano in nome di Dio. Nella storia dell’arte la sua figura domina nelle infinite raffigurazioni dell’Annunciazione (si pensi solo a Giotto e al Beato Angelico).
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Quanto a Raffaele, che appare solo nel libro biblico di Tobia, è descritto nei panni di “custode” e “guaritore”. Mentre Michele e Gabriele hanno compiti ufficiali, nazionali e storici, Raffaele è l’angelo della quotidianità, che assume un profilo umano, per essere a noi più vicino e guidarci da vero e proprio “angelo custode” nelle difficoltà dell’esistenza. Egli è l’amico che consiglia e sostiene, è la presenza visibile di un Dio invisibile ma amoroso verso le sue creature. Per la sua opera di guaritore, Raffaele è venerato come uno dei patroni di coloro che curano i malati.
I Santi Arcangeli presentano una forte devozione in Calabria con tantissimi paesi che ne riconosco i patronati. C'è però una "tradizione" che ha ben poco a vedere con la religione.
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La criminalità organizzata, da sempre, si appropria, nei suoi riti di affiliazione, di simboli religiosi e San Michele ricorre, per così dire tirato per le ali, chiamato come testimone dei riti di ingresso e di passaggio della ‘ndrangheta (ma il meccanismo è analogo per cosa nostra) intrisi di una pseudoliturgia parareligiosa a cominciare dai nomi delle cariche gerarchiche distribuite.
Non solo, un’immaginetta dell’Arcangelo Michele bruciacchiata è stata rinvenuta nella tasca di una delle vittime della strage di Duisburg in Germania nel 2007, prova inequivocabile, il santino bruciato, che a migliaia di chilometri dalla Calabria un rito di affiliazione doveva essere avvenuto.
Si tratta di comprendere che cos’abbiano a che fare, fosse anche in un immaginario deviato, i santi con questi riti e perché proprio San Michele sia uno degli oggetti privilegiati di questa devozione a rovescio. In questo ci soccorre un’ordinanza di custodia cautelare emessa nel 1993 a Reggio Calabria, in cui a proposito di riti di affiliazione della ‘ndrangheta si legge: «Bisogna prestare un giuramento in forza del quale il novello santista è obbligato a tradire anche i familiari pur di salvaguardare la “Santa” (la società criminale che si forma ndr.). Sino a sgarrista (un altro dei gradi ndr.) il protettore è San Michele Arcangelo, che rappresenta la giustizia e quindi il rispetto delle regole. Con la santa finiscono giustizia e regole e l’unico fine della nuova struttura è l’autoconservazione a qualunque costo».
Come si vede, in questa spiegazione si riconosce l’iconografia di San Michele che la tradizione dipinge con le insegne della giustizia: la bilancia e la spada. Secondo il libro di Daniele l’Arcangelo è «Il gran principe che vigila sui figli del popolo di Dio». Nell’Apocalisse scende in guerra contro Satana facendolo precipitare con i suoi angeli, cosa che lo restituisce all’immaginario e alla devozione come: «Alfiere del bene che si erge in difesa dei giusti», definizione di Gianfranco Ravasi. Più complicato è capire che cos’abbiano a che fare i simboli della fede e della giustizia, per giunta combinati, con organizzazioni criminali che seminano violenza e morte.
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Tags: Devozione