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Con una lettera carica di gratitudine e preoccupazione, il vescovo Francesco Marino riflette sulla festa dei Gigli e invita la comunità a un rinnovato impegno di pace, responsabilità e riscoperta della fede cristiana.
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Si apre con un saluto di pace la lettera che il vescovo di Nola, mons. Francesco Marino, scrive al termine della festa dei Gigli in onore di San Paolino, alla Città di Nola, rivolgendo a tutti un accorato grazie per aver preparato e gestito l’annuale Ballata, espressione di religiosità popolare unica nel suo genere ed espressione dello spirito di amicizia autenticamente paoliniano: «Sono sempre più convinto che per comprendere e apprezzare la festa, bisogna stare in mezzo alla nostra gente e coinvolgersi con passione. Portando, infatti, il mio saluto durante le cene dei comitati, sono rimasto impressionato anche da certa compostezza e dal rispetto che tanti giovani e meno giovani, bambini e adulti di ogni estrazione culturale e professionale, seduti alla stessa tavola come una sola grande famiglia», scrive il vescovo Marino.
Uno spirito ritrovato domenica mattina «quando un ‘mare di gente’ ha permesso alla barca e agli obelischi di giungere in piazza già prima di mezzogiorno», purtroppo fiaccato da episodi di violenza serali ribalzati all’occhio della cronaca, che «sebbene non dicano il tutto di una festa, vanno incondizionatamente condannati. La gravità di questi atti ad opera di alcuni facinorosi, stona anzitutto con il periodo storico che stiamo vivendo: come avevo affermato nella breve allocuzione per la benedizione, il compito di noi cristiani è quello di pregare per la pace e in particolare per il disarmo a tutti i livelli. Per questo è ancor più assurdo che una festa religiosa, che deve essere palestra di pace e di fraternità, si trasformi per alcuni in occasione di scontro con espressione di odio e violenza», aggiunge il presule che invita però a non lasciarsi scoraggiare da queste derive.
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Per migliorare la festa dei Gigli, sottolinea il vescovo Francesco Marino, bisogna riconsiderare diversi presupposti e ne richiama alcuni che spera siano oggetto di riflessione e di verifica nelle sedi opportune: ristabilire la frattura evidente tra famiglie assegnatarie del Giglio, maestri di festa e paranze; non prolungare oltremodo i tempi della manifestazione; non trascurare la responsabilità di usare parole e atti pacifici; curare le motivazioni di fede in tutti: «Nola deve ritornare ad essere il centro della fede dell’intera nostra diocesi e lo può fare solo se la città, anche nella sua componente civile e culturale oltre che religiosa e associativa, riscopre le sue radici essenzialmente cristiane come ho voluto riaffermare nel mio messaggio alla vigilia della memoria liturgica di san Paolino: Nola, ricordati di Gesù Cristo!».
Nel concludere la sua lettera, il vescovo Francesco Marino pone alcune domande aperte alla comunità, invitando tutti a una profonda riflessione personale e collettiva: «La festa dei Gigli è in un certo senso l’esame annuale del nostro Dna ecclesiale e civile: siamo ancora quel crocevia dello Spirito? Siamo ancora ospitali? Siamo ancora capaci di relazioni amicali significative? Siamo ancora capaci di religiosità autentica o solo affezionati a festeggiamenti mondani?».
Parole che suonano come un invito a non perdere l’anima più vera di una delle feste più amate e partecipate della diocesi di Nola.
Fonte: Agensir

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