Avvenire di Calabria

Testa nascosta sotto le lenzuola e uso notturno prolungato di smartphone, tablet e pc: così aumentano i disturbi del sonno alle nostre latitudini

Disturbi del sonno in aumento, colpa dell’uso notturno degli smartphone

Una difficoltà a staccarsi dal proprio prolungamento tecnologico che porta in tantissimi ad addormentarsi e a svegliarsi col pensiero fisso di notifiche e serie-tv

di Redazione Web

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Testa nascosta sotto le lenzuola e uso notturno prolungato di smartphone, tablet e pc: così aumentano i disturbi del sonno alle nostre latitudini. Una difficoltà a staccarsi dal proprio prolungamento tecnologico che porta in tantissimi ad addormentarsi e a svegliarsi col pensiero fisso di notifiche e serie-tv.

Si dorme poco: così gli smartphone hanno cambiato il nostro sonno (comportando nuovi disturbi)

Oggi è la Giornata del Sonno, un'occasione più unica che rara per concedersi delle riflessioni su un tempo fondamentale nella vita di ciascuno. Dagli ultimi rapporti scientifici, però, emerge che dormiamo poco e male.

Esistono diversi studi che, purtroppo per noi che siamo dipendenti dai dispositivi elettronici e dai social, confermano la teoria: l'insonnia da smartphone esiste eccome. 

Per esempio, uno studio del 2019 ha analizzato, tra il 2016 e il 2019, quindi in un'epoca pre-pandemia, ben 345 adulti con più di 21 anni. Più del 98% delle persone analizzate aveva uno smartphone e il 90% lo utilizzava prima di addormentarsi.

I risultati hanno evidenziato che non c'è alcun dubbio: usare lo smartphone prima di dormire, soprattutto se oltre i sessanta minuti, compromette seriamente la qualità del sonno. 


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La generazione binge watching

Maratoneti per eccellenza, ma dal letto o dal divano: la Generazione Z è quella che ha moltiplicato all'ennesima potenza il concetto di serialità condividendo il primato coi "vicini generazionali" cioè i Millenials, non propriamente digitali nativi, ma incapaci di scollare i propri occhi dallo schermo dei device se sta andando in onda qualcosa che li attrae.

Eppure i contenuti on demand sono fruibili a qualsiasi ora e si possono interrompere in qualsiasi momento. Ma il sacro rito del binge watching, testualmente la «maratona di visione», sembra non conoscere rivali. Nemmeno con apatia e stanchezza all'indomani mattina.

Gli studi che dimostrano gli effetti negativi dell'uso eccessivo (che tutti facciamo) degli smartphone sono numerosi. In alcuni casi si è dimostrato che, oltre a peggiorare la qualità e diminuire la quantità di sonno, gli smartphone provocano mal di testa, spossatezza, vertigini, ansia. Inoltre, molte persone - compresi purtroppo bambini e adolescenti - si addormentano molto tardi perché chattano o hanno contenuti sempre nuovi da vedere, rimandando il momento di spegnere. 

In un studio recente Exelmans e Van den Bulck infatti hanno mostrato come il binge watching notturno si associ a un rischio raddoppiato di disturbi del sonno.

Di questa ricerca hanno fatto parte 463 soggetti che hanno risposto a questionari specifici su abitudini di visione televisiva, qualità del sonno, stanchezza, insonnia, ed eccitazione pre-sonno.

80 % dei partecipanti ha riferito di aver avuto almeno una sessione di binge watching nel mese precedente. I risultati hanno inoltre rilevato che più queste sessioni erano frequenti, minore era la qualità del sonno e maggiori i casi di insonnia e di affaticamento il giorno dopo. Lo studio ha evidenziato inoltre che la visione in modalità “abbuffata” compromette la capacità di addormentarsi, determinando una eccitazione cognitiva.


PER APPROFONDIRE: Disturbi del sonno, smartphone "nemici" dei nostri adolescenti


Sulla stessa lunghezza d'onda ci sono poi i "malati" di gaming: affezionati al videogioco più che alla vita reale che - durante le ore piccole - si sfidano online.

Entrando nello specifico del caso italiano, una ricerca del Cnr e dell'Università di Padova ha analizzato anche la quantità di ore trascorse con i videogame nelle giornate non scolastiche, ed anche qui i dati non sono di grande conforto, specialmente per quanto riguarda i ragazzi: il 14% trascorre anche 6 ore di gioco, contro il 3,4% delle ragazze, il 28% tra le due/tre ore e solo il 15% non gioca affatto a consolle e computer, contro il 45% delle coetanee.

Nel 2021, secondo nuovi dati della ricerca post-Covid, è «aumentata la percentuale di ragazzi che praticano il gaming, dal 62% al 68%, spesso e volentieri di notte, ma il livello di rischio resta più alto per i minorenni maschi rispetto ai maggiorenni, fattore che sottolinea come la categoria dei minori sia più fragile».


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Un'età iniziale sempre più bassa

L'uso precoce di smartphone e tablet incide sulla qualità e sulla quantità del riposo notturno del bimbo. Lo ha certificato una ricerca condotta dall'Università di Londra e pubblicata sulla rivista specializzata Scientific Reports. Ecco i risultati emersi.

I ricercatori inglesi hanno anche misurato l'entità di questa correlazione: ogni ora di touchscreen "costa" al piccolo 15,6 minuti di nanna in meno. Lo studio è stato realizzato somministrando questionari online a 715 genitori. Le loro risposte hanno consentito di chiarire come i device influenzino la durata della sonno – i piccoli dormono di meno la notte e di più il giorno – e provochino difficoltà di addormentamento. Non è stata rilevato, invece, alcun link fra l'uso di smarphone e tablet e i risvegli notturni.

La ricerca – la prima in assoluto su questo tema – ha concentrato la sua attenzione sui bimbi da 6 a 36 mesi. E ha permesso di scoprire un dato che fa riflettere: il 75% di loro utilizza i touch tutti i giorni. In particolare, l'uso quotidiano interessa il 51% dei piccolissimi (6-11 mesi) e il 92% dei bambini di 25-36 mesi. Inoltre, cresce con l'età: a 6-11 mesi ammonta mediamente a 8,53 minuti al dì.

Che diventano 45, però, nella fascia 25-36 mesi. Ragionando su queste cifre, quindi – e tenendo in considerazione che ogni ora di esposizione agli schermi equivale, come abbiamo visto, a 16 minuti in meno di sonno – deduciamo che il bimbo smart di 3 anni dorme in media 12 minuti in meno ogni notte. E non ne avrebbe alcun bisogno. Anche perché i disturbi del sonno nei bambini non sono merce rara.

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