Avvenire di Calabria

Fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fu canonizzato alla chiusura dell’anno della Redenzione nel 1934

«Il futuro si costruisce insieme ai giovani», la lezione sempre attuale di Don Bosco

Oggi la festa che ricorda la figura dell'amato sacerdote ed educatore. Giovanni Paolo II non a caso lo definì: «Padre e maestro della gioventù»

di Redazione Web

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Oggi è san Giovanni Bosco, il Santo dei giovani. Fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fu canonizzato alla chiusura dell’anno della Redenzione nel 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò «padre e maestro della gioventù».

Ogni anno la festa di San Giovanni Bosco  è un momento di riconoscenza al Signore, ma anche riflessione su quel dono grande che Don Giovanni Bosco ha fatto a tutta la Chiesa, ossia l’attenzione e l’amore verso i giovani per puntare su di loro e costruire insieme  il  futuro.

Chi è San Giovanni Bosco

Giovanni Bosco nacque in una famiglia contadina ai Becchi, una frazione di Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815. Il padre, Francesco, che aveva sposato in seconde nozze Margherita Occhiena, morì quando lui aveva due anni e in casa non mancarono certo le difficoltà anche perché il fratellastro Antonio era contrario a far studiare il ragazzino che pure dimostrava una intelligenza non comune.


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A nove anni, Giovanni fece un sogno che gli svelò la missione a cui lo chiamava il Signore: si trovò in mezzo a dei ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano e mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli desistere, vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo che gli si presentò dicendo: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno» e aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù».

Poi apparve una donna di aspetto maestoso, la Vergine Maria che, mostrandogli il campo da lavorare - «capretti, cani e parecchi altri animali» - gli disse: «Renditi umile, forte e robusto» e, posandogli la mano sul capo, concluse: «A suo tempo tutto comprenderai».

L'apostolato educativo: i giovani al centro

Nel suo instancabile apostolato educativo, il santo trovava anche il tempo di scrivere numerosi libri per la gioventù. In quegli anni furono stampati la Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, la Vita di Luigi Comollo, un giovane seminarista suo compagno di studi morto in concetto di santità, la Corona dei sette dolori, il Divoto dell’Angelo Custode e Il Giovane provveduto, quest’ultimo tradotto, ancora lui vivente, in francese, spagnolo e portoghese.


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Nel 1853 cominciò la pubblicazione delle Letture Cattoliche per la preservazione della fede nel popolo, che ebbero un successo immediato. Seguirono poi opere agiografiche come la Vita di S. Giuseppe e le Vite dei Papi dei primi secoli. Nel 1877 cominciò il Bollettino Salesiano, ancora oggi diffuso nel mondo in 56 edizioni e in 26 lingue raggiungendo 135 paesi. Fu ancora lui, inoltre, a realizzare la prima tipografia come scuola grafica.

Ovviamente, dato il clima anticlericale di allora, l’oratorio di Valdocco fu soggetto a visite e a ispezioni da parte del governo liberale, cui era nota la fedeltà incondizionata di Don Bosco al Papa. Tuttavia, la fama che egli si era guadagnato per la sua opera educativa tra i giovani gli consentì di fare da mediatore nei contrasti tra lo Stato italiano e Santa Sede, come ad esempio nel segnalare al governo i nomi di possibili vescovi per le chiese vacanti. Per questo egli è considerato uno degli antesignani della Conciliazione fra Stato e Chiesa.

Le prime case dei salesiani

Nel 1868 era stata consacrata a Valdocco la basilica di Maria Ausiliatrice, frutto delle grazie straordinarie della Madonna e della fede del santo il quale, quattro anni dopo, ispirato all’alto, realizzava un altro monumento alla Vergine, fondando l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’educazione della gioventù femminile dopo aver incontrato un gruppo di giovani, in qualche modo consacrate, dirette da don Domenico Pestarino e animate da santa Maria Domenica Mazzarello.


PER APPROFONDIRE: «L’amore per i ragazzi», così don Bosco vive anche a Reggio


Le case dei salesiani intanto si moltiplicavano e nel 1876 Don Bosco organizzò la prima spedizione missionaria, con meta la repubblica Argentina. Da allora l’espansione procedette a ritmi sempre più intensi. Nel 1880 Leone XIII affidò al santo la costruzione del tempio del Sacro Cuore a Roma, e per questo Don Bosco si recò questuante a Parigi suscitando ammirazione per miracoli e grazie eccezionali da lui ottenuti; nel 1886 si recò in Spagna, accolto altrettanto trionfalmente dalla popolazione. Fece appena in tempo a recarsi a Roma per l’inaugurazione della basilica del Sacro Cuore, mentre si aggravavano le sue condizioni di salute. Morì il 31 gennaio 1888. Fu beatificato da Pio XI nel 1929 e da lui canonizzato il giorno di Pasqua (1° aprile) del 1934.

Padre e maestro della gioventù

Giovanni Paolo II lo definì «Padre e maestro della gioventù» per la sua pedagogia, sintetizzabile nel “sistema preventivo”, che si basa su tre pilastri: religione, ragione e amorevolezza e si propone di formare buoni cristiani e onesti cittadini. Uno dei capolavori della sua pedagogia fu San Domenico Savio.

Don Bosco, uno dei santi più amati in vita, è anche oggi uno dei più invocati e popolari per le grazie che si ottengono incessantemente per sua intercessione.

La lezione di don Bosco ancora attuale

«Ricordatevi che la vostra età è la primavera della vita. Chi non s’abitua al lavoro in tempo di gioventù, per lo più sarà sempre un poltrone alla vecchiaia, con disonore della patria e dei parenti, e forse con danno irreparabile dell’anima propria». Ed aggiunge: «Mediante il lavoro potete rendervi benemeriti della Società, della Religione, e far bene all’anima vostra, specialmente se offrite a Dio le quotidiane vostre occupazioni». Non si può non concludere che «l’onesta occupazione è un gran tesoro per la gioventù».


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Era preminente, nella visione modernissima del sacerdote torinese, non solo l’importanza del lavoro, ma anche delle condizioni sociali, sanitarie, contrattuali, in cui questo doveva venir svolto.

Un’attenzione, insomma, a tutto tondo, per il futuro delle giovani generazioni. Forse, sarebbero da rileggere e approfondire – proprio in questo momento storico del nostro Paese – i suoi scritti, per avere una lezione di cui il nostro Tempo, ha necessariamente e profondamente bisogno.

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