Avvenire di Calabria

L'opera di don Giacomo Panizza premiata da Sergio Mattarella insignendolo del titolo di commendatore della Repubblica

Mattarella premia don Panizza come commendatore della Repubblica

Il sacerdote bresciano trapiantato a Lamezia Terme ha ricevuto il riconoscimento da parte del Capo dello Stato al Quirinale

di Saveria Maria Gigliotti

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L'opera di don Giacomo Panizza premiata da Sergio Mattarella insignendolo del titolo di commendatore della Repubblica. Il sacerdote bresciano trapiantato a Lamezia Terme ha ricevuto il riconoscimento da parte del Capo dello Stato al Quirinale.

Mattarella valorizza l'impegno di don Panizza: è commendatore della Repubblica

“Per l’impegno, di tutta una vita, a favore dell’inclusione sociale attraverso una rete di volontariato che si occupa di individuare percorsi di recupero per persone in grave difficoltà”.

È questa la motivazione con cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, motu proprio, ha conferito a don Giacomo Panizza, 75 anni, presidente della comunità Progetto Sud e vice direttore della Caritas della Diocesi di Lamezia Terme, l'onorificenza di "Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana".


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Un riconoscimento rispetto al quale don Giacomo si dice “sorpreso” e, nello stesso tempo, sottolinea che si tratta di una onorificenza che non è solo per lui, ma per “tutto il gruppo che – aggiunge don Giacomo - insieme a me lavora per il bene delle persone più deboli e disagiate, impegnandosi quotidianamente sul fronte del riconoscimento dei diritti. Cerchiamo di fare qualcosa per la libertà e per il futuro della Calabria. Cerchiamo di costruire una Calabria con i piedi per terra, che si rifiuta di dire grazie ai favori di mafiosi o altri potenti e che ha tanta voglia di crescere. Crediamo nella dignità delle persone che vogliono vivere senza essere costrette, per esempio, ad andare a migliaia di chilometri di distanza per inventarsi un'altra vita".

Don Giacomo, arrivato nella Diocesi di Lamezia nel 1976, ha fondato la comunità "Progetto sud" di cui parte dell'attività ha sede in un immobile confiscato alla 'ndrangheta (scelta che gli è costata minacce da parte della criminalità organizzata, a causa delle quali gli fu assegnata una scorta). Mentre gran parte, invece, viene svolta nel tessuto sociale e diocesano collaborando con varie realtà che operano a favore dei più deboli. Non meno importanti, le sue battaglie per l’affermazione della legalità.


PER APPROFONDIRE: Don Panizza: «La lezione di coraggio di don Italo Calabrò»


Un impegno, il suo, riconosciuto, non solo dalla Chiesa locale che in questi anni non gli ha fatto mancare, specialmente nei momenti di forte difficoltà, la sua vicinanza, ma anche dalla politica, dall’associazionismo e dal mondo del volontariato.

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