Avvenire di Calabria

La vita della comunità cristiana non pende dalle labbra di statistiche e analisi sociologiche

Don Vito Piccinonna: «La comunità deve cercare i giovani»

Gesù che rimette la Chiesa continuamente dinanzi al Vivente e all’uomo

Vito Piccinonna

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Vito Piccinonna è stato assistente nazionale del Settore Giovani dell'Azione Cattolica nazionale.

Nel meraviglioso e drammatico compito che la comunità dei discepoli di Gesù vive nel ripensarsi dentro una storia bimillenaria non si può negare l’opera sempre giovane dello Spirito. È Lui che la rimette continuamente dinanzi al Vivente e all’uomo ed è per questo che la vita della Chiesa non può cedere alla tranquillità delle poltrone e delle pantofole. La vita della comunità cristiana non pende dalle labbra di statistiche e analisi sociologiche. E nemmeno gli organigrammi pastorali, che pure occorrono, riusciranno mai a pianificare o a ingabbiare il tentativo della Grazia di farsi spazio nella vita dei più giovani. Se è vero che i cristiani – secondo la celebre espressione dell’Autore della Lettera a Diogneto – conducono una forma di vita paradossale/meravigliosa e che i cristiani sono nel mondo ciò che è l’anima nel corpo, non può sorprenderci l’infaticabile compito della Chiesa di saper/voler comprendere nel suo grembo le nuove generazioni. Oggi più che mai questa risulta essere una sfida da affrontare senza riserve. In mezzo alla crisi di identità degli adulti, perenni adolescenti, schiacciati tra individualismo e nichilismo la Chiesa non può rinunciare a proporre il Vangelo di Gesù, magari “sine glossa” a questi giovani. Ben vengano i percorsi formativi che le Associazioni mettono a disposizione, le elaborazioni che le Pastorali giovanili propongono in ciascuna Chiesa locale come attenzione del Vescovo e di tutta la comunità credente con e per i giovani. Oggi più che mai i giovani hanno bisogno di una proposta che sia culturalmente attrezzata. Non si può passare alla prassi di fede eludendo la domanda di senso. E dentro la domanda di senso, non si può dimenticare che se oggi un giovane vuole curare l’uomo interiore non sempre ha avuto dei riferimenti significativi nella famiglia di provenienza o nelle esperienze catechistiche giù vissute. Papa Francesco richiama tutta la Chiesa a uno stile capace di autorevolezza, compagnia ed essenzialità. Mi sembrano queste le tre caratteristiche fondamentali che un giovane deve poter pretendere dai nostri circuiti ecclesiali: 1. L’autorevolezza propria di chi è capace di stare di fronte ai giovani, senza infingimenti e imbonimenti e sa prendere sul serio la vita e le mille domande che vanno dall’amore al progetto di vita passando da una richiesta di felicità possibile. Il cammino di fede non sta aldilà di queste domande, ma esattamente dentro. 2. La compagnia rimanda all’ecclesialità come stile di vita che ha a che fare con la comunione, vera profezia per i nostri tempi. Se la solitudine dall’inizio del mondo è la sconfitta di Dio e dell’uomo, occorre allora saper proporre una compagnia discreta e autentica che faccia sentire il giovane non ingabbiato in una struttura, magari la parrocchia, ma dentro un reticolato relazionale in cui riesce ad afferrare che “ci sei e sei prezioso senza se e senza ma”. Sarà importante investire in figure formative capaci di stare di fronte e in mezzo ai giovani e che abbiano le caratteristiche di un testimone 3. Essenzialità. Una proposta cristiana che non tralasci l’ABC, che non abbia vergogna di presentare quel Gesù nel cui Nome è possibile ad ogni persona rimettersi in piedi (cfr. At 3–4). Una proposta che non ingombri, che non sequestri le persone ma che le riaffidi alla vita più libere di prima consegnando il compito di una spiritualità che solo quando maturerà come prossimità e carità verso tutti potrà dirsi realmente “cristiana”. Compito arduo. A nessuno è lecito “semplificarlo” troppo. Lo Spirito non ci lasci in pace e ci dia un di più di passione e consapevolezza in questa avventura, senza lasciare nessuno ai margini. No ai perfettini. La proposta cristiana non è elitaria. Deve arrivare al cuore, alla coscienza di tutti e di ciascuno e deve poter produrre capolavori originali. Anche se non obbediscono ai nostri schemi.

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