Da albergo di lusso a Istituto alberghiero: una nuova vita per l’Hotel de La Ville?
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Un grande progetto nazionale per aiutare con il microcredito sociale e imprenditoriale le donne vittime di violenza domestica ed economica. Si intitola “Microcredito di libertà” e coinvolge Caritas italiana e 20 Caritas diocesane (una ogni regione) nella realizzazione di una iniziativa promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha stanziato un fondo specifico di 3 milioni di euro destinato al microcredito sociale.
L’accordo con Caritas italiana, l’Ente nazionale per il microcredito, l’Abi e la Federcasse è stato siglato due anni fa ma è diventato operativo in questi giorni. Il progetto prevede di aiutare le donne con un finanziamento di massimo 10.000 euro che può essere usato per corsi di formazione professionale, per le spese di casa o della famiglia. Con il microcredito imprenditoriale si aiutano invece le donne ad aprire un’attività. I Centri antiviolenza segnaleranno le donne ai 20 centri di ascolto Caritas selezionati, tra cui Aosta, Vigevano, Vicenza, La Spezia, Frosinone, Terni, Pistoia, Chieti, Ferrara, Pordenone, Potenza, Sorrento, Catanzaro, Conversano, Catania.
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«Siamo stati chiamati dal Ministero e parteciperemo con un co-finanziamento – spiega al Sir Caterina Boca, responsabile del progetto per Caritas italiana –. Vogliamo aiutare le donne che sono state vittime di violenza, anche economica. Spesso sono costrette dagli uomini maltrattanti ad intestarsi attività oppure non possono mai aprire un conto, non sono padrone dei soldi e quando lasciano i mariti rischiano di non avere un’autonomia».
«Spesso la violenza economica le impedisce di avere il ruolo di chi tiene i conti in famiglia. Questo le isola perché non hanno ricevuto una buona educazione finanziaria, non sanno gestire un bilancio familiare, in particolare le donne straniere», continua Boca. «I soldi devono essere restituiti ma sono senza interessi – precisa -. L’aspetto interessante è che chi li riceve viene accompagnato».
Gli operatori nelle diocesi faranno colloqui con le donne, le aiuteranno nella compilazione del bilancio familiare, valuteranno i loro bisogni e la cifra necessaria. È una forma di educazione finanziaria oltre che un sussidio economico. Sarà anche possibile sospendere la restituzione per un periodo per aiutarle ad avere liquidità.
«Il valore del microcredito, rispetto ai progetti a fondo perduto, è proprio nell’educazione al valore dei soldi e nella capacità di risparmio. Le donne si sentono rafforzate nella consapevolezza di essere capaci di diventare autonome, di pagare un debito, di risparmiare», spiega ancora la responsabile del progetto per Caritas italiana.
In particolare, sui 3 milioni di euro del fondo 500.000 saranno usati per abbattere i tassi di interesse (il microcredito sarà a tasso zero), in collaborazione con le banche che hanno aderito. Ad oggi sono 14 banche territoriali, tra cui Bcc, casse rurali, Unicredit. In questi due anni sono stati costruiti i documenti e i regolamenti. Le banche erogheranno i fondi, che passeranno dal Dipartimento all’Ente nazionale per il microcredito alle banche.
Il 16 giugno sarà raccontato in un evento pubblico a Roma (ore 10.30, Teatro dei Ginnasi, via delle Botteghe Oscure 42) su iniziativa dell’Ente nazionale per il microcredito. Interverranno, tra gli altri, don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana; per Abi Giovanni Sabatini; per Federcasse, Claudia Benedetti.
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Ci saranno i rappresentanti del mondo finanziario che hanno aderito al progetto, dell’associazione Unigens, dei Cav – Centri antiviolenza, di reti contro la violenza di genere e associazioni di promozione femminile. Concluderà i lavori alle ore 12.30 la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Maria Roccella.
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