
Autismo e scuola: «Costruire relazioni è il primo passo verso l’inclusione»
La professoressa Annamaria Curatola, docente e formatrice, analizza il significato profondo dell’inclusione scolastica per gli studenti con disturbo dello spettro autistico
Ieri la decisione della Corte Costituzionale: ai nascituri sarà dato il doppio cognome, quello di mamma e di papà; sono intervenuti i rappresentanti di movimenti e associazioni tra cui Gigi De Palo, presidente del Forum famiglie.
«Un atto di giustizia, una scelta giuridica che riconosce una situazione sociale già diffusa e ampiamente assodata». È la sintesi della maggior parte dei commenti alla sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente ai figli il cognome del padre.
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Si tratta certamente di una scelta condivisibile nella logica della pari responsabilità educativa e di quella reciprocità di compiti che deve caratterizzare l’impegno familiare di madri e padri ma – osserva Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari – ora attendiamo la legge, sperando che si tratti di una norma chiara, che non finisca per creare confusione e, soprattutto, che non sia motivo di divisione all’interno della famiglia e tra le famiglie. Fino a oggi, il cognome del padre – sottolinea ancora il presidente del Forum – ha avuto il pregio di creare un criterio di uguaglianza conseguente a un automatismo. Se il doppio cognome diventa un criterio uguale per tutti, può andare bene. D’altra parte è una passi che si applica già nei paesi di lingua spagnola». Poi, un piccolo ma sostanziale dubbio: «Questa sentenza può davvero cambiare in meglio la vita delle famiglie?».
Chi invece si dice del tutto perplesso è Antonio Affinita, direttore generale del Moige: «In un momento in cui circa due milioni di famiglie sono in condizioni di povertà assoluta parlare del cognome dei figli è una questione secondaria». Quale dovrebbe essere il criterio di adottare in questi casi allora? «Riteniamo che al momento della nascita i coniugi di comune accordo possano decidere che cognome dare al figlio. Siamo perplessi in merito al secondo cognome perché sposta il problema alla successiva generazione e crea ulteriori disagi in termini pratici», conclude Affinita.
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Soddisfatta invece Rosanna Oliva de Conciliis, presidente di Rete per la parità: «Questa sentenza contempera due esigenze che sembravano di difficile composizione: riconosce a figli e figlie entrambe le origini, materna e paterna, eliminando così la discriminazione contro le madri, ma permette anche scelte diverse ai genitori se di comune accordo. Governo e Parlamento devono ora regolare gli aspetti connessi».
Sulla stessa linea Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani: «Cambia completamente la cultura giuridico giudiziaria del nostro diritto di famiglia si tratta di una pronuncia importante adesso toccherà al legislatore mettere in atto questa rivoluzione perché solo così possiamo scrivere la parola fine al paternalismo e al maschilismo».
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Un evento di riflessione e confronto guidato dallo psicologo Gianni Trudu, promosso dalla Parrocchia Abbaziale S. Maria e i XII Apostoli.
La testimonianza: quando il cammino verso l’adozione diventa un’esperienza di fede e speranza condivisa.