Peppone e l’ingrediente segreto di Fratelli La Bufala: la gratitudine
«Ho sempre pensato che la gente non scelga un posto solo perché si mangia bene,
Il percorso di adozione può essere lungo e impegnativo, ma anche una strada di profonda crescita personale e spirituale. Lidia Caracciolo, mamma adottiva, condivide la sua esperienza di fede e di amore che l'ha portata, insieme al marito, a diventare genitori di Samuele.
Il viaggio per diventare genitori può essere lungo e faticoso, racconta Lidia Caracciolo, mamma adottiva, che insieme al marito ha dovuto attendere molti anni prima di poter accogliere in casa Samuele. «È stato accolto tra le nostre braccia in una giornata piovosa, ma che per noi è la più ricca di luce di questi anni» ricorda Lidia. In questa intervista, ci parla del loro viaggio spirituale, del profondo impegno e del percorso affrontato per realizzare il sogno di una famiglia.
Quando la scelta di formare una famiglia non è limitata da tempi e scadenze e si apre alla volontà di Dio, si può davvero sperimentare l’impossibile! Nasce così la nostra storia di coppia che apprende, dopo 5 anni di matrimonio, che non avremmo potuto generare la vita. Cinque anni volati, senza troppe domande, pressioni e stress perché non arrivava un figlio. Alcuni sguardi di giudizio esterni perché qualcuno pensava che non avremmo voluto... Meglio stare in silenzio, a volte, davanti ad una coppia che non ha figli.
Lo spirito era sempre orientato al tempo che non siamo noi a gestire. Ed è questa dimensione, del tempo e dell’attesa, che ha caratterizzato 14 anni di affidamento e preparazione, prima di accogliere nostro figlio! Un passo importante quello di adottare, non automatico, non scontato, perché quando scegli di intraprendere questa strada, occorre essere pronti in due... Occorre scegliere insieme. E il tempo dedicato alla consapevolezza, breve o lungo che sia, diventa ricchezza per ciascuno. Quando si intraprende questo viaggio cambia tutta la prospettiva e cominciano le domande... “Adozione nazionale o internazionale? Quanto tempo dovremo aspettare? Quanti anni avrà il bimbo? Sentirà che siamo noi i suoi genitori, o vorrà andare via, per cercare le sue radici? Saremo capaci di crescere con lui come coppia, per essere famiglia insieme?” Sono solo alcune delle domande che posso rappresentarsi nel tempo dell’attesa. Non tutte insieme e non sempre può piacere la risposta che ci si può dare e questo non rende meno faticosa l’attesa.
Noi abbiamo scelto l’adozione nazionale e il tempo che è intercorso (6 anni) è diventato tempo donato, in parrocchia, accanto ad altri ragazzi, adolescenti che forse in quel momento avevano bisogno di qualche adulto di riferimento. La scelta dell’adozione per noi è stata occasione di apertura a ciò che Dio aveva già scritto per noi. Non è stato certo semplice, ma è stato un tempo fecondo, oggi è abbastanza chiaro per entrambi.
Il nostro viaggio è stato tracciato da un versetto di Genesi “Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle »” (15,5). L’esercizio della pazienza, della fiducia, della preghiera nei momenti di sconforto, condivisa con un sacerdote che ci ha accompagnato sempre, dentro la nostra comunità parrocchiale, ha delineato per noi in modo forte gli ultimi tre anni, quando già avevamo rinnovato per la seconda volta la disponibilità ad adottare, ma non si riusciva ad avere notizie. Poi, inaspettatamente è arrivata una telefonata che ci ha cambiato la vita. Samuele è il nome dato a nostro figlio, perché il Signore ha ascoltato.
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Lui avrà trovato un posto nella nostra vita, ma noi siamo stati messi a posto, nel nostro cuore, proprio grazie a lui che ci ha ri-uniti, nell’affidamento pieno alla volontà di Dio! Sempre ringrazieremo per il dono della sua presenza nella nostra vita, in quella delle nostre famiglie e della nostra comunità. Non è forse questo un segno chiaro che siamo figli amati da Dio che vuole solo la nostra felicità?
Adottare non è facile in Italia... Per tante ragioni. Offrirei alle coppie la possibilità di un supporto alla scelta che possa aiutare a discernere bene tra le varie strade da percorrere. Negli anni dell’attesa abbiamo potuto maturare la nostra scelta, anche grazie ad un gruppo di genitori adottivi aspiranti che ci ha offerto per tanto tempo un luogo di crescita e di confronto che ogni coppia forse dovrebbe avere: adottiva o naturale. Chi può dirsi pronto a diventare genitore? Eviterei di (quasi) obbligare le coppie orientate all’adozione, verso la scelta di diventare famiglia affidataria, facendo leva sul desiderio di diventare genitori. Adozione e affido sono due scelte diverse per legge, ma purtroppo si fa confusione. Cambierei i tempi di attesa, in particolare per le adozioni nazionali. Tanto ancora andrebbe rivisto insieme, forse anche con il mondo scuola e perché no, anche nelle nostre realtà ecclesiali. Adottare non è una scelta da supereroi o per chi fa “un’opera di bene”... Se ne parla poco e male, senza offrire corrette informazioni. Spesso le coppie non sanno quale strada intraprendere.
Credo che se ci si interroga è già un punto di partenza importante. Direi, come dico a tutti: perché no? Condividerei le fatiche, ma anche la gioia... Consiglierei certamente di parlare e di parlarsi, di guardarsi dentro e di guardare fuori da se stessi. Quando adotti, il mondo ti guarda e si chiede cosa ti spinge a farlo.
La risposta deve essere sempre molto chiara in te, definita insieme al tuo coniuge, perché le scelte e i cammini vanno condivisi in toto, soprattutto quando ti assumi la responsabilità di offrire ad un minore la possibilità di crescere in una famiglia. Consiglierei di farsi una chiacchierata con un operatore dei servizi sociali per fare tutte le domande tecniche, e orienterei a confrontarsi con chi ha già vissuto l’esperienza.
Rispetto la scelta libera di ciascuno. Per chi non vede nella sua vita la prospettiva di diventare padre o madre, non mi sentirei di giudicarli, certamente avvierei una riflessione condivisa per comprenderne i motivi che io non posso immaginare. Generare un figlio, metterlo al mondo e crescerlo è un atto di amore e di responsabilità. Per noi cristiani è anche continuare l’opera di Dio, generatore di vita, che si serve di noi per continuare a scrivere pagine di amore dedicate ai suoi figli.
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