Avvenire di Calabria

È passato un secolo, ma il pensiero di Toniolo resta attuale

Economia di comunione, investire sul capitale umano

Luigi Iacopino

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È passato oltre un secolo dal “Programma di Milano”, la prima carta sociale cristiana redatta anche dal Toniolo nel 1894 che interrogò i cattolici sia sulle posizioni da assumere dinanzi al socialismo e sulla possibilità di enunciare soluzioni alternative. Era un’epoca di grandi difficoltà per i cattolici che, tuttavia, riuscirono così a salutare un loro rinnovato impegno sociale. Quel programma fu il primo passo di un sforzo diretto a definire una proposta di cattolicesimo sociale all’interno di una società che stava sperimentando i primi echi del laicismo, stretta tra l’ideologia socialista e le astrattezze inconcludenti del liberismo. Toniolo reputò che fosse opportuno porre «una parola di indirizzo e di incitamento alla nuova e più viva operosità», ponendosi alcuni interrogativi ai quali offrì quelle soluzioni che, distinguendo cause e intenti, e senza negare il malessere reale della società, hanno contribuito a prescrivere pagine importanti della dottrina sociale della Chiesa, nella certezza che «la causa del popolo sofferente è la causa stessa della Chiesa». Invocò, quindi, una legge comune del lavoro che fosse «morale» e «sovrana sopra tutte le classi senza distinzione» e che fosse in grado di garantire «stabilità ai rapporti » sociali. La società odierna, improntata al consumo sfrenato e a un capitalismo che è riuscito a trasformare in oggetto e merce di scambio persino la persona umana, negando i più elementari diritti anche ai più deboli, sembra lontana da questi richiami alla promozione «dell’ordine sociale cristiano fondato sulla giustizia e sulla carità». Una società caratterizzata dall’accentramento della ricchezza nelle mani di pochi e che nega aspramente la funzione sociale e collettiva delle proprietà senza, tuttavia, negare quest’ultima, è del tutto indirizzata verso una precarietà sociale, lavorativa e antropologica diffusa, dove l’essere umano è ridotto a essere un mero oggetto, la cui dignità è valutata non in base al suo essere fatto a immagine e somiglianza di Dio ma alla sua capacità di produrre e consumare. L’appello del beato Toniolo a «restaurare la coscienza del dovere etico–cristiano», pertanto, è più attuale che mai ed è rafforzato dalle parole di papa Francesco che ha sposato la sfida di una «economia di comunione » che non si fondi sull’omologazione sia liberale che marxista ma sull’alleanza ordinata tra i corpi sociali. Temi come il giusto salario, la partecipazione agli utili e la compartecipazione al capitale dell’impresa, la tutela della piccola e media impresa, la repressione dell’usura e la regolamentazione della finanza, rappresentano il cuore della proposta sociale cattolica che, da Toniolo a Bergoglio, ha attraversato la storia della Chiesa e nutrito l’impegno dei cattolici.

Perché la buona finanza da inizio ‘900 ad oggi è un fatto di «coscienza» che per un cristiano diventa un principio inalienabile e doveroso

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