Avvenire di Calabria

Contro ogni forma di possesso, l’appello a riscoprire la verità originaria della relazione e della dignità

Tornare all’amore che libera, non che possiede

Nel tempo dei femminicidi e delle relazioni deformate, il richiamo alla differenza tra patriarcato e paternità

di Francesca Crisarà

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E quando alla fine le avrete uccise tutte, cosa resterà di noi, di voi, del senso della vita e del senso della morte? Cosa resterà di questo mondo, atomo opaco (forse) del male, che millenni di storia hanno tentato di tirare a lucido, scrostando opacità e detriti?



Vi siete esercitati in un'arte innaturale: vi siete appropriati – legittimando da soli, in autonomia, questa operazione – di persone come fossero oggetti, e tra il “possiedo una penna” e il “possiedo una donna” avete cancellato la differenza, saldamente convinti che una penna e una donna siano entrambe proprietà, beni di consumo e, a cambiare, sia solo il proprietario.


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Insieme all'esclusività del possesso entra in gioco molto: non è solo una questione di materia, di corporeità (il tuo corpo è mio e di nessun altro), ma di pervasività, della mente idrovora che risucchia l'altra, di quell'atteggiamento vampiresco di cui parla il Sartre di L'Essere e il Nulla. Ti risucchio e di te, alla fine, sputo solo qualche osso.

Si chiama patriarcato questo? Il potere del padre da cui tutto incomincia e a cui tutto va ricondotto? Come i padri padroni, con un'arma in mano (bastone, frusta, cinghia); o i padri costruttori insensibili al destino dei figli. Ma non solo loro. Abbiamo avuto padri fondatori di nazioni, partiti, associazioni; abbiamo avuto padri putativi che si sono resi disponibili alla cura della vita altrui; abbiamo avuto un/il Dio Padre, di misericordia, di amore, di perdono, un Dio non utilizzatore, non manipolatore, non assassino.

Abbiamo avuto l'esempio sommo della paternità che non porta al patriarcato ma crea la relazione, essendo Dio stesso la Relazione e nella Relazione.

Per piacere, possiamo fare un passo indietro, forse centomila? Possiamo tornare all'amore che non fagocita ma bonifica terra e cuori? Possiamo fare memoria di quel momento iniziale in cui «uomo e donna li creò» senza fraintendimenti, perché essi erano (noi siamo) immagine della Verità?



Quella Verità che è Amore e che, proprio per questo, ha creato senza esercitare possesso: come noi non siamo le cose di Dio ma le sue creature libere, soggettività in relazione, così uomo e donna ritornino al progetto originario: di una paternità non patriarcale, di un'accoglienza dell'altrui, libera, volontà, di un riconoscimento dell'incancellabile dignità di cui ciascuno è portatore, la stretta della mano di Dio sulla spalla di ognuno.

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