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Generazione Z e Chiesa: la bellezza di sentirsi comunità. Le parrocchie sono un luogo di crescita che non “allontana”. Vanno però discussi i temi etico sociali. Queste solo alcune indicazioni dalla nostra indagine coi giovani reggini.
La parrocchia come casa accogliente. I gruppi e le associazioni delle vere e proprie “seconde famiglie”. I ragazzi intervistati vivono una vita di fede capace di essere generativa per se stessi e per chi gli sta accanto. La quarantena li ha privati di vivere la comunità in pieno, ma adesso si affacciano al nuovo anno con rinnovato entusiasmo. Molti di loro vivono la spiritualità «in modo intimo».
Molti guardano alla Generazione Z come si fa con i “topi da laboratorio”. Un costante esercizio di giudizio, più o meno ponderato, su quanti oggi attraversano la bella, selvaggia e difficile età dell’adolescenza.
Ma cosa sognano i nostri ragazzi? Mettersi in ascolto non vuol dire “soltanto” adeguare una cifra stilistica in termine di linguaggio, ma sospendere il giudizio rispetto alle risposte che ci vengono fornite.
D’altronde i nonni di oggi sono stati degli assurdi contestatori verso i loro genitori, quando andavano in giro con le prime minigonne o con i pantaloni a zampa d’elefante. Quello che vi proponiamo in questo dossier non è né un’analisi sociologica né un’indagine statistica.
Vuole essere una fotografia - il più fedele possibile - dei nostri ragazzi. O quantomeno di chi ha deciso di rispondere alle nostre domande.
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Altro che una generazione “vuota” come è stata descritta per molto tempo da pseudo-esperti. Tutt’altro. La ricerca del trascendente è quotidiana. Così come le domande di senso. L’essere accompagnati in questo percorso da figure adulte di riferimento (sacerdoti, consacrati, educatori e animatori) è un “vantaggio” che i giovani intervistati hanno ben presente.
Sanno di poter contare sempre su qualcuno, di avere dei punti di riferimento oltre a quelli domestici. C’è grande rispetto del messaggio evangelico considerato un vademecum per la vita.
Certo, qualche nota dolente c’è. E non si riferisce all’aspetto spirituale. Parliamo di convivenza e condivisione degli spazi e dei tempi delle comunità. Ma anche di temi etico-sociali che lasciano tantissimi punti interrogativi nei ragazzi.
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Qualche esempio? Alcuni denunciano delle difficoltà organizzative o una difficoltà di dialogo con gli adulti delle parrocchie. Tra le “lamentele” dei giovani c’è anche la durata delle celebrazioni, ma su questo punto ci ha già pensato il Santo Padre a chiedere ai parroci di preparare omelia di massimo dieci minuti.
Passando ai nodi spinosi, qualche ragazzo intravede «invidia» tra le diverse componenti delle parrocchie auspicando che le divergenze vengano superate andando al cuore dell’essere comunità. Altri temi sui quali i giovani chiedono risposte è quello relativo ai divorzi e all’omosessualità.
«Tolleranza» è una parola che riecheggia più volte nelle proposte di cambiamento fornite da alcuni ragazzi intervistati. Qualcun altro, infine, parla di «pensiero retrogrado» riferendosi ai temi etici. Una richiesta di confronto che non può restare inascoltata.
Sono davvero tanti i ragazzi che hanno aderito alla nostra iniziativa. Tutti si sono messi in discussione senza riserve fornendo risposte argomentate. Le trovate in questa pagina suddivise per temi: famiglia, futuro, Chiesa, tempo libero e scuola. Al nostro appello hanno risposto Agesci, Gifra ed Esistiamo, tre realtà associative che vivono il loro servizio all’interno della comunità diocesana e in quelle parrocchiali.
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