Avvenire di Calabria

Genitori al tempo dei social, definire i ”perimetri d’azione”

Alcuni colossi del web introducono la ''sveglia'' contro l'abuso (e la conseguente alienazione) dello strumento digitale

Federico Minniti

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Genitori ai tempi dei social network, una sfida che richiede “tempo”. È vero, spesso il divario tra mamma e papà e i loro «digitali nativi» è dato dalla grande capacità di quest’ultimi di maneggiare gli strumenti dell’innovazione tecnologia in barba alle competenze dei loro familiari.

La differenza generazionale si supera camminando «accanto»

D’altronde è un segno dei tempi, ma - in virtù dell’intelligenza artificiale che alberga all’interno di devices e app dell’epoca 4.0 (sì, se non ve ne siete accorti il neologismo “2.0” è già passato di moda!) - in fondo basta spremere le meningi e mettersi «accanto» agli adolescenti per provare a capirne di più. Come è accaduto con le tivù negli anni ’80 e i primi personal computer negli anni ’90 o gli archetipi degli attuali smartphone alle porte del nuovo millennio.

Di recente, poi, ci è capitato di approfondire - come e “quanto” - sia corretto usare il mezzo dei social network per trasmettere dei valori indissolubili come quelli della fede cattolica. È vero che, come sostiene McLuhan, «il medium è il messaggio» e una lezione fortissima, a proposito di etica, ci arriva proprio da YouTube.

Oltre l’alienazione, la “sveglia” dei colossi del web

Come spesso accade si tratta di una “copia”. Ad avviare questa tendenza era stata Netflix, un'azienda operante nella distribuzione via internet di film, serie televisive e altri contenuti d'intrattenimento, che ha introdotto l’alert “Stai ancora guardando?” durante le maratone per le serie-tv da parte degli utenti. Una sorta di “sveglia”, ma anche di segnale che si sta abusando dello strumento. Lo stesso concetto sarà applicato da YouTube, soltanto che la piattaforma-video di Google, richiede che questo “limite” all’alienazione sia stabilito da parte degli utenti sulle impostazione del proprio profilo.

Cosa fare? Tracciare il perimetro per i propri figli

Il web è, per antonomasia, natura selvaggia di informazioni di qualsiasi tipo. Le vittime privilegiate sono le persone più fragili, come gli adolescenti. Provare a “settare” (ossia impostare) la policy di navigazione nelle principali app per i propri figli (magari inibendo l’uso di quello considerate assolutamente nocive come, ad esempio, i siti di dating online) potrebbe aiutare non solo a porre dei limiti, ma a conoscere anche il “perimetro di gioco” dentro il quale tenere a vista il cyber-adolescente.

Troppo difficile? Provate a non perdere tempo e a mettervi accanto a loro. Scoprirete, probabilmente, che il web - se giustamente mediato - può essere una realtà estremamente arricchente.

Articoli Correlati

Se essere famiglia è una vocazione

La testimonianza al centro di una rinnovata prospettiva di pastorale familiare, tra gli interventi: l’arcivescovo reggino e presidente Cec Morrone e il vescovo di Mileto Attilio Nostro.