Avvenire di Calabria

Giornata bambini vittime violenza: don Di Noto (Meter), “protezione dei minori è un’urgenza morale e civile”

di Redazione Web

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“Oggi, nell’era digitale, dove abusi e adescamenti si moltiplicano nel silenzio e nell’anonimato del web, la protezione dei minori è un’urgenza morale e civile. Le vittime non possono più essere ignorate. Nessuno può più dire: ‘Io non sapevo’”. Lo ha dichiarato oggi don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter, in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e pedopornografia, ricorrenza che si affianca alla Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza, contro la pedofilia e pedopornografia, celebrata il 4 maggio e che ha giunto quest’anno alla sua 29ª edizione. “Continuiamo a dare voce a chi non ha voce”, assicura il sacerdote, ricordando che “questa Giornata non è solo memoria del dolore, ma impegno costante contro l’indifferenza. Non ci fermeremo mai, finché ogni bambino non sarà davvero al sicuro. La verità fa male, ma è l’unico modo per cambiare davvero le cose”.
Oggi, Meter ha diffuso le storie di alcuni sopravvissuti agli abusi che vengono seguiti dall’associazione. Di Salvo, una vittima, viene raccontato che, “un tempo, un prete lo ha condotto dentro un labirinto di violenza e silenzio”. “Per non provare dolore – spiega Salvo –, ho smesso di provare emozioni. Ho vissuto anestetizzato. La guarigione è arrivata solo quando ho incontrato un altro sacerdote, don Fortunato, fondatore di Meter, capace di camminare nel dolore e di mostrare la via verso il sole. ‘Nessuno si salva da solo’, ripete. E oggi, quel labirinto non è più prigione, ma memoria superata”. Andrea è il padre di Federico che, “appena undicenne, trovò il coraggio di raccontare gli abusi subiti da chi diceva di amarlo ‘nel nome di Gesù’. Anni di terapia non hanno cancellato il dolore, ma la fede e la musica lo hanno sostenuto. È un miracolo che Andrea sia ancora nella Chiesa. Meter ci ha accolti e accompagnati. Non ci ha mai lasciati soli”. Anche Debora è una vittima: “Da bambina – il suo trascorso – sognava, amava cantare, giocare, ma tutto è cambiato quando la violenza ha cancellato ogni innocenza”. “Da allora – racconta – ho vissuto una vita che non sentivo mia, piena di incubi, paure, senso di colpa e odio verso me stessa. Una violenza non finisce quando accade. Continua ogni giorno, per tutta la vita”.

Fonte: Agensir

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