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Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Ecco perché è importante non fermarsi solo a questo momento.
«I bambini sono il futuro della famiglia umana: a tutti noi spetta il compito di favorirne la crescita, la salute e la serenità». Le parole di papa Francesco risuonano come da monito nel giorno in cui in tutto il mondo si celebra la Giornata per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
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La data, il 20 novembre, scelta per celebrare la Giornata per i diritti dell’infanzia, ricorda il giorno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Sono oltre 190 i Paesi nel mondo che hanno ratificato la Convenzione. In Italia la sua ratifica è avvenuta nel 1991.
Perché la convenzione è così importante? Perché cambia il modo di vedere infanzia e adolescenza: i bambini diventano soggetti a cui vengono riconosciuti universalmente dei diritti giuridici come ad esempio il diritto al nome, alla salute, a una corretta alimentazione, all'istruzione, alla sopravvivenza. Dal 1989 ad oggi poi se ne sono aggiunti altri, come il diritto di vedere rispettate riservatezza e libertà di espressione.
Nonostante vi sia un generale consenso sull'importanza dei diritti dei più piccoli. Ancora oggi molti bambini e adolescenti, anche nel nostro Paese, sono vittime di violenze o abusi, discriminati, emarginati o vivono in condizioni di grave trascuratezza.
«Tanti bambini fin dall’inizio sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro. Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un errore farli venire al mondo. Questo è vergognoso! Non scarichiamo sui bambini le nostre colpe, per favore! I bambini non sono mai “un errore”», ha detto qualche anno fa nel corso di un’udienza, divenuta memorabile, papa Francesco parlando proprio dei bambini e ribadendo che con i più piccoli «non si scherza».
«La loro fame non è un errore, come non lo è la loro povertà, la loro fragilità, il loro abbandono – tanti bambini abbandonati per le strade; e non lo è neppure la loro ignoranza o la loro incapacità – tanti bambini che non sanno cosa è una scuola. Semmai, questi sono motivi per amarli di più, con maggiore generosità. Che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti?»
«Troppo spesso sui bambini – ricordava il Papa – ricadono gli effetti di vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili, da trasporti inefficienti… Ma i bambini pagano anche il prezzo di unioni immature e di separazioni irresponsabili: essi sono le prime vittime; subiscono gli esiti della cultura dei diritti soggettivi esasperati, e ne diventano poi i figli più precoci. Spesso assorbono violenza che non sono in grado di “smaltire”, e sotto gli occhi dei grandi sono costretti ad assuefarsi al degrado».
Ancora Bergoglio: «Pensate che cosa sarebbe una società che decidesse, una volta per tutte, di stabilire questo principio: “E’ vero che non siamo perfetti e che facciamo molti errori. Ma quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso o troppo grande, pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio, di non valere niente e di essere abbandonato alle ferite della vita e alla prepotenza degli uomini”. Come sarebbe bella una società così! Io dico che a questa società, molto sarebbe perdonato, dei suoi innumerevoli errori. Molto, davvero».
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Nel rivolgersi ancora agli adulti così concludeva il Santo Padre: «Il Signore giudica la nostra vita ascoltando quello che gli riferiscono gli angeli dei bambini, angeli che “vedono sempre il volto del Padre che è nei cieli”. Domandiamoci sempre: che cosa racconteranno a Dio, di noi, questi angeli dei bambini?».
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