
Terremoto di Siria e Turchia, domenica prossima la colletta
Anche le comunità parrocchiali della diocesi di Reggio Calabria – Bova parteciperanno alla colletta nazionale indetta dalla Cei domenica prossima.
Si terrà venerdì, 23 febbraio, la Giornata di preghiera e digiuno per la Pace indetta da Papa Francesco.
«Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo - ha detto papa Francesco nell'Angelus di domenica 4 febbraio -, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme». «Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3). Rivolgo un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”. Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!», ha concluso il Pontefice.
Per vivere al meglio questo momento, che sarà offerto spiritualmente alle popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan, è possibile consultare a questo link del materiale utile per il discernimento.
Anche le comunità parrocchiali della diocesi di Reggio Calabria – Bova parteciperanno alla colletta nazionale indetta dalla Cei domenica prossima.
Comunità energetiche, un’opportunità a livello pastorale e per la partecipazione della Chiesa e dei cristiani alla transizione energetica
«Il decreto flussi è positivo». Ad affermarlo è il direttore di Caritas italiana, secondo il quale, però, «non basta inasprire le pene per fermare i trafficanti».
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