Avvenire di Calabria

In vista dell'appuntamento odierno, la Cei ha pubblicato la seconda Rilevazione che fa il punto sul lavoro svolto dalle diocesi italiane

Giornata di preghiera per le vittime di abusi, l’impegno della Chiesa

Negli ultimi tre anni si è costituita e si sta formando una rete di esperiti a livello diocesano, regionale e nazionale a tutela di minori e adulti vulnerabili

di Redazione Web

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Oggi, sabato 18 novembre, è la terza Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi. L’iniziativa, istituita in corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, coinvolge tutta la comunità cristiana nella preghiera, nella richiesta di perdono per i peccati commessi e nella sensibilizzazione riguardo a questa dolorosa realtà.

Il tema di quest’anno della Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi è “La Bellezza Ferita”: «Curerò la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe» (Ger 30,17). Il capitolo 30 inaugura una sezione del libro di Geremia dedicata alla consolazione (Ger 30-31). Il Signore chiede al profeta di scrivere su di un rotolo alcune parole, che non potranno più essere cancellate: «Cambierò la sorte del mio popolo» (Ger 30,3). Si tratta dell’impegno solenne di Dio a cambiare il corso della storia, a trasformare il lutto in gioia, a ricondurre il suo popolo a casa dalla terra d’esilio.

Il percorso intrapreso dalla Chiesa italiana

La Chiesa italiana, negli ultimi anni, ha intrapreso un percorso partecipato e diffuso per rispondere al bisogno di tutela di minori e adulti vulnerabili. Negli ultimi tre anni si sono attivati in tutto il territorio servizi diocesani (SDTM) o inter-diocesani (SITM), sono state costituite équipe di esperti che hanno attivato 732 persone, in grande maggioranza laici, a testimoniare il loro ruolo sempre più rilevante in questo servizio ecclesiale.

Questi volontari hanno organizzato circa 900 incontri di formazione e sensibilizzazione, a cui hanno partecipato oltre 23 mila persone, con una crescita importante nel triennio. A fronte di questo impegno capillare e partecipato, sono da migliorare ancora le relazioni con gli altri organismi ecclesiali, ma anche 10 con enti, associazioni, istituzioni non ecclesiali, così come le partecipazioni a tavoli istituzionali civili.

Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, i vescovi italiani a confronto

Del delicato tema legato alla Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili se n'è occupata anche l'Assemblea generale straordinaria Cei riunitasi nei giorni scorsi (da lunedì 13 e fino a giovedì 16 novembre) ad Assisi.


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In quella occasione sono stati presentati i dati della seconda Rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Tra gli elementi più significativi certamente l’incremento e il consolidamento della rete dei Servizi e dei Centri di ascolto e il fatto che, dalla prima Rilevazione il numero degli incontri formativi è triplicato così come il numero dei contatti.

Si è dunque dato seguito alle Linee di azione approvate dalla 76ª Assemblea Generale (23-27 maggio 2022), in particolare circa la diffusione capillare dei Servizi e dei Centri di ascolto.

Intanto, stanno proseguendo le attività che vedono coinvolti l’Istituto degli Innocenti di Firenze e il Centro Interdisciplinare sulla vittimologia e sulla sicurezza dell’Università di Bologna attraverso la predisposizione di una griglia di lettura di dati statistici. Allo studio poi altre iniziative per favorire l’ascolto anche a livello nazionale e la preparazione di operatori specializzati nell’ambito penale canonico.

I dati 2022 sull'attività svolta dalla rete dei Servizi e Centri di ascolto

La rilevazione, affidata anche quest’anno agli esperti dell’Università cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, Paolo Rizzi e Barbara Barabaschi, e riferita al 2022, ha coinvolto i Servizi regionali, diocesani e interdiocesani e i Centri di ascolto diffusi su tutto il territorio nazionale.

Il primo elemento evidente è l’ampia partecipazione delle diocesi italiane: da 166 sono passate a 186, che corrispondono a 190 diocesi su 206 (escludendo le diocesi accorpate e quelle abbaziali), portando la rappresentatività statistica del campione di indagine al 92,2%. Un dato che conferma la crescente sensibilizzazione sul tema e che si realizza in una raccolta di dati “sinodale”, in cui ogni elemento registrato è frutto del diretto coinvolgimento delle centinaia di persone coinvolte nelle strutture pastorali.

Scendendo nel dettaglio geografico, l’indagine ha visto la partecipazione di 82 diocesi (pari al 45,1% del campione) dell’Italia meridionale, di 60 diocesi (pari al 32,3% del campione) dell’Italia settentrionale e di 44 diocesi (pari al 23,6% del campione) collocate nel Centro Italia. In termini dimensionali, oltre la metà delle diocesi coinvolte sono di media scala, tra 100 e 250 mila abitanti (104) e solo 29 di piccole entità, al di sotto dei 100 mila abitanti.

La prima parte del documento è dedicata alle attività dei Servizi diocesani e interdiocesani, i cui referenti, nella maggior parte dei casi sono sacerdoti (46,2%), poi laici o laiche (39,7%) e solo raramente religiosi o religiose (6,5%). Inoltre, delle 186 diocesi indagate, l’82,8% ha un’équipe di esperti a sostegno del servizio. Per le attività specifiche, si nota un incremento significativo rispetto al 2020: è più che triplicato il numero degli incontri proposti (da 272 a 901) e il numero delle persone coinvolte (da 7706 a 23188).

Si conferma così una tendenza positiva dove centrale diventa la formazione dei sacerdoti e degli operatori pastorali, tassello di fondamentale importanza per una strategia di prevenzione e lotta agli abusi. Raddoppiano le iniziative e collaborazioni con altri enti non ecclesiali: da 25 nel biennio 2020-2021 diventano 51 nel solo 2022. In deciso aumento, soprattutto nelle regioni del Sud, la partecipazione a tavoli istituzionali civili. Di contro, restano ancora molto basse le iniziative che vedono coinvolti anche gli Istituti religiosi.

Quando si parla di Centri di ascolto si parte dall’aumento del loro numero che ne presenza capillare sul territorio di questo importante presidio. Sono stati rilevati dati relativi ai 108 Centri di ascolto attivati dai Servizi Diocesani o Inter-diocesani per la tutela dei minori, che fanno riferimento a 160 diocesi (pari al 77,7% delle 206 diocesi italiane).

La distribuzione dei centri di ascolto sul territorio nazionale

La maggior parte dei centri è attiva nel Nord (46), con una incidenza relativa molto superiore a quella delle diocesi che hanno attivato il servizio di tutela minori, seguono i 35 del Sud e i 27 del Centro Italia (le diocesi della Sardegna sono considerate del Sud nonostante come regione ecclesiastica siano Centro). L’attivazione dei centri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle diocesi, con 40 centri costituiti in diocesi di grandi dimensioni o diocesi che si sono aggregate per questo servizio, 54 centri fanno riferimento a diocesi medie e i rimanenti 14 a diocesi di minori dimensioni.


PER APPROFONDIRE: Minori, nasce il servizio tutela della diocesi di Reggio Calabria


Generalmente collocati in altra sede rispetto alla curia diocesana (78% dei casi), sono affidati alla responsabilità, nella maggioranza dei casi, di un laico/a (76%), per lo più con competenze in campo psicologico o educativo. Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che rappresentano complessivamente i due terzi dei responsabili dei Centri di ascolto.

Équipe di esperti con competenze in campo psicologico, giuridico, educativo

Quasi tutti i centri di ascolto fanno riferimento ad un’équipe di esperti costituita da laici, con competenze in campo psicologico, giuridico, educativo.

Crescono in modo esponenziale i contatti rilevati dai Centri di ascolto passando dai 38 del 2020 ai 374 del 2022, nella gran parte dei casi telefonici (84,4%) da parte di non vittime (87,7%). Il motivo prevalente dei contatti (81,9%) è per chiedere informazioni, mentre nel 18,1% dei casi per segnalare abusi all’Autorità ecclesiastica.

La richiesta di informazioni rende ragione anche del fatto che diversi centri di ascolto si sono messi in rete con enti pubblici e i servizi sociali per fornire informazioni utili ai richiedenti che vengono intercettati e che magari vogliono segnalare un abuso in ambito famigliare, ma non sanno a chi rivolgersi e con quale modalità.

I casi di presunti abusi segnalati

Sono stati 32 i casi di presunti abusi segnalati: la maggior parte si riferisce al passato (18, pari al 56,8%) rispetto ai casi attuali (14, pari al 43,8%). Prendendo in considerazione la modalità del presunto abuso, emerge che la maggior parte delle segnalazioni fa riferimento a casi reali (29 in valore assoluto, pari al 90,6%), molto meno a casi relativi ad episodi via web (3 casi pari al 9,4%). Dall’analisi del luogo in cui è avvenuto il presunto abuso reale, emerge che nella maggior parte dei casi si tratta della parrocchia (17 su 29, pari al 58,6%).

Analizzando i casi segnalati per tipologia di abuso, si nota la prevalenza di «comportamenti e linguaggi inappropriati (offese, ricatti affettivi e psicologici, molestie verbali, manipolazioni psicologiche, comportamenti seduttivi, dipendenze affettive, …)», pari a 20 casi in totale su 74.

Il numero di vittime di presunti abusi nel 2022 è risultato pari a 54.

L’età delle presunte vittime all’epoca dei fatti si concentra nella fascia 15-18 anni (25 su 54). Il secondo gruppo rappresentato tra le vittime è quello composto da chi ha più di 18 anni (19 su 54). Il focus sul genere delle presunte vittime rivela una netta prevalenza di femmine (44) rispetto ai maschi (10).

Il profilo dei presunti autori degli abusi

Il numero di presunti autori dell’abuso è risultato nel 2022 pari a 32.

L’analisi del profilo dei presunti autori di reato porta a soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, in oltre la metà dei casi, con una media di 43 anni. Si tratta per la quasi totalità di maschi (31 su 32), chierici per un terzo, religiosi per un terzo e laici (37%).

Con riferimento ai laici, il dettaglio relativo al servizio pastorale svolto indica che i presunti autori di reato, al momento della segnalazione, svolgevano i seguenti ruoli: educatore (5 casi), catechista (1 caso), fondatore di associazione ecclesiale, insegnante di religione, seminarista. Per lo più celibi ma anche 2 sposati.

Accompagnamento psicoterapeutico e non solo, ecco i servizi a disposizione delle presunte vittime

Per le opzioni offerte dai Centri di ascolto nei confronti delle presunte vittime nel 2022 prevale l’accompagnamento psicoterapeutico (10 casi) e in seconda battuta la fornitura di informazioni e aggiornamento sull’iter della pratica (9 casi). È stata data la possibilità di incontrare l’Ordinario o ancora un percorso di accompagnamento spirituale.

Altre opzioni sono la consulenza ai genitori, l’incontro con il vicario episcopale, il supporto nell’incontro con le autorità civili e il supporto al sacerdote dell’oratorio L’offerta dei servizi è stata definita sulla base dei bisogni espressi dalle presunte vittime, sentito il parere degli esperti dell’équipe a supporto dei servizi diocesani per la tutela dei minori.

Percorsi di accompagnamento anche per gli autori dei presunti abusi

Sono anche attivate azioni di accompagnamento agli autori dei presunti reati di abuso, a partire da percorsi di “accompagnamento psicoterapeutico” (6 casi).

Si conferma la strutturazione in ogni regione ecclesiastica di un Servizio regionale con un proprio coordinatore, di solito un sacerdote con competenze psicologiche, un Vescovo delegato e un’équipe di specialisti. Le attività del Servizio sono perlopiù formative. Il numero degli incontri proposti è quasi raddoppiato dal 2020 (anno di avvio del SRTM, in concomitanza con la pandemia da Covid19), passando da 36 incontri nel 2020 a 69 nel 2022. Particolarmente rilevante appare il numero dei partecipanti alle iniziative attivate, più che raddoppiato passando dai 914 partecipanti nel 2020 a 3276 nel 2022.

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