Avvenire di Calabria

Domani è la Giornata del Risparmio energetico: il tema si intreccia le comunità energetiche e la logica dei cittadini prosumer

Giornata del Risparmio energetico, l’impegno dei cittadini prosumer

L'attenzione alle politiche energetiche ha un riverbero immediato anche nella vita di tutti i giorni grazie a scelte tangibili

di Redazione Web

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Domani è la Giornata del Risparmio energetico: il tema si intreccia le comunità energetiche e la logica dei cittadini prosumer. L'attenzione alle politiche energetiche ha un riverbero immediato anche nella vita di tutti i giorni grazie a scelte tangibili.

Oltre la Giornata, la rivoluzione passa dai cittadini prosumer: l'obiettivo è il risparmio energetico

Il 18 febbraio è da diversi anni una data riconosciuta come la Giornata Internazionale del Risparmio Energetico. Nel corso del tempo in questa giornata si sono “spenti” parecchi monumenti e luoghi simbolo delle nostre città, responsabilizzando i cittadini su quanto sia importante ridurre gli sprechi.

L'altro ieri, il 16 febbraio, si è festeggiata la Giornata dei consumi sostenibili "M'illumino di meno". Si tratta di una ricorrenza "gemella" che mette al centro del dibattito pubblico, qualora fosse necessario, l'importanza di adottare nuovi stili di vita più ecologicamente connessi con la nostra Terra.


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Chi sono i cittadini prosumer?

Produttori e, al contempo, consumatori di energia elettrica. I cittadini prosumer sono una categoria a cui affezionarci in fretta. Ne è convinto Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata.

Per favorire lo sviluppo di questa coscienza collettiva, il Pnrr prevede uno stanziamento per la nascita delle comunità energetiche. Realtà sono cruciali per il futuro del paese. «Sono fondamentali perché promuoveranno un nuovo modo di produrre energia distribuito sul territorio e partecipato fondato sulle energie rinnovabili e dunque saranno molto importanti per la transizione ecologica» spiega Becchetti. Il docente aggiunge: «Queste realtà trasformeranno i cittadini in prosumer ovvero produttori e consumatori di energia».


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Nella rivoluzione dolce dei prosumer, però, c'è anche una connotazione geopolitica da non sottovalutare. «Prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia - spiega Becchetti - le motivazioni per la transizione ecologica erano quelle del clima e della salute. L’umanità si è data l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di anidride carbonica entro il 2050 e l’Unione Europea l’obiettivo intermedio di dimezzarle entro il 2035. Dobbiamo farlo per evitare che il fenomeno del riscaldamento globale produca catastrofi climatiche».

Il secondo motivo è quello della salute: «Le fonti fossili che producono più emissioni generano anche maggiore inquinamento dell’aria aumentando le polveri sottili che sono la seconda causa di morte nel mondo. Oggi siamo ancora più convinti della transizione perché abbiamo scoperto che dipendiamo dalle forniture di gas russo e che il combustibile delle fonti di energia fossili (petrolio e gas) lo importiamo ad un prezzo che non decidiamo noi».

Sottolinea Becchetti: «Con la crisi e la guerra il prezzo del gas è esploso. Sopra i 43 euro alimenta i profitti del governo russo e dunque finanzia i carri armati russi che invadono l’Ucraina. Passare alle rinnovabili anche attraverso la nascita di tante comunità energetiche nel nostro paese vuol di- re muovere verso una modalità di produzione di energia distribuita e diffusa che non concentra potere nelle mani di pochi che poi lo usano come stiamo vedendo».


PER APPROFONDIRE: Risparmio energetico e cittadini prosumer, la chiave di volta è la comunità


Sulle energie rinnovabili è intervenuta ai nostri taccuini anche Matilde Pietrafesa, ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria civile, dell’energia, dell’ambiente e dei materiali dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

«Chiaramente erano, sono e saranno l’unica strada praticabile. Cosa c’è di meglio che “sfruttare” l’energia della natura senza produrre emissioni di gas serra. Il problema è riuscire nel tentativo di soddisfare il fabbisogno a vari livelli: da quello locale a quello planetario», spiega l'accademica reggina.

Su questo punto Pietrafesa è diretta: «Il livello di penetrazione della transizione verde è purtroppo bassa. Pensiamo, ad esempio, al mondo dei trasporti: il settore delle navi o degli aerei. Nessuno parla di abolizione del fossile. Ed è inutile anche parlare di sanzioni se a bypassare le regole sono colossi mondiali con disponibilità economiche praticamente infinite».

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