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Giovani e lavoro, il Job Acts si sgonfia al sud

Redazione Web

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di Gianni Sergi * - Parlare di lavoro e, soprattutto, dei problemi legati ad esso è diventato, da parecchi anni, l’argomento principale di cui si occupano i vari ambiti della società civile: politico, economico, sindacale, culturale, ecclesiale. Certo, sono gli esperti del settore ad avere il quadro specifico e dettagliato ma i dati che emergono e che fotografano la (triste) realtà, soprattutto giovanile, sono sotto i nostri occhi e ci consentono un approccio abbastanza realistico ed obiettivo per un contributo di idee da persone normali .Le fredde statistiche ci informano che la Calabria, col 22,9%, si è confermata anche nel 2015 la regione col tasso di disoccupazione più alto d'Italia contro una media Ue del 9,4% e nazionale dell'11,9%; e sempre la Calabria col 65,1%, la Sardegna col 56,4% e la Sicilia col 55,9%, figurano tra i dieci territori Ue col tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) più elevato nel 2015. Un’occhiata al territorio che viviamo giornalmente, quello di Reggio Calabria e provincia,conferma quanto emerge dalle suddette indagini, dove è palese lo stato di disagio e di angoscia che attanaglia le fasce più colpite. La maggior parte dei giovani è costretta a “salire” al Nord quando va bene e chi rimane spesso “ciondola” stancamente per le nostre strade; i cinquanta/sessantenni che spesso perdono il lavoro perdono pure la speranza di reinserimento con i conseguenti disagi economici e malesseri psicologici. Uno studio della Caritas calabrese che analizza i dati dei Centri di ascolto delle varie diocesi conferma che la Calabria è il territorio più colpito dalla crisi, con un elevato numero di persone e nuclei familiari sulla soglia o già dentro lo stato di povertà. Padre Valerio Di Trapani, delegato regionale della Caritas, smentisce l’immaginario collettivo che descrive il povero come un vecchio solo e senza un tetto sulla testa. “ I Centri d’ascolto calabresi – testimonia padre Valerio - offrono un sostegno soprattutto a giovani che hanno perso il lavoro o sono precari e che hanno due o più figli. Qui i poveri – prosegue padre Valerio – hanno una casa ma non hanno l’acqua corrente o l’energia elettrica. Oppure non possono pagare fitto, spese e bollette”. In generale, chi ricorre alla Caritas non riesce a far fronte ai bisogni più elementari: il cibo, la salute, l’istruzione. E’ evidente che neppure il Jobs Act, varato lo scorso anno dal governo Renzi, è ancora riuscito, se non in minima parte e per motivi che qui sarebbe complicato analizzare, ridare linfa all’economia e speranza di risoluzione per chi si trova in stato di forte disagio. Anche il nostro AV di Calabria denunciava, domenica scorsa, i dati Istat secondo cui il 44% dei meridionali è sulla soglia della povertà. Non esiste una soluzione semplice, ma la politica, le istituzioni e il mondo economico devono fare veramente presto e con coscienza. Innumerevoli sono i preoccupati richiami che Papa Francesco ha sempre rivolto su questo tema, sottolineando come la mancanza di lavoro mina la dignità della persona umana e danneggia, a volte irreversibilmente, anche le famiglie e, di conseguenza, l’intera società. La rockstar Luciano Ligabue in “Non ho che te”, recente canzone dedicata ad un amico che ha perso il lavoro, fa dire al protagonista:- L’inferno è solamente una questione personale. A un certo punto arriva, punto e basta.- Ecco, è proprio questo il rischio da evitare, far ridurre il tutto ad una questione personale, in cui è facile perdersi e non avere più la forza per risollevarsi ed il sostegno di chi ci sta intorno, istituzioni in primis.

* Segretario diocesano Movimento Lavoratori Azione Cattolica

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