Avvenire di Calabria

Michele D'Agostino, seminarista e supporto della Pastorale giovanile di Reggio-Bova, rilegge l'evento con Papa Francesco

Gmg. Non rassegnarsi all’inverno, c’è ancora voglia di camminare

Redazione Web

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di Michele D'Agostino - È sempre una grande gioia vedere come i giovani continuano a rispondere senza esitare all’invito del Papa alla Gmg. Gioia che nasce dalla consapevolezza che i giovani sono come le rondini: annunciano la “primavera”. Un segno di speranza in un mondo che sempre più sembra rassegnarsi all’inverno esistenziale, intento solo a procurarsi le provviste necessarie per la propria sopravvivenza. Ancora una volta in questa 34esima Gmg, a Panama, i giovani hanno risposto mostrando la loro capacità di mettersi in cammino, di uscire dalle logiche che spesso sono gli adulti a cucirgli addosso. In 700mila erano presenti alla messa finale da più di 156 paesi del mondo, tutti giovani che hanno scelto di esserci, di prendersi un impegno con Cristo. Come i 2mila presenti alla Giornata regionale giovani che abbiamo celebrato in contemporanea a Rende e alla quale anche la nostra diocesi ha partecipato con una numerosa presenza e un forte entusiasmo. Presenza che allarga il cuore e ci dice come le cose buone i giovani ancora le desiderano, le sanno riconoscere. Essi non hanno bisogno di programmi, ma di fiducia. E proprio Maria, che della fiducia è madre, ha abitato questi raduni, il versetto guida è stato: «Eccomi, sono la serva del Signore». C’è bisogno della fede di una «piena di grazia». C’è bisogno di una persona che crede che Dio si prende cura della sua vita, così che quella persona possa definirsi amata. È quello che i giovani incontrano ogni volta che il papa li convoca: si sentono amati, tenuti in considerazione per quello che realmente sono e non per quello che possono produrre. La fede dei giovani Maria e Giuseppe riscalda e riaccende quella degli anziani Elisabetta e Zaccaria. È ciò che papa Francesco chiede alla fine della Gmg di Panama, di essere testimoni: «E questo, non fatelo con tante parole, ma come avete fatto qui, con gesti semplici, con gesti quotidiani, quelli che trasformano e fanno nuove tutte le cose, quei gesti capaci di creare un “chiasso” d’amore ». Solo l’incontrarsi dal vivo può permettere ai giovani di essere «l’oggi di Dio». I giovani infatti, ci dice il recente Sinodo, sono il «luogo teologico» nel quale Dio sceglie di rivelarsi e mostrare la bellezza del Suo Amore. Francesco ha chiesto di imparare da Maria, di imparare ad amare e servire, servi dell’Impossibile. Maria si rende serva dell’impossibile per renderlo possibile, perché Dio possa prendere casa fra gli uomini, camminare e parlare con loro, sostenerli e guarirli, difenderli. Questo l’augurio per i giovani della nostra Chiesa reggina, che possano testimoniare nella quotidianità che l’impossibile, in Dio, si rende possibile solo se ogni cuore si apre all’incontro con l’altro e si guarda, insieme e con fiducia, al domani che ha già i nostri occhi.

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