Avvenire di Calabria

Dalla Laudato si' alla crisi energetica, intervista al presidente dell'associazione ecologista di ispirazione cristiana

Greenaccord, Cauteruccio propone: «È l’ora della svolta “green” del Catechismo»

«Affrontare le tematiche ambientali nelle nostre comunità, aiuta ad avvicinarsi al Creatore e rispettare il Creato e il prossimo»

di Francesco Chindemi

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Dalla «Laudato si’», all’educazione alla cura del pianeta, il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio propone una svolta educativa che abbia, come presupposto, le tematiche ambientali.

Coinvolgere maggiormente i giovani, già sensibili ai temi ambientali, attraverso una nuova pastorale che prefiguri anche una sorta di catechismo “green”. Alfonso Cauteruccio, presidente nazionale di Greenaccord, associazione “verde” di ispirazione cattolica, indica la via da seguire per rispettare l’obiettivo a cui ciascuno abitante del pianeta è chiamato dalla “conversione” o (secondo un’accezione più laica) “transizione” ecologica, «nei fatti - afferma - già in atto». Cita spesso la “Laudato Si’” di papa Francesco che, non solo a suo giudizio, «ma anche per gli scienziati laici, non cattolici, ha rappresentato un’autentica rivoluzione» (guarda qui il video dello speciale).

Qual è il fine dell'associazione Greenaccord?

Greenaccord è un’associazione di ispirazione cristiana, nata proprio per stimolare l’impegno di tutti gli uomini e le donne di qualsiasi credo e confessione religiosa, sul tema della salvaguardia della natura.


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La nostra esperienza è nata oltre vent’anni fa, all’indomani del grande Giubileo del 2000. Abbiamo raccolto l’eredità di San Giovanni Paolo II, secondo il quale i cristiani non possono rimanere indifferenti di fronte al profilarsi di un dissesto ecologico. Possiamo dire di aver visto giusto.

In che senso?

Tra le prime iniziative della nostra associazione, ricordo il forum rivolto alla stampa cattolica, nel 2008, a Pistoia. Il titolo era “Il grido dei poveri e la cura del creato”. Così come, qualche anno prima, nel 2005 abbiamo affrontato il tema delle rinnovabili come scelta etica. Già allora abbiamo unito temi cari a papa Francesco, trattati nella “Laudato si’”, a esigenze concrete che avvertivamo e, devo dire, siamo stati lungimiranti. Le ha citato la “Laudato si’”.

Oggi potremmo parlare di svolta “green” della Chiesa?

Molti scienziati laici, non cattolici, hanno detto espressamente che nel 2015 si sono registrati due fatti importanti per la causa ecologica: la pubblicazione della “Laudato si’” e la Cop sul clima, con il conseguente accordo di Parigi.

Sono orgoglioso, da cristiano, ricordare quanto mi chiese un famoso scienziato non cattolico: ringraziare il Pontefice perché con la sua enciclica ha restituito dignità agli scienziati e ai loro studi sui cambiamenti climatici, in quel periodo sottovalutati. Grazie alla “Laudato si’” la Chiesa ha recuperato tantissimo spazio nel rapporto con la scienza, dando vita ad un rinnovato confronto su un obiettivo comune: la tutela del nostro pianeta.

Quanto i conflitti che si registrano in varie aree del mondo condizionano i processi in atto?

Parlando del binomio guerra ed ecologia, ci sono due aspetti da considerare. Innanzitutto, i danni che i conflitti recano all’ambiente. I filmati che arrivano dall’Ucraina del resto parlano da soli: macerie sopra città e territori fino a poco tempo fa autentiche bomboniere. Per non parlare delle emissioni nocive causate dalle armi impiegate. L’altro aspetto, più triste, è legato alle tante guerre dimenticate in giro per il mondo, spesso dettate da motivi bioeconomici. Serve riconsiderare, sul piano etico, una nuova ridistribuzione delle risorse.

Come abitanti del pianeta, ma anche come stati sovrani cosa si può fare?

In Italia, ad esempio, abbiamo fatto un importante passo in avanti sulla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, da poco inserita tra i principi fondamentali della nostra Costituzione. Il risultato quasi bulgaro, espresso dal recente voto delle Camere, è prova di maturità della nostra classe politica. Rispetto al passato, oggi tutti i partiti, sia di destra che di sinistra, sono più sensibili ai temi della cura della Casa comune, proposti nell’enciclica verde di papa Francesco e da noi fortemente sostenuti. Si è sempre parlato dell’impegno dei cristiani in politica.

Pensa siano maturi i tempi per la nascita di un movimento politico che si occupi di ambiente?

Greenaccord l’anno scorso ha promosso una due giorni proprio su questo tema, confrontandosi insieme ad alcuni esperti per valutare se la “Laudato si’” possa diventare una sorta di “manifesto” di un futuro movimento o, addirittura, partito politico che si faccia carico di rappresentare queste istanze. Sarebbe un risultato enorme, considerato che, negli altri Stati europei, la rappresentanza ecologista ha un certo peso sulle scelte politiche. I temi ambientali sono molto sentiti tra i giovani.

Cosa consiglierebbe ai parroci per una pastorale sull’ambiente?

In alcune comunità parrocchiali sono stati avviati degli itinerari catechistici impostati sulla “Laudato si’”. Porto ad esempio l’esperienza nata nella mia parrocchia romana dove è stato costituito un gruppo ribattezzato “Piccoli custodi del creato”. Il progetto è stato utilizzato per la preparazione dei ragazzi alle cresime secondo un itinerario che, partendo dalla bellezza del creato, ci fa riscoprire la grandiosità del Creatore. I giovani si sono detti entusiasti di questa esperienza che ha coinvolto anche le loro famiglie. Una piccola testimonianza che può essere da stimolo per avviare, altrove, simili iniziative.

Cosa servirebbe ulteriormente?

Mancano dei percorsi catechistici veri e propri, a mio avviso non sarebbe sbagliato pensare a un vero e proprio catechismo del Creato. Dovremmo arrivare proprio a questo, come del resto ci indica lo stesso papa Francesco nella sua enciclica.


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L’educazione all’ambiente, al rispetto del creato dovrebbe essere attuata in tutti i luoghi in cui si educano i giovani, siano essi le parrocchie, i seminari, le scuole cattoliche e altre agenzie formative. È necessario un impegno concreto, non solo perché è bello stare all’aperto o in mezzo ai boschi, ma perché, proprio attraverso la natura, si può comprendere la grandezza di Dio e cosa significhi rispettare davvero la nostra “casa comune” e il prossimo.

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